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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 27.1924

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Fasc. 4
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Lavagnino, Emilio: Andrea Bregno e la sua bottega
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https://doi.org/10.11588/diglit.17344#0281

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ANDREA BREGNO E LA SUA BOTTEGA

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sime della sua bottega che costituiscono la parte
maggiore delle sculture e decorazioni marmoree
dell'ultimo trentennio del quattrocento romano.

Parleremo ora di queste ultime, cercando di
raggrupparle intorno alle figure di artisti, gene-
ralmente anonimi, che alcune volte, non senza
gloria, collaborarono con il maestro.

Da pochissimo tempo era stata eretta la tomba
del cardinal D'Albert in S. Maria in Aracoeli,
quando da due artisti diversi per scuola d'ori-
gine e per temperamento venne eretta quella al car-
dinal Tebaldi nella chiesa di S. Maria sopra Minerva.

Lo schema fondamentale della tomba è imitato
da quello del Bregno, ma l'interpretazione del-
l'opera è diversissima. Il monumento non poggia
a terra, ma elevato dal suolo è incastrato nella
parete. Un basamento liscio con un cartiglio sro-
tolato da due angeli seduti sorregge il sarcofago
e i due corpi laterali della costruzione terminano
in un architrave. La camera funebre è priva di
qualsiasi ornamento come anche il sarcofago e i
due pilastri laterali in cui si aprono due nicchie
con statuine di santi. Nel coronamento del piccolo
edificio un busto del Redentore benedicente.

Uno scultore mediocre che si ricollega agli
scultori del primo quattrocento romano e che, in
qualche modo, svolge la sua attività in senso
parallelo a quella di Paolo Romano, ha lavorato
i due angeli portacartiglio, il sarcofago sempli-
cissimo, direi neoclassico (a cui è simile quello
fatto più tardi dallo stesso Paolo per la tomba
di Pio II) e la figura del defunto rivestita dei pa-
ramenti vescovili con le pieghe a V, ricordo ca-
ratteristico nella scuola romana di Arnolfo di
Cambio. Questo artista indigeno probabilmente
fornì il disegno stesso dell'opera che ci appare
come una insignificante amplificazione del monu-
mento dell'Aracoeli. Un altro scultore più aggraziato
e fine scolpì le figurette delle nicchie, lunghe a
e scheggiose, più prossime al fare di Andrea
Pregno

Nella stessa Chiesa della Minerva un'altra tomba
si riallaccia, per l'epoca e per la fattura, ai primi
anni dell'attività del Bregno a Roma. È la tomba
eretta in onore del Cardinal Capranica « sedente
Paulo II » ad imitazione di quella del Cardinal
De Coca. Ma anche quest'opera non fa che darci
la misura di quanto gli imitatori rimanessero lon-
tani dai prototipi del Maestro quando egli non
presiedeva la costruzione.

Poco prima del 1470 Andrea Bregno dava il
disegno per il sepolcro da erigersi a Pio II nella
basilica di S. Pietro in Vaticano. L'opera, gran-
diosa per mole, è una derivazione ampliata della
tomba d'Albert. Il coronamento della tomba era
simile a quello che più tardi adoperò per la tomba

di Pietro Riario e per quella dei genitori ili Sisto IV
a Savona.

L'opera situata in origine nella cappella di
S. Andrea. Apostolo, oggi nella chiesa di S. Andrea
della Valle, non fu lavorata da! Bregno. Il Vasari
ci dice che gli autori ne furono Nicolò della Guardia,
Pier Paolo da Todi, Pasquino da Montepulciano
ed il Ciuffagni.

A Paolo Romano fu commissionata la statua
del pontefice. Nel 1470 però Paolo Romano fa-
cendo testamento dichiarava che voleva si resti-
tuisse al pontefice Paolo li la statua di Pio II
ancora incompiuta.

Nell'anno 1475 circa fu ultimata la tomba Non
abbiamo alcun elemento positivo per credere o
smentire ciò che dice il Vasari.

Diversi furono, ad ogni modo, gli artefici che vi
lavorarono; chi fece le sei statue delle nicchie dei
pilastri laterali e la Vergine in trono (pag. 963,
fig. 659) sicuramente era un toscano affinato alla
scuola di Mino da Fiesole per quanto non derivi
direttamente da lui. Un altro scultore lavorò il
bassorilievo raffigurante la traslazione del capo di
S. Andrea in S. Pietro in Vaticano (pag. 9S4, fot. 651).
In questo bassorilievo si nota una maniera più
prossima al Bregno. 11 bassorilievo dei Santi Pietro
e Paolo che presentano aHa Vergine Pio 11 e il Car-
dinale Piccolomini (pag. 964, fig. 651) è di un se-
guace di Paolo Romano che come schema compo
sitivo della scena ripete quello adoperato da Gio-
vanni Dalmata nella lunetta della porta per il
tempietto di Vicovaro.

tnquesto monumento, che in origine aveva l'alto
basamento poggiato a terra, è altresì caratteristico
il fatto che il sarcofago lavorato da Paolo Romano
sia similissimo a quello della tomba Tebaldi che
abbiamo osservato or ora.

Lo scultore lombardo del bassorilievo raffigu-
rante la traslazione del capo di S. Andrea e quello
delle statue toscaneggianti li possiamo ancora ri-
conoscere nei frammenti del tabernacolo di S. An-
drea (oggi nelle grotte vaticane), che al tempo
di Pio II era stato eretto in San Pietro dalla bot-
tega del Bregno.

Della, stessa corrente era in quello stesso tempo
lo scultore che nel chiostro di S. Maria sopra Mi-
nerva scolpì la tomba del Cardinale Astorgio
Agncsi, con i due massicci corpi laterali costituiti
da nicchie sovrapposte che racchiudono statuette
imitate grossolanamente da quelle del monumento
a Pio IL Anche in questa tomba il sarcofago è imi-
tato da quello scolpito da Paolo Romano.

Tra il 1467 ed il 1475 veniva costruita dalla
bottega di Andrea la tomba di Giovanni Mella
(oggi nel chiostro di S. Maria in Monserrato)cheè una
libera imitazione di quella D'Albert dell'Aracoeli
 
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