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J&fe B«T«,
Proconfulu
febras in j}mii
d foftqum
endae grm,
pie Jamanti
in manìitis kki
mis praekm,lnj(B
;, qui fyl-M #
eodem tu
■ lume pt;,
-uà detmfafft
clemente Jw
Ift, & * C"H
tus; è to
^ndrocluffl
ftot'M
:o
eluta i
1.* *
MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI 3.4i
confeguivano i rudiarii, che d' edere efenti d'efercitar l'arte gladiatoria, e fé accordavano
loro la libertà, faceva di bilògno di metter loro il pileo in tetta, ed avendo confeguico di edere
efentati dal combattere fi reputavano per macftri de' gladiatori, e fofpenclevano l'arme ad
Ercole (i 7) Tutte quelle cofe fono Hate fpiegate copiofamente dal Lipfio.
Avendo noi parlato dei gladiatori non farà fuor di propofito di riportare una ftatua (*)
di non mediocre lavoro, in gran parte reftaurata. Si vede che l'artefice reftauratore del paf-
fato fecolo ha penfato di volerci rapprefentare qualche famofo Gladiatore, il quale ftringe
con la delira il manico di una fpada nuda, il di cui fodero pende dalla finirla parte, effendo
appefo ad una fafeia, che tiene ad armacollo, fcorrendoli dal braccio fmifìro la tunica fopra
le ipaìle. Colla finiftra mano tiene l'immagine d'una piccola Vittoria alata, che con la
delira tiene una corona, folito premio de'vincitori (iS), per foiìegno poi della ftatua fi vede
al deliro piede in terra una Corazza.
Quella ftatua di marmo fu inalzata certamente a qualche celebre Gladiatore; imperoc-
ché gli antichi accordavano à molti di quelli uomiui tali onori. Non poiTo intorno a quello pro-
pofito mai a baftanza efler forprefo d'una gemma (19) (**) la quale contiene 1'iftoria quali incre-
dibile d' Androclo narrata da Aulo Gellio (20) folla fede d' Appione, il quale dice aver veduto
quell'uomo coi fuoi proprii occhi in Roma. Quello Androclo era un fervo d'un Proconfole
dell' Affrica, il quale per le crudeltà del padrone prefe la rifoluzione di andarfene fuggitivo.
Mentre fen va per gli orridi deferti vede da una fpelonca un Leone, che fé gii accolla con
un piede infermo, ed infanguinato,■ fuhito fi fpaventò, ma doppo che lo vide mite e man-
fueto accollarli a lui, e porgerli il piede alzato, quali domandandogli aiuto, li fece allora coraggio,
e gli fvelfe una grande fpina nei fuoi piedi incarnita, e gli fpremè la marcia partorita dada
ferita, e gli afeiugò del tutto il fangue . Il Leone follevato per ia cura fattagli li pofe a gia-
cere; e fi mi le in ripofo avendo poflo nelle mani di Androclo il piede. Da quel giorno per interi
tre anni il Leone portando la preda della caccia che faceva, videro come ofpiti infieme nella
medefima fpelonca. Finalmente Androclo annoiato di quella vita propria d'una fiera, efeì
dalla fpelonca, e fu prefo dai foldati, e condotto a Roma fu condannato ad edere dalle
beftie uccifo. Era flato ned' ideilo tempo prefo il Leone, il quale con Androclo fu efpofto
nel Circo Mainano. 11 Leone quali prefo da maraviglia fi fermò, e a poco a poco, e placida-
mente quali per meglio riconofcerlo s'accollò ad Androclo, e principiò a leccarlo con la lingua,
e a movere piacevolmente la coda conforme alla maniera dei cani, che fanno carezze. Allora
effendofi tra di loro riconofeiuti, fi rifvegliò un grandiffimo flrepito nel popolo, e chiamato
Androclo dall'Imperatore, ed intefa 1'iftoria, ad iftanza di tutti fu rilafciato, e liberato da
ogni pena, e per i voti popolari gli fu dato in dono il Leone. Vediamo in quella gem-
ma, per fervirmi delle parole di Appione, Androclo, e il Leone legato con una piccola fafeia girare
per tutta la Città intorno alle taberne, dar dei denari ad Androclo, e fparger di fiori il Leone, e
quafi tutti andargli incontro dicendo .
QUESTO E1 IL LEONE OSPITE DELL'UOMO,
QUESTO Ev L' UOMO MEDICO DEL LEONE .
A quello propofito opportunamente il famofiflimo Sig. Abate Refnal nel fuo Aureo libro Hilioire
Philofophique & Politique ec. voi. 3. pag. 334. narra un'Iftoria ben angolare d'una Leonella
con una Spagnola detta Maldonata, così efprimendofi. Une Femme a qui la faim fans dome avoit
donne le courage de braver la mort, t rompa la vigilarne des gardes quon avoit établis amour de
Tom. I. Hh la
(17) Horat. lib. 1. Ep. I. verf. 5.
(*) Tav. XXIII.
(18) Ovid. lib. i. de Trif. verf. ìGy.
.......... Cos'i la Vittoria
Con gli eferciti tuoi mai fempre avvezza
Digirne a que pur or s'accofli , e corra
A le note bandiere , e voli il/tonto
Al Duce Auforiio coti le /olite alt,
E fu la chioma luccicante ponga
Serti di lauro .
(r$0 Vedi Seneca de Benefi?ii lib. 2. cap. 19. Quefta gem-
ma fu pubblicata da Maffei nel voi. 4. delle gemme T. 46.
(**) Tav. XXII. N. II.
(20) A. Gel. lib. 5. cap. 14. Quella iftoria è alquanto
diverfa mente narrata da Eliano nel lib. 7. cap. 48. della
Natura degli Animali.
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MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI 3.4i
confeguivano i rudiarii, che d' edere efenti d'efercitar l'arte gladiatoria, e fé accordavano
loro la libertà, faceva di bilògno di metter loro il pileo in tetta, ed avendo confeguico di edere
efentati dal combattere fi reputavano per macftri de' gladiatori, e fofpenclevano l'arme ad
Ercole (i 7) Tutte quelle cofe fono Hate fpiegate copiofamente dal Lipfio.
Avendo noi parlato dei gladiatori non farà fuor di propofito di riportare una ftatua (*)
di non mediocre lavoro, in gran parte reftaurata. Si vede che l'artefice reftauratore del paf-
fato fecolo ha penfato di volerci rapprefentare qualche famofo Gladiatore, il quale ftringe
con la delira il manico di una fpada nuda, il di cui fodero pende dalla finirla parte, effendo
appefo ad una fafeia, che tiene ad armacollo, fcorrendoli dal braccio fmifìro la tunica fopra
le ipaìle. Colla finiftra mano tiene l'immagine d'una piccola Vittoria alata, che con la
delira tiene una corona, folito premio de'vincitori (iS), per foiìegno poi della ftatua fi vede
al deliro piede in terra una Corazza.
Quella ftatua di marmo fu inalzata certamente a qualche celebre Gladiatore; imperoc-
ché gli antichi accordavano à molti di quelli uomiui tali onori. Non poiTo intorno a quello pro-
pofito mai a baftanza efler forprefo d'una gemma (19) (**) la quale contiene 1'iftoria quali incre-
dibile d' Androclo narrata da Aulo Gellio (20) folla fede d' Appione, il quale dice aver veduto
quell'uomo coi fuoi proprii occhi in Roma. Quello Androclo era un fervo d'un Proconfole
dell' Affrica, il quale per le crudeltà del padrone prefe la rifoluzione di andarfene fuggitivo.
Mentre fen va per gli orridi deferti vede da una fpelonca un Leone, che fé gii accolla con
un piede infermo, ed infanguinato,■ fuhito fi fpaventò, ma doppo che lo vide mite e man-
fueto accollarli a lui, e porgerli il piede alzato, quali domandandogli aiuto, li fece allora coraggio,
e gli fvelfe una grande fpina nei fuoi piedi incarnita, e gli fpremè la marcia partorita dada
ferita, e gli afeiugò del tutto il fangue . Il Leone follevato per ia cura fattagli li pofe a gia-
cere; e fi mi le in ripofo avendo poflo nelle mani di Androclo il piede. Da quel giorno per interi
tre anni il Leone portando la preda della caccia che faceva, videro come ofpiti infieme nella
medefima fpelonca. Finalmente Androclo annoiato di quella vita propria d'una fiera, efeì
dalla fpelonca, e fu prefo dai foldati, e condotto a Roma fu condannato ad edere dalle
beftie uccifo. Era flato ned' ideilo tempo prefo il Leone, il quale con Androclo fu efpofto
nel Circo Mainano. 11 Leone quali prefo da maraviglia fi fermò, e a poco a poco, e placida-
mente quali per meglio riconofcerlo s'accollò ad Androclo, e principiò a leccarlo con la lingua,
e a movere piacevolmente la coda conforme alla maniera dei cani, che fanno carezze. Allora
effendofi tra di loro riconofeiuti, fi rifvegliò un grandiffimo flrepito nel popolo, e chiamato
Androclo dall'Imperatore, ed intefa 1'iftoria, ad iftanza di tutti fu rilafciato, e liberato da
ogni pena, e per i voti popolari gli fu dato in dono il Leone. Vediamo in quella gem-
ma, per fervirmi delle parole di Appione, Androclo, e il Leone legato con una piccola fafeia girare
per tutta la Città intorno alle taberne, dar dei denari ad Androclo, e fparger di fiori il Leone, e
quafi tutti andargli incontro dicendo .
QUESTO E1 IL LEONE OSPITE DELL'UOMO,
QUESTO Ev L' UOMO MEDICO DEL LEONE .
A quello propofito opportunamente il famofiflimo Sig. Abate Refnal nel fuo Aureo libro Hilioire
Philofophique & Politique ec. voi. 3. pag. 334. narra un'Iftoria ben angolare d'una Leonella
con una Spagnola detta Maldonata, così efprimendofi. Une Femme a qui la faim fans dome avoit
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Tom. I. Hh la
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(*) Tav. XXIII.
(18) Ovid. lib. i. de Trif. verf. ìGy.
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(r$0 Vedi Seneca de Benefi?ii lib. 2. cap. 19. Quefta gem-
ma fu pubblicata da Maffei nel voi. 4. delle gemme T. 46.
(**) Tav. XXII. N. II.
(20) A. Gel. lib. 5. cap. 14. Quella iftoria è alquanto
diverfa mente narrata da Eliano nel lib. 7. cap. 48. della
Natura degli Animali.