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reb.
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■ MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI 9
choe, la bevve, prima dì Protea, il quale dal Re provocato a bere, con applaufo imiverfale tracannò V am-
pia tazza, encomiando però fommamente il gran Macedone. Dopo un breve intervallo di tempo Protea chic Ce
r iflelfa tazza, e di nuovo la tracannò, e prefentolla ad Aleffandro, il quale francamente la bevve, ma
non potendo refiftere a un tal difordine, fi gettò fopra un guanciale, e cadutagli dalle mani la tazza, prefo
danna violente malattia fine morì (19). Non era ficuramente negli antichi tempi d'Ercole, e nei
pofteriori attribuito a difonore l'effer gran bevitore, imperocché Omero fa pompa de'fuoi Eroi
dediti al vino, e particolarmente di Neftore reputato da tutti prudentiffimo: Onde non è da ma-
ravigliarli fé quello divin Poeta era attaccato da quella malattia di bibacitì, come ce l'infegna
Orazio lib. 1. ep. 19. v. 6.
Landibus arguitur vini vinofus Homerus,
Ennius ipfe pater ec.
Reca bensì maraviglia che gli Antichi fé ne faceifero una gloria, mentre Ateneo al lib. 1 o. p. 43 4.
dice che nel fepolcro di Dario Rè di Perfia leggeva!! l'apprettò epigrafe: che aveva potuto bere molto
vino e fenza incomodo . L'illeiTo Autore nel luogo cit. p. 437. narra, al fepolcro di Calano Indo filofofo
aver fatto Aleffandro celebrare giochi gimnici, e muficali, ed aver comandato, che fa fero le fine lodi con
una orazion funerale celebrate. Propofe inoltre agi' Indi bibaci una disfida a chi pia di loro bevejfe. Il
premio del primo vincitore era un talento, del fecondo trenta mine, del terzo dieci, ma trentacinque dì
quelli, i quali più avidamente bevvero, fubito dal freddo caddero morti. Sei dopo un breve intervallo
di tempo perirono nelle tende. La vittoria confeguilla un certo Promaco, che tracannò quattro eoe cioè 40.
libbre (2 o) di puro vino. Chi mai crederebbe, che Senocrate Calcedonio diicepolo di Platone per la
fua continenza famofo, fi rendene illuftre per la fua bibacità : Nelle fejte di Dionifio Tiranno di Si-
racufa fu propofto il premio d'una corona d'oro a chi più bevejfe: Senocrate fu vincitore; come afferma
Ebano var. ifi. I. 2. e. 41. (dove riferifeei nomi di molti bevitori) . Non dee panarli fotto filenzio
l'infania "-rande dell' acerrimo nemico de' Romani Mitridate Rè di Ponto che per 40. anni fece loro
Ja guerra. Quefti (come narra Plutarco nel lib. 1. delle queftioni convivali quefl. 6.) Nei combatti-
menti che iftituì, propofe un premio per chi più mangiale, e bevejfe, ed egli fiejfo nelT uno, e nelT altro
re fio vincitore, avendo fuperato in ciò tutti gli uomini dì quei tempi, onde riportonne il cognome dì
Bacco (21). Il figlio di Cicerone era folito di bere due congj di vino, e quella gloria volle to-
gliere a Marc' Antonio uccifore del padre fuo : Imperocché quefti avanti Cicerone avidiffimamente
aveva confeguito la palma di gran bevitore, avendo dato ancora alla luce un Volume fulla fua
ebrietà (22).
Non folamente l'Moria ci fomminiftra dei gran bevitori, ma ancora delle grandi bevitrici,
tra le quali fi refe illuftre quella nominata da Ateneo (23) che a digiuno beveva tre congj di vino.
Famofa ancora fu Clio, della quale così s'efprime Ebano (24): Clio non filarne ut e, come dicono, ardì
dì contendere colle femmine, ma ancora cogli uomini bevitori, e fu valorofijfima nel bere, eftiperò tutti, e
e giudizio mìo confeguì una vergognofijjima vittoria (2 5).
Tom. I. B TI-
(10) La maggior parte de'Letterati convengono la Cboti
efiere l'iftefla mifura che il Cangio che comprende dodici
cotile , ciafeuna delle quali pefava dieci oncie , onde quella
tazza conteneva venti libbre di vino .
(20) Di Calano e Promaco vedi Eliano Var. Hift. lib. 2.
e. 41. Vedi Diogene Laerzio 1. 4. nella vita di Senocrate.
(ìi) Quello che maggiormente ancora dee iorprendere ,
fi è che gì' Illorici non hanno trafeurato di nominare e
commendare ai pofteri gli Uomini dediti al bere , ed all'
ubriachezza, come fi può vedere in Eliano lib. 2. cap. 41.
& Hb. 12. e. 2<J,, il quale principalmente fa menzione di
Senagora di Rodi che per foprannome fu chiamato Anfora ,
Eraclide Pugile , Protea figlio di Lanica educato con Alef-
fandro ; ed Aleffandro medefimo . Molte altre perfone di
fimìl tempra fi nominano da Plutarco Sympof. lib. 1. g 6.
(22) Plin. Hift. lib. 14. e. 22. degno d'effer letto, de
vitanda ebrietate.
(23) Athen. lib. 11. p. 486".
(24) Ael. lib. 2. e. 41.
(2;) Di quefti gran bevitori di vino vedi il detto-Ateneo
lib. io. p. 434. e feq. e lib. fi. ed Eliano voi. 1. lib. 2. 0.41.
e voi. 2. lib. 12. e. z6.
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■ MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI 9
choe, la bevve, prima dì Protea, il quale dal Re provocato a bere, con applaufo imiverfale tracannò V am-
pia tazza, encomiando però fommamente il gran Macedone. Dopo un breve intervallo di tempo Protea chic Ce
r iflelfa tazza, e di nuovo la tracannò, e prefentolla ad Aleffandro, il quale francamente la bevve, ma
non potendo refiftere a un tal difordine, fi gettò fopra un guanciale, e cadutagli dalle mani la tazza, prefo
danna violente malattia fine morì (19). Non era ficuramente negli antichi tempi d'Ercole, e nei
pofteriori attribuito a difonore l'effer gran bevitore, imperocché Omero fa pompa de'fuoi Eroi
dediti al vino, e particolarmente di Neftore reputato da tutti prudentiffimo: Onde non è da ma-
ravigliarli fé quello divin Poeta era attaccato da quella malattia di bibacitì, come ce l'infegna
Orazio lib. 1. ep. 19. v. 6.
Landibus arguitur vini vinofus Homerus,
Ennius ipfe pater ec.
Reca bensì maraviglia che gli Antichi fé ne faceifero una gloria, mentre Ateneo al lib. 1 o. p. 43 4.
dice che nel fepolcro di Dario Rè di Perfia leggeva!! l'apprettò epigrafe: che aveva potuto bere molto
vino e fenza incomodo . L'illeiTo Autore nel luogo cit. p. 437. narra, al fepolcro di Calano Indo filofofo
aver fatto Aleffandro celebrare giochi gimnici, e muficali, ed aver comandato, che fa fero le fine lodi con
una orazion funerale celebrate. Propofe inoltre agi' Indi bibaci una disfida a chi pia di loro bevejfe. Il
premio del primo vincitore era un talento, del fecondo trenta mine, del terzo dieci, ma trentacinque dì
quelli, i quali più avidamente bevvero, fubito dal freddo caddero morti. Sei dopo un breve intervallo
di tempo perirono nelle tende. La vittoria confeguilla un certo Promaco, che tracannò quattro eoe cioè 40.
libbre (2 o) di puro vino. Chi mai crederebbe, che Senocrate Calcedonio diicepolo di Platone per la
fua continenza famofo, fi rendene illuftre per la fua bibacità : Nelle fejte di Dionifio Tiranno di Si-
racufa fu propofto il premio d'una corona d'oro a chi più bevejfe: Senocrate fu vincitore; come afferma
Ebano var. ifi. I. 2. e. 41. (dove riferifeei nomi di molti bevitori) . Non dee panarli fotto filenzio
l'infania "-rande dell' acerrimo nemico de' Romani Mitridate Rè di Ponto che per 40. anni fece loro
Ja guerra. Quefti (come narra Plutarco nel lib. 1. delle queftioni convivali quefl. 6.) Nei combatti-
menti che iftituì, propofe un premio per chi più mangiale, e bevejfe, ed egli fiejfo nelT uno, e nelT altro
re fio vincitore, avendo fuperato in ciò tutti gli uomini dì quei tempi, onde riportonne il cognome dì
Bacco (21). Il figlio di Cicerone era folito di bere due congj di vino, e quella gloria volle to-
gliere a Marc' Antonio uccifore del padre fuo : Imperocché quefti avanti Cicerone avidiffimamente
aveva confeguito la palma di gran bevitore, avendo dato ancora alla luce un Volume fulla fua
ebrietà (22).
Non folamente l'Moria ci fomminiftra dei gran bevitori, ma ancora delle grandi bevitrici,
tra le quali fi refe illuftre quella nominata da Ateneo (23) che a digiuno beveva tre congj di vino.
Famofa ancora fu Clio, della quale così s'efprime Ebano (24): Clio non filarne ut e, come dicono, ardì
dì contendere colle femmine, ma ancora cogli uomini bevitori, e fu valorofijfima nel bere, eftiperò tutti, e
e giudizio mìo confeguì una vergognofijjima vittoria (2 5).
Tom. I. B TI-
(10) La maggior parte de'Letterati convengono la Cboti
efiere l'iftefla mifura che il Cangio che comprende dodici
cotile , ciafeuna delle quali pefava dieci oncie , onde quella
tazza conteneva venti libbre di vino .
(20) Di Calano e Promaco vedi Eliano Var. Hift. lib. 2.
e. 41. Vedi Diogene Laerzio 1. 4. nella vita di Senocrate.
(ìi) Quello che maggiormente ancora dee iorprendere ,
fi è che gì' Illorici non hanno trafeurato di nominare e
commendare ai pofteri gli Uomini dediti al bere , ed all'
ubriachezza, come fi può vedere in Eliano lib. 2. cap. 41.
& Hb. 12. e. 2<J,, il quale principalmente fa menzione di
Senagora di Rodi che per foprannome fu chiamato Anfora ,
Eraclide Pugile , Protea figlio di Lanica educato con Alef-
fandro ; ed Aleffandro medefimo . Molte altre perfone di
fimìl tempra fi nominano da Plutarco Sympof. lib. 1. g 6.
(22) Plin. Hift. lib. 14. e. 22. degno d'effer letto, de
vitanda ebrietate.
(23) Athen. lib. 11. p. 486".
(24) Ael. lib. 2. e. 41.
(2;) Di quefti gran bevitori di vino vedi il detto-Ateneo
lib. io. p. 434. e feq. e lib. fi. ed Eliano voi. 1. lib. 2. 0.41.
e voi. 2. lib. 12. e. z6.