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ascoso di non poca importanza sia che si riguardi il re-
lativo senso mistico delle Sante Scritture , o 1' interpreta-
zione dei SS. Padri e la tradizione, od i sacri monumenti
figurati. Ed in vero, il pesce fu adoperato spesso ed a
metafora nei sermone, e ad immagine negli anelli , nelle
pitture, nei marmi ecc. per indicare niente meno che il
Redentore od i redenti. In fatti nel pesce , di cui si fa
menzione in Tobia, i SS. PP. vi ravvisano Gesù Cristo,
che da ciechi ne illumina, e morendo sulla croce trionfa
del demonio (1). E lo stesso Cristo Gesù col far sì che il
mezzo siclo (2), — che dovea dare come tutti gli ebrei per
tributo al tempio —. si trovasse in bocca di un pesce,
mentre ci addimostra in figura che pagavalo come uomo e
non come figliuolo di Dio, ci conferma pur anco esser il
pesce simbolo della sua Umanità: onde è che Origene par-
lando di questo tratto evangelico (in Matth. Hom. XIII.
n. 10) scrive: 1x0x2, in quo is erat, qui tropice piscis
appellatur.
Qui torna in acconcio far rilevare , che il vocabolo greco
U0T2, (ichthjs) corrispondente all' italiano pesce, non solo fu
usato metaforicamente, ma lo fu pure a cifra, perchè,
per una felice combinazione, presenta , nelle cinque let-
tere di cui è composto, le iniziali delle parole Gesù Cri'
sto figliuolo di Dio Salvatore. Tanto apprendiamo da S.
Agostino (3) che su ciò scrive chiaramente : Grcecorum
quinque verborum, quo? sunt hmZf Xp^™? e«y rw £*>™f,
11
(1) V. S. Agost. Serm. cev, e S. Greg. lib. 11. honal. in Evang. homel. xxiv.
(2) 11 Siclo serviva presso gli Ebrei e di peso e di moneta. Come peso era
diviso in venti parti dette oboli — siclus viginti obolos liabet. Num. xvm.
16 — : come moneta era d'argento., ed aveva per sue parti il mezzo, ed il terzo di
siclo. Secondo i più accurati calcoli il siclo d'argenlo pesava g. \\, 177, e va-
leva f. 1,47; il mezzo siclo pesava g. 7,038 e valeva f. 0,73 ; il terzo di siclo
pesava g. 4, 72S, e valeva f. o,49. Questo terzo di siclo era il pezzo d'argento
con cui i Giudei pagavano le imposte per il Tempio dopo la schiavitù di
Balli Ionia.
(3) De civ. Dei, lib xvm c. 23.
ascoso di non poca importanza sia che si riguardi il re-
lativo senso mistico delle Sante Scritture , o 1' interpreta-
zione dei SS. Padri e la tradizione, od i sacri monumenti
figurati. Ed in vero, il pesce fu adoperato spesso ed a
metafora nei sermone, e ad immagine negli anelli , nelle
pitture, nei marmi ecc. per indicare niente meno che il
Redentore od i redenti. In fatti nel pesce , di cui si fa
menzione in Tobia, i SS. PP. vi ravvisano Gesù Cristo,
che da ciechi ne illumina, e morendo sulla croce trionfa
del demonio (1). E lo stesso Cristo Gesù col far sì che il
mezzo siclo (2), — che dovea dare come tutti gli ebrei per
tributo al tempio —. si trovasse in bocca di un pesce,
mentre ci addimostra in figura che pagavalo come uomo e
non come figliuolo di Dio, ci conferma pur anco esser il
pesce simbolo della sua Umanità: onde è che Origene par-
lando di questo tratto evangelico (in Matth. Hom. XIII.
n. 10) scrive: 1x0x2, in quo is erat, qui tropice piscis
appellatur.
Qui torna in acconcio far rilevare , che il vocabolo greco
U0T2, (ichthjs) corrispondente all' italiano pesce, non solo fu
usato metaforicamente, ma lo fu pure a cifra, perchè,
per una felice combinazione, presenta , nelle cinque let-
tere di cui è composto, le iniziali delle parole Gesù Cri'
sto figliuolo di Dio Salvatore. Tanto apprendiamo da S.
Agostino (3) che su ciò scrive chiaramente : Grcecorum
quinque verborum, quo? sunt hmZf Xp^™? e«y rw £*>™f,
11
(1) V. S. Agost. Serm. cev, e S. Greg. lib. 11. honal. in Evang. homel. xxiv.
(2) 11 Siclo serviva presso gli Ebrei e di peso e di moneta. Come peso era
diviso in venti parti dette oboli — siclus viginti obolos liabet. Num. xvm.
16 — : come moneta era d'argento., ed aveva per sue parti il mezzo, ed il terzo di
siclo. Secondo i più accurati calcoli il siclo d'argenlo pesava g. \\, 177, e va-
leva f. 1,47; il mezzo siclo pesava g. 7,038 e valeva f. 0,73 ; il terzo di siclo
pesava g. 4, 72S, e valeva f. o,49. Questo terzo di siclo era il pezzo d'argento
con cui i Giudei pagavano le imposte per il Tempio dopo la schiavitù di
Balli Ionia.
(3) De civ. Dei, lib xvm c. 23.