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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 27.1924

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Fasc. 4
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Lavagnino, Emilio: Andrea Bregno e la sua bottega
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https://doi.org/10.11588/diglit.17344#0278

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252

EMILIO LAVAGNINO

tomba del cirdinaì De Cusa (morto nei 1465)
in S. Pietro in Vincoli (pag. 1)45, fig. 637), opera
scadente di un lombardo imitatore di Giovanni da
Traù. Infatti il ciborio scolpito dal Bregno per la
Chiesa di S. Gregorio al Celio e che reca la data
del 1469 (di poco anteriore o posteriore alla tomba
del Cardinal De Cusa) ci dimostra che a quel

circondata da angeli. Ai lati di questa scena, entro
nicchie, vi sono due statuette di Santi; sopra, due
tondi con I'« Annunciazione » e, [sopra ancora, nel-
l'attico, un bassorilievo con una processione che
si avvia verso Castel Sant'Angelo: in basso, altre
due nicchie con statuine di Santi.

In quest'opera Andrea non lavorò da solo; a

Fig. 3. — Roma, S. Maria in Aracoeli.
Andrea Bregno: San Micliele Arcangelo.
(Particolare del sepolcro D'Albert.

tempo Andrea non aveva subito che fino ad un
certo punto l'influenza del Dalmata roccioso. Qui
il marmo è lavorato in prevalenza con quella ni-
tida delicatezza he è la più bella caratteristica
del Lombardo, solo a volte egli è attratto dal fare
del Dalmata ed evidentemente cerca un compro-
messo tra la sua maniera e quella di Giovanni che
con lui divideva le commissioni del Vaticano e
dei prelati romani.

Il ciborio di S. Gregorio (pag. 968. fig. (153) è
oggi un'opera frammentaria, mancando della parte
bassa e del coronamento; esso consta di un bas-
sorilievo centrale in cui è raffigurata, sotto un
portico in prospettiva, la Madonna assisa in trono

lui appartengono il bassorilievo centrale con la
Vergine circondata dagli angeli, le due statuette
che fiancheggiano il rilievo e probabilmente il
bassorilievo dell'attico. Un misero seguace di Mino
da Fiesole scolpì le due statuette in basso e la Ver-
gine annunciata; un seguace di Giovanni da Traù,
l'angelo annunciante con la gran veste a sbuffi.

È questa la prima volta che accanto ad Andrea
lavoravano dei collaboratori, cui riconosciamo
nella meccanicità povera e stentata, mentre vive e
palpitanti sono le statuette di Andrea. Quelle
del gruppo centrale sembrano avere avuto la mor-
bidezza della cera sotto le mani che le toccarono
tanto sono leggere e sfumate; quelle delle nicchie
 
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