Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 27.1924

DOI Heft:
Fasc. 4
DOI Artikel:
Lavagnino, Emilio: Andrea Bregno e la sua bottega
DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.17344#0280

DWork-Logo
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
254

EMILIO LAVAGNINO

S. Pietro e del S. Paolo fino alla perfezione degli
angioli del timpano.

Tuttavia, di fronte alla tomba del Cardinal De
Coca ed a quella del D'Albert, questo altare mo-
numentale, che acquista uno sviluppo architet-
tonico nuovo, sembra mancare di quella unità e
di quella forma serrata che rendono le due tombe
modelli insuperati. \ i si sente, per quanto in minor
ragione essendo l'opera di proporzioni molto più
piccole, quella incompatibilità tra architettura
e scultura che nello stesso anno 1473 appariva a
Venezia nella tomba dei Frari a Nicolò Tron, tomba
che è un vero casellario per statue.

Nella cripta della chiesa dei SS. Apostoli si
conserva un'altra opera di Andrea Pregno: il mo-
numento funebre eretto in onore di Raffaele
Riario morto nel 1477 (pag. 951, fig. 641).

L'opera compiuta personalmente dall'artista
è oggi frammentaria, ma possiamo dire che co-
stituisca un nuovo tipo di monumento del lom-
bardo. In una breve e bassa camera funebre il
corpo del defunto è disteso sur una lettiga alle
cui estremità si appoggiano due genietti pian-
genti. La camera funebre era fiancheggiata da
due lesene su cui girava un arco a tutto sesto.
La lunetta formata da quest'arco e dal soffitto
della piccola camera funebre, tutto lavorato a
cassettoni, doveva probabilmente racchiudere un
affresco.

Ho affermato che quest'opera è stata portata
a compimento dal maestro stesso. Infatti basta
indugiarsi ad ammirare la bella figura del de-
funto che incrocia le mani con leggerezza sul
petto, le pieghe delle stoffe in cui si risente l'imi-
tazione da Giovanni da Traù, le angosciate fi-
gure dei genietti alati e le testine di meduse pian-
genti nelle borchie della lettiga, per convincersi
che solo Andrea poteva infondere nel marmo tanta
intensità di emozione pur lavorandolo con sapienza
minuziosa di orafo.

Nel monumento funebre di Cristoforo della Rovere
(pag. 651, fig. 440) in S. Maria del Popolo, Andrea la-
vorò in collaborazione con Mino da Fiesole, fornendo
un nuovo prototipo agli scultori romani della fine
quattrocento. Lo schema originario del monumento
D'Albert viene ancora modificato. Invece della
camera funebre con il soffitto piatto fiancheggiato
dalle nicchie con le statue e con la parete di fondo
ornata dal finto portico a cui si affacciano le
figure degli apostoli, qui abbiamo una costruzione
che culmina con una volta a semicerchio soste-
nuta da due lesene ornate di grotteschi. Sfondo
alla camera funebre è la bianca parete di marmo
leggermente sagomata. Al Pregno dobbiamo la
bella statua del cardinale serenamente e morbi-
damente distesa sul sarcofago, a Mino da Fiesole

la delicata madonnina, il cui tipo rimase anche
esso caratteristico della scuola romana nelle nu-
merose tombe che poi furono erette a somiglianza
di questa.

Prossima come tempo e come fattura a questa
figura di Cristoforo della Rovere è una madon-
nina dell'ospedale di S. Spirito firmata da Andrea
e stilisticamente vicina al fare di Andrea del
Verrocchio.

Un'altra opera commissionata e pagata al
Milanese fu l'altare Piccolomini nel duomo di
Siena. Si conoscono i documenti relativi a que-
st'altare e se ne sa il prezzo pattuito; il nome
stesso del lombardo è scritto al vertice. Tuttavia
non riusciamo a riconoscere in alcuna parte del-
l'opera la mano del maestro. F certo ad ogni
modo che la costruzione, la quale appare mac-
chinosa e stentata fu ultimata dalla bottega del
Pregno dopo l'anno 1503 cioè dopo il pontificato di
Pio III, non già, come si crede, nel 1485; infatti
il nome e lo stemma di quel pontefice sono scol-
piti alla sommità dell'opera. Ma di quest'opera
parleremo particolareggiatamente in seguito,
quando tratteremo dei principali collaboratori
di Andrea Pregno.

Ugualmente commissionato al Pregno fu l'al-
tare eretto nel 1490 dai viterbesi in onore
della Madonna detta della Quercia nella chiesa
della Vergine presso Viterbo.

Anche questo è un tabernacolo macchinoso,
massiccio, con una grande apertura centrale de-
stinata a racchiudere la sacra immagine.

Lo schema compositivo è simile a quello dell'al-
tare di S. Maria del Popolo, ma qui tutto è mag-
giormente gonfiato e appesantito; l'antica grazia
del maestro, che si rifletteva anche nelle sue ar-
chitetture, è ormai scomparsa, sepolta dalla ri-
cerca di una grandiosità non raggiunta.

In questo altare, che è l'ultima sua opera si-
cura, il Pregno benché vecchio, forse più che set-
tantenne, volle prendere parte anch'egli al lavoro;
e scolpì un angelo, quello di destra in piedi ac-
canto alla nicchia che racchiude la immagine
miracolosa.

Quest'angelo, che si presenta alla Vergine
incrociando le braccia in segno di orazione, è una
figuretta semplice e snella, piena di una grazia
serena e pura. Il Lombardo, che scolpiva per l'ul-
tima volta insieme agli operai della sua bottega,
seppe ancora mantenersi al di sopra di tutti,
degno della sua gloria.

* * *

Ho elencate e descritte le opere che debbono
ascriversi alla mano di Andrea Pregno affinchè
esse non vengano confuse con quelle numerosis-
 
Annotationen