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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 27.1924

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Fasc. 4
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Lavagnino, Emilio: Andrea Bregno e la sua bottega
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https://doi.org/10.11588/diglit.17344#0288

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EMILIO LAVAGNINO

dice che il Montecavallo fu l'esecutore del palazzo,
non l'architetto; e ciò probabilmente non è nemmeno
errato, chè il disegno dell'edifìcio risale forse ad un
architetto influenzato da Francesco di Giorgio
Martini, per quanto trasformato ed assimilato dal-
l'esecutore del lavoro.

* * *

Da lunghi anni una controversia, che non s'è
mai riuscito a placare, ha agitato il campo degli
studiosi di cose romane. Chi ha costruito la fac-
ciata di S. Maria del Popolo? Se si accetta la tra-
dizione, vasariana, essa dovrebbe ritenersi opera
di Baccio Pontelli; se si identifica il costruttore
della facciata romana con quello del duomo tori-
nese, essa sarebbe opera di Meo del Caprino.

Evidentemente è opportuno scartare ambedue
le ipotesi. Basta conoscere le opere che sono vera-
mente di Baccio per escludere che la eleganza raf-
finata, il ritmo perfetto che dominano in questa
facciata possano essere dell'arte sua. D'altra parte,
l'attribuzione a Meo del Caprino, autore della
disorganica facciata torinese, non può ugualmente
essere accettata: quella è una copia mal riuscita
di uno scalpellino, e non l'opera genuina di un
artista.

Osservando però l'opera nei particolari e poi
riesaminandola nell'insieme, possiamo giungere
ad una conclusione inaspettata: la facciata di
Santa Maria del Popolo (pag. 924, fig. yc 8) fu ese-
guita da Andrea Bregno. L'ipotesi fu già affac-
ciata da Adolfo Venturi nel suo volume sulla
scultura del quattrocento, ma rimase allo stato
di ipotesi.

Noi abbiamo già notato che non solo l'interno
di tutta la Chiesa fu rivestito dall'opera della bot-
tega di Andrea Bregno, ma che anche le porte
della facciata (pag. 975, fig. 700) vennero eseguite
da un suo adepto che aveva eretto la tomba
Mella in S. Maria in Monserrato. I capitelli delle
lesene e delle paraste imitati, come quelli della
tomba di Pietro Riario, da un modello classico
e la chiara nitidezza delle belle superfici; la mi-
sura armonica con cui sono disposte le tabelle ai
lati della porta maggiore indubbiamente ci por-
tano a concludere che questa facciata, benché
non sia sicuramente di un architetto geniale,
è (li un raffinato ed accuratissimo esecutore che
riproduce con eleganza cristallina antichi e tra-
dizionali modelli.

Altre due facciate di chiese romane si ricolle-
gano strettamente a questa del Popolo, per (pianto

siano meno vicine, come esecuzione, al fare proprio
della bottega del Milanese; intendodirequelladelle
chiese di S. Giacomo degli Spaglinoli a piazza
Navona, oggi rovinata dai restauri, e l'altra di
S. Pietro in Molitorio (pag. 915, fig. ;oo)

Ha invece caratteri più vicini ai fare di Lombar-
dia, particolarmente per la decorazione ad arca-
telle in cotto, !a facciata della chiesetta di S. Co-
simato (pag. 922, fig. 706), che come schema fon-
damentale ci riporta all'altare che nel 1473 veniva
eretto da Andrea in S. Maria del Popolo; è, ad
ogni modo, da notare che nella caratteristica in-
corniciatura della porta d'ingresso di questa chiesa
si rivedono le forme proprie alla bottega di Andrea
Bregno.

Probabilmente fu ancora il Lombardo a presie-
dere la decorazione marmorea delle stanze Borgia,
ricche della produzione dei suoi seguaci e forse
il documento, già citato, del 1499 potrebbe rife-
rirsi a quei lavori.

Descritta così la attività di Andrea Bregno
a Roma e rivendicata a lui la costruzione di uno
dei più caratteristici edifici del Rinascimento, si
;ende evidentissima la sua importanza nel campo
artistico del '400. Egli fu indubbiamente artista
secondario e non sempre geniale, ma uomo in-
dustre ed intelligente che riuscì ad imprimere
alcune sue caratteristiche non solo a tutta la
scultura romana della fine del xv secolo, ma
anche a gran parte delle poche e mediocri opere
architettoniche che verso la fine del secolo xv enei
primi anni del '500 vennero erette in Roma. In
tendo accennare a molti palazzetti, come quello
Giraud a Piazza Scossa Cavalli, '.'altro in via del
Governo Vecchio eretto « anno seculare M.D. »,-
l'antico albergo del Sole, la casa in via dell'Anima
n. 66, l'altra a via dei Coronari n. 148 e tante e
tante altre che nelle finestre ripetono, variandolo
minimamente, il tipo della finestra delle Cancel-
leria ed hanno una loro fisonomia caratteristica
e simpatica non priva di eleganza

Dopo aver parlato dello scultore e dell'archi-
tetto sarebbe necessario riconoscere l'attività di
Andrea Bregno anche nel campo del cesello.
Xella iscrizione incisa sulla sua tomba è detto
infatti che Andrea « primus celandi artem aboli-
tam ad exemplar maior in usura exercitacionemq
revocavit ». Ma a noi manca qualsiasi punto di
partenza per una tale ricerca.

Emilio Lavagnino.
 
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