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BULLETTINO ARCHEOLOGICO NAPOLETANO.

N.°XXII (5 deiranno II) — i Febbraro i844-

Gli articoli, che non hanno alcuna sottoscrizione, sono dell editore cav. Francesco M. Avellino.

Monete di Fenusia fuse e coniate — Giunta alle osservazioni sul vaso delle Pandionidi—Bibliografia.

Annali dell' istituto del 1842 (continuazione).

Di alcune antiche monete dì Ventraia tanto fuse
(aes grave) che coniate.

Venusia , le cui origini , come quelle di altre ci Ita
vicine , riferivansi a Diomede (Scrv. ad Aeneid. lib.
XI v. 2^6), situala tra'confini della Lucania e del-
l'Apnlia (Ilorat. lib. II sat. 1 v. 34), fa certa-
mente città sannitica ( Ilorat. /. c. v. 36 , Strab.
gcogr. lib. "VI p. 200 , 254 , 283 ). I Romani se
ne impossessarono con grande strage nell'anno 4^2
di Roma ( Dion. balie, exc. de virlut. et . vitiis p.
2335 Reisk.), e considerandola come un importante
posto militare per tenere a freno le popolazioni lu-
cane ed apule , mandarono ventimila coloni ad occu-
parla (Ilorat. Dionys. //. ce. Vellej. histor. lib. I
cap. i4 ). Di fatti Venusia rimase fedele a Roma du-
rante la guerra annibalica (Liv. lib. XXII cap. 5^),
ed espulso Annibale d'Italia , nell'anno 002 ricevette
un aumento di coloni per restaurarne le forze ( Liv.
lib. XXXI cap.49). Ciò non ostante, nel tempo della
guerra marsica Venusia fu (ralle città collogate conlra
i Romani , fu assediata e presa da Metello , ebe vi
fece circa 3ooo prigionieri (rVppian. cicil. lib. I c. 3g,
Diodor. lib. XXXVII ccl. I p. 538 ). '

Una città cotanto importante, detta tfoXvùvdfCCTos
ed tfcioXòyos nelle già citate autorità di greci scrit-
tori , e che ebbe anche un magistrato col titolo di
curator pecuniae publicae ( Lupoli iter venus. p.
317), lungo tempo si rimase inonorata affatto ne'ca-
taloghi numismatici, essendo le sue certe monete state
malamente attribuite a Velia a causa delle lettere VE
in monogramma, che ne formano 1' epigrafe. Al Se-
stiui è dovuto il merito di avere il primo ravvisata in

Venosa la vera patria di queste medaglie, e benché
anno 11.

il Carelli non lo abbia seguito, ciò non può oggi più
formar dubbi© per alcuno.

Ma se fino a' nostri dì crasi riconosciuta una im-
portante e non iscarsa serie di medaglie venosine di
buon conio con tipi diversi , rimasto era perfetta-
mente ignoto che Venosa ebbe pure una zecca primitiva
e più antica di medaglie di getto, della forma di quelle
che sogliono denominarsi di aes grave '), e che cre-
dute sulle prime proprie sole della Etruria, del Lazio,
della Umbria , oggi si son riconosciute appartenersi
anche in parte a molte città transapennine dell' Italia,
e precisamente ad llalrìa del Piceno, ad Arimino del-
l' Umbria , ed anche a Luccria della Daunia. Le di-
mostrazioni di questa zecca venosina, fino allora ignota,
fin dall'anno 1839 mi furono porte con gentilezza dal
p. D. Gabriele Baselice del SS. Redentore, nelle cui
mani ebbi la ventura di vedere originalmente alcuni
esemplari di essa , e di altri i disegni. Non mancai
darne subilo conto all' accademia ercolanese con una
memoria lolla nel j84-0 , della quale si è già pubbli-
cato un estratto nel ragguaglio de lavori accade-
mici di queir anno , e che verrà pubblicala per in-
tero, quando che sia , ne' suoi atti. Parendomi in-
tanto che non si possa senza danno della scienza te-
ner più ignote lo monete venosine di aes grave ,
ho creduto pubblicarne in questo bullettino la descri-
zione ed i disegni. Le ho quindi fatte incidere nella
tavola II di questo anno II e le accompagno colla
presente breve dilucidazione.

Le più antiche monete fuse di Venosa, che compongono

1) Questa denominazione per altro è impropria , poiché po-
trebbe solo convenire a quelle monete , il cui valor nominale cor-
rispondesse al peso effettivo della libbra , dette anche perciò aes
eontrarium. Veggasi il Boeck metrolog, unlersuch.pag.83S seg.

o
 
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