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Capaccio, Giulio Cesare; Capaccio, Giulio Cesare [Hrsg.]
Delle Imprese Trattato Di Givlio Cesare Capaccio: In tre Libri diuiso. Nel Primo, Del Modo Di Far L'Impresa da qualsiuoglia oggetto, o Naturale, o Artificioso con nuoue maniere si ragiona. Nel Secondo, Tvtti Ieroglifici, Simboli, e cose Mistiche in lettere Sacre, o Profane Si Scuoprono; e come da quegli cauar Si ponno l'Imprese. Nel Terzo, Nel Figvrar Degli Emblemi di molte cose naturali per l'Imprese Si tratta (Band 3): Del Trattato Dell'imprese Di Givlio Cesare Capaccio, Libro Terzo. Ove Nel Figvrar De Gli Emblemi E Nella Proprietà Delle Piante e de gli Animali Di Molte Imprese Si Fa Mentione — [Napoli], 1592 [Cicognara, 1871]

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https://doi.org/10.11588/diglit.31703#0078

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Lib.

Stro.

Anacarsi.
Harpocra

te.

Blado Tra
cola.
EsTempio
di secreter
za.

Minotau-

ro.

Ess'empio
di Tiberio
Essepio di
Metello
Macedo-
ako.

Ciouan

Viilani.

DELLE ÌMPRESE

ucndo con Efeslione letto vna lettera della madre, la qual con*
tenea secreti, & ingiurie contra Antipatro, toltosi l’Anello dal
deto glie lopose in bocca,cosi auuisandogli che fusse secreto.
Ma per lasecretezza , dice Clemente Alesiandrino per autto-
rità di Ferecide Siro, che Anacarsi Scita era solito pingersi co
laman sinistra coprente i genitali, e con ladestra la boccaà
modo di Harpocrate Egittio. E Laertio dice che à questa Sta-
tua fu giunta questa Inscrittione , LIlSjGV AE, V E 7\{T BJ,
s, cPVDEE{jDIS IMVEB^A. Terfaearcana Rggummìracelant
side, narra QjCurtio, e soggiunge che i peccati deila lingua
piiìche qualsiuoglia sceleragine, atrocemente puniscono .
Portato alla presenza diMagmed unsoldato dell’esercito di
Blado Tracola Principe della Dacia, e dimandato chi egli fus-
se,di che patria,onde uenisse ; rispose cortesemente . Ma det-
togli oue fusie Blado, disse, Io piiì tosto morirò, che dirollo.
Veduta la sua costanza succisero, dicendo, che se rnaiegli ha-
uesse un’ess'ercitOjtosto diuerrebbe huomomemorabile . E' ri-
ferito daCalcondila nel 9. libro. L’Alciatoper la secretezza
delle cose de i Principi,finse il Minotauro portato per insegna
nelle bandiere Romane. Tiberio Cesare come racconta Dio-
ne,era solito dire, che à ness'uno , ò à pochi deue esser cognito
il consiglio del Principe . E Metello Macedonico, dimandato
per qual cagione fusse cosi veloce à mandare in essecutione il
suo parere, rispose, che la sua ueste de i suoi consegli fulse con-
sapeuole, subito uia la buttarebbe. Imperò che <rvp&ov\or hpov
Ty.a, Consultorresejìfacra. Vedi Vegetio de remili. nel lib.
3. cap.A. Frontino nel primo Iib.de gli Stratag.nel cap.primo;
e Blondo nel 6. lib.de’ Trionf. Hafattomentione di questa
Leonza di Armodio l’Alciato , co’l titolo, 7Spc quxjìionì quidem
cedendum ; e l’essempiodi quella costantissima donna è addot-
to da Tertulliano nelsApologetico riferito à i martiri. che
giungono che simangiò. lalingua, spudandola poi in faccia al
Tiranno. II Reusnero ha fatto un’Emblema con questo di-
stico>

Tutus honos fduijse. Letcna elinguis Mthenis
Seruat&patria proemia dignatulit.

Ma simile àquesta materia è quella àpunto che racconta Gio
uan Villaninel cap. 57. del lib.8. quando citatala Contessa

Mar-
 
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