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Museo italiano di antichità classica — 2.1886/​88

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Orsi, Paolo: Studi illustrativi sui bronzi arcaici trovati nell'antro di Zeus Ideo
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https://doi.org/10.11588/diglit.9012#0464
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901

LA COLTURA FENICIA IN CRETA

902

che.4) La vetta stessa dell' Ida, sarebbe anzi stata
considerata dai primi uomini insieme a quella del-
l'Olimpo, come Jd àyàXnaxa ; ») in ogni modo era
riconosciuta sacra per essere stata culla di Zeus,
dato alla luce, secondo Esiodo (Theog. 468 e segg.)
sul monte, secondo altre leggende, nell'antro nu-
trito ed allevato (Diodoro Sic. V, 70). E la forma
di culto prestata a Giove nell'antro ideo, culto
aniconico e senza tempio, ma semplicemente con
un sacro recinto

sv&a dè ol réfisvog ^Wf.ióg re d-vì'.sig.

n. XXII, 170, Vili, 47.

e con una grande ara sacrificale, è antichissima,
primitiva, certo anteriore ai tempi omerici, nei
quali già s'incomincia a parlare di vero vrpg 3) e
dai quali datano le prime memorie di codesto culto
ideo. *) Di queste are primitive molte sono ricor-
date dalle tradizioni, altre effettivamente esistono
sulle montagne della Grecia,5) scolpite nella roccia,
ara e tempio in una volta. Certo è che sulle vette
eccelse e superbe, davanti ai grandiosi spettacoli
della natura, i fenomeni naturali colpivano più
fortemente, ed erano perciò ritenuti manifesta-
zioni del Cronide che abita nell'etra, come nelle ime
radici della terra e tra mezzo gli uomini (Esiodo,
"Egya ecc. 18). L'lòaìov ccvtqov Isqov sede del Dio,
e sacro ad esso con tutto il territorio circostante
mantenne vive le forme primitive di culto anche
dopo che nell'isola si eressero templi (Diodoro
Sic. V, 70) ; i misteriosi riti che vi si compievano
furono continuati fino ad epoca molto tarda, e ne
sono prova le lampade e le monete romane ivi
stesso raccolte.

Ma intorno al monte Ida cretese fiorirono tante
leggende, si formarono tanti miti che il sacro
speco non potè essere ad essi estraneo ; e ciò che
è notevole, in talune di esse si vede sempre un
substrato semitico. °) I Cureti secondo Diodoro Sic.
(V, 66), personalità mitiche di Creta, accanto a

») Welker, Griechische Gótterlehre, I, 170. Hermann.
Lehrbuch der gottesdienstlichen Alterthumer der Gh'iechen,
II, Adfl. p. 66.

2) Maxim. Tyrii, Dissertationes 8, 1, p. 129, ed. Keiske.

a) Helbig, Bas hom. Epos. II Aufl. 421.

») II. Vili, 47. (Welcker, " Der iilteste Zeuscult wusste
nur von einem Aitar „ o. e, I, p. 170).

5) Enumerate dal Welker, o. a, p. 171.

«) Altre forme del culto cretese sono certo di origine feni-
cia o semitica. La Diana cretese conosciuta sotto il nome
di Britomartis (Solino, XI, 8), è di importazione fenicia,
essendo Mar il dio di Gaza. Il mito cretese del Minotauro

molte istituzioni pubbliche e private avrebbero
inventato anche l'uso dell'arco, della spada, del-
l' elmo e dei giochi militari. E chi potrebbe negare
che i nostri scudi, appunto perchè inservibili alla
guerra, non altro fossero per avventura che ana-
themata, riportati in premio nelle gare dell'isola da
indigeni sopra i Fenici! Siccome gli scudi dell'Altis
di Olimpia, i cui giochi appunto, secondo una tradi-
zione raccolta da Pausania (VII, 2, 2) sarebbero
stati introdotti dai Cureti. Si noti ancora che i Cureti
sono rappresentati in danza pirrica armati di scudi
e spade,7) e come antichi sacerdoti di Giove nel-
l'isola il loro ministerio non può non aver avuto
attinenze col culto dell'antro ideo. Anche i Dattili
idei, confusi spesso e mescolati nelle loro funzioni
ed attributi coi Cureti, avevano la loro sede sul
monte Ida; sono considerati ora come indigeni
ora come avventizi della Frigia; e comunque più
attendibile questa seconda versione, per la man-
canza di miniere in Creta, essi restano sempre una
espressione dell'attività metallurgica, consecrata
da forme speciali di culto ; ed il significato di code-
sta attività metallurgica loro attribuita non resta
al tutto estraneo alla scoperta dei nostri bronzi.
In essi il Lenormant8) vuole vedere molta affinità
coi Cabiri Fenici, facilmente spiegabile per la lunga
ed intensa colonizzazione fenicia dell'Isola. Tanto
più che secondo la tradizione raccolta e tramanda-
taci da Strabone (X, p. 473) iDattili idei non erano
altri che rovg TtQoótovg olxrjtoQag Tfjg xarà rrjv Iàtjv
vTTcoQsi'ag, e però si capisce come Diodoro Siculo
dichiari, 1' avrgov ^soTTgsrtsg esser stato loro culla.
Ma come la leggenda dei Cureti s'intreccia con
quella dei Dattili, così la memoria di questi si
collega con quella dei Telchini, anzi le due leg-
gende non sono che la prosecuzione l'una dell'al-
tra 9) poiché mostrano la migrazione di queste
corporazioni e famiglie di artisti dall'Asia verso
la Grecia, quando ci dicono che i Telchini inven-
tori di molte arti e della ayal^azonoìia sono stan-

divoratore di fanciulli è troppo legato in fondo con quello
di Moloch israelitico per non vedervi una origine comune.
Altrettanto dicasi del gigante Talos (che tra le sue brac-
cia ardenti arrostiva tutti i forestieri approdati all'isola)
in rapporto col Saturno dei Cartaginesi. Tali fatti ven-
nero già avvertiti dal Movers, o. e, I, p. 27-32.

7) Daremberg e Saglio, Bictionnaire des antiquités grec.
et romaines, fìg. 2196.

») Gazzette archéol. 1877, p. 35.

s) Cfr. la letteratura antica e moderna raccolta presso
Overbeck, Bie antiken Schriftquellen sur Geschichte der
bildenden Kiinste bei den Griechen, p. 5-9.
 
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