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Bracci, Domenico Agostino
Commentaria de antiquis scalptoribus: qui sua nomina inciderunt in gemmis et cammeis cum pluribus monumentis antiquitatis ineditis, statuis, anaglyphis, gemmis (Band 1) — Florenz, 1784

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https://doi.org/10.11588/diglit.3576#0167

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MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI

Bovi, ed ì Cavalli, e Canaco (ti) i Cervi. Furono famofi i pefci di Fidia nominati da Mar-
ziale (12) il quale dice vedi i pefci, opera egregia di Fidia, aggiungi V acqua, nuoteranno-. In tal
maniera quefti pefci gareggiavano con la natura, che appena fi potevano diftinguere dai veri.

Fu sì maravigliofamente fatto un Cavallo di bronzo da Lifippo, che fi leggono fopra di eflo
i feguenti verfi nell'Antologia (13). Vedi come il Cavallo con arte magiftrale/colpito s'infuperbifie,'
come alza il collo, come guarda fieramente, e come nel correre fparge al vento V ondeggiante criniera.
Se qualche Cavaliere porrà il morfo alle mascelle, e premera le fpalle cogli/proni, io credo, 0 Lifippo, che il
tuo Cavallo, fuori della efpett azione degli uomini, fubito correrà ; Già certamente è parlante la tua opera.

Così Mirane (14) nato in Eie ut eri, e ancor' efo difc epolo d' Agelade fi refe fommamente celebre
per una Vacca lodata con egregii verfi. Niente è più famofa della Vacca di Mirane, come cia-
fcuno può offervare in Giunio (15). I Poeti non fenza una certa fpecie di gara hanno profufo
gli encomii fopra un'opera sì flupenda, come fi ha dall'Antologia, che al lib. 4. cap. 7. ci
fommininta 36. Epigrammi di varii infigni Poeti in lode della Vacca di Mirone, argumento
convincente d' efière fiata reputata un miracolo dell' arte ftautuaria, così ancora Ovidio (16)
della Vacca di Mirone cantò: Così una Vacca fomigliante ad una vera, opera di Mirone. Non
deve panarli l'otto filenzio la Capra, (opera di perfettilfimo Greco artificio) la quale li con-
ferva nella Gallerìa Giuftiniani, e quantunque fia ignoto l'artefice di sì fublime fcultura, nul-
ladimeno merita d'effère annoverato tra i più eccellenti fcultori.

Né furono meno eccellenti gl'incifori di gemme nel rapprefentare gli animali, né minor
fama s'acquiftarono, imperocché come dice Virgilio (17).

Circa tenue foggetto è la fatica, Ma la gloria è non tenue ec.

Perciò non trafcurarono d'incidere nelle pietre preziofe il loro nome, come Hillo nel Toro
Dionifiaco, Allione nel Buove Cornupeta, Caio nella tefta del Cane Sirio, Mitridate final-
mente nella tefta d'un Cavallo. Apollonide ancora incife in quella gemma il fuo nome, con
lettere, l'efiremità delle quali fono ornate di punti rotondi, e fimiliffìme a quelle di Diofcoride,
di cui comparifce sì diligente imitatore, e perciò fi può congetturare efiere ne'medefimi tempi
viìTuto. Somiglianti lettere fi veggono in molte Medaglie dei Re di Siria, della Magna Gre-
cia, e principalmente nelle medaglie di Velia, incife a mio parere con quefti punti nell'eftre-
mità, non ad altro oggetto che per ornamento.

Chiunque contemplerà il Toro d' Apollonide reitera forprefo, e dovrà confeflare, non
efiervi in qiefto genere nulla di più perfetto. Quale fia ftata la mente d' Apollonide neh'inci-
dere ./aedo Toro non è facile a poterlo indovinare; infinite cofe potrebbero dirft, fenza verun
fondamento di verità. Non convengo che fotto una tale immagine (come ne dubita Stofch (iS))
s' afconda il Dio Api, il quale fi venerava dagli Egizziani; Imperocché fé l'artefice avelie voluto
elprimerio per il Dio Api, non l'avrebbe fatto profilato in terra, ma in piedi, come 1'oflèr-
viamo in molti monumenti d' Antichità: Né probabilmente ebbe altro in mira Apollonide, che
di dare un faggio della fomma fua perizia neh' arte, nell' efprimere la figura d'un Toro, come
fuole effere, quando fdraiato in terra fi ripofa fianco dalle fue fatiche. Così ancora in quella
parte chiaramente dimoftrarono gl'incifori di gemme quanto per ingegno, e per artifizio valefiero,
eflendo eglino uguali nel fapere ai Pittori, e agli Scultori, però fuperioxi ai medefimi per
l'induftria neile opere di minutifiimo lavoro.

DIANA



(11) Plinio lib. 34. cap. 8.

(ii) Marziale lib. 3. Epigr. 3?. De'Pefci dipinti da An-
drocide vedi Plutarco Quaeft. Conviv, lih. 4. quaeft. 2.
e 4 Celebri furono ancora i Pittori nel dipingere i frutti :
co5Ì sari* Plinio lib. 3;. cap. 12. di Poli. Marco Varrone
rìferifee di aver conofciuto a Roma uno nominato Pofi,
che faceva fi egregiamente le frutta, e le uve, che all'
al'petto non fi potevano diftinguere dalle vere .

(13) Anthol. lib. 4. cap. 7. num. 37. Epig. di Filippo
Macedone . (14) Plin. Hift. lib. 34. cap. 8.

< 15) Giunio nel Catalogo pag 127. vedi ancora i celebri
Commentatori del Plinio di Parigi i quali hanno pubbli-

cato un elegantiffimo Epigramma di Menagio fopra la
Vacca di Mirone.

(16) Ovid. lib. 4. de Ponto Ep. 1.

(17) Virg. lib. 4. Georg, verf. 6. Plinio a quello pro-
pofito dice nel lib. 7. cap. 21. Callicrate fece d' avorio le
formiche, ed altri animali tanto piccoli, che le parti loto
non fi potevano feorgere dagli altri ■ Un certo Mirmecide an-
cora fu famofi in quefio genere, il quale fece dy avorio un
carro con quattro Cavalli, che lo copriva una mofea con
V ali , e una nave, che finalmente con V ali la copriva una

piccola Ape.

(18) Stofch Gem. pag. 12.
 
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