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Museo italiano di antichità classica — 2.1886/​88

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Orsi, Paolo: Studi illustrativi sui bronzi arcaici trovati nell'antro di Zeus Ideo
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https://doi.org/10.11588/diglit.9012#0465

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903

sui bronzi arcaici trovati nell'antro di zeus ideo

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ziati nella Licia, a Rodi, Cipro, Creta, Kos, e Si-
done, e che i Dattili da Creta si tramutano sul
continente in Elide e nella Beozia. Le tappe inter-
medie di questa migrazione si fanno sulT isole ri-
cordate dell'arcipelago, alle quali si connettono
per tal modo ricordi notevoli della primitiva me-
tallotecnica ; ora, se questa corrente di artisti me-
tallurgici venga dall'Asia Minore (Licia e Frigia)
o dalla Fenicia, o da ambedue i paesi, non è qui
il luogo di stabilire, per quanto a noi sembri molto
plausibile l'opinione di quei dotti, che anche in
tutte queste tradizioni, credono almeno in parte
vagamente adombrata l'influenza esercitata dal
commercio e dall' industria fenicia sugli incunabuli
dell'arte dei metalli.*) Certo è che di questa an-
tichissima coltura metallurgica della Licia e della
Frigia poco o punto si conosce, mentre quotidiana-
mente nuove scoperte disvelano l'altissima efficacia
dell'azione fenicia nei tempi omerici e preomerici.

Dopo tutto ciò, quello che per riguardo a Creta
si può ricavare come fatto sicuro da tali leggende
si è, che l'isola già in tempi antichissimi possedeva
esercizi di officine metallurgiche, le quali però la-
vorano non su materiali primi indigeni ma su ma-
teriale importato.2) I primordi di questa attività
metallotecnica cretese trovano allusione nei miti dei
Dattili, dei Telchini, di Dedalo e dei suoi scolari Di-
poinos e Skyllis. Ma le scoperte dell'antro ideo, per-
ciò che riflette il periodo arcaico, parlano esclusiva-
mente ed assolutamente non pure di influenza ma
addirittura di vera importazione dall'oriente se-
mitico; all'infuori dell'opera dedalea dei bronzi la-
vorati a giorno, e di molte delle piccole figurine
di fattura indigeni, i pezzi più notevoli sono d'arte

») Quanto ai Telchini si badi che il loro nome è feni-
cio (Sicherer, De Tekhinibus (Utrecht 1840) p. 31-32) ap-
propiatosi dai Greci e fatto greco, e che considerati come
figli del mare, ossia navigatori per eccellenza, e come
esercenti le arti magiche ci richiamano assai bene allo
spirito ed alle attitudini dei Fenici. Anche stando nel
puro campo mitico-filologico il risultato della accuratis-
sima memoria del Sicherer è (p. 105) " Telchinum no-
" men e lingua Phoenicia ortum, artes et inventa Tel-
" chinibus assignata e Phoenicia repetenda vel saltem
" per Phoenices Graecis ex Oriente aliata, rerum nau-
" ticarum peritia, Phoenicibus prae caeteris propria, an-
" tiquissima Phoenicum in iis insulis quas Telchines in-
" coluere vestigia „ ecc.

2) Riedenhauer, Handwerk und Handwerker in den ho-
merischen Zeiten. p. 126.

a) Non vi ha difatto dubbio sulla origine fenicia delle
figurine in porcellana ; sono articoli di imitazione d'epoca
relativamente bassa. In origine si sa che i Fenici com-

semitica.3) Ed il fatto è tanto più strano, in quanto
non si comprende, come in questo antichissimo
sacrario di tutta l'isola non siansi trovate che due
sole di quelle pietre insulari (Inselsteine) peculiari
a Creta, nè alcun altro indizio di quella arte indi-
gena pelasgica, uno dei cui grandi focolari, secondo
le teorie caldeggiate da qualche archeologo,4) do-
vrebbe esser stata Creta. Noi non vogliamo certo
precorrere i risultati a cui ci porteranno ulteriori
e larghe indagini, che è nei voti dei dotti, si fac-
ciano in questa classica isola. Stando però alle
recenti scoperte, è sorprendente il carattere semi-
tico della grande maggioranza dei bronzi arcaici
trovati nel più antico sacrario dell'isola, dove era
da attendersi si fosse pur anco nettamente ma-
nifestata questa cultura indigena cretese primi-
tiva. Se la continuità del culto antichissimo pe-
lasgico a Giove denota la persistenza dell'elemento
indigeno, almeno nell'interno dell'isola dal canto
loro gli scudi sono una inattesa ed ulteriore prova
della valentia, capacità metallurgica e dell'eccel-
lenza della mano d'opera dei Fenici, e le scoperte
del monte Ida nel loro insieme segnano una nuova
vittoria dell'influenza artistica, commerciale e co-
loniale di essi nell'arcipelago in momenti in cui
l'arte greca era appena appena nei suoi incunabuli,
e l'emancipazione del mondo ellenico dall'oriente
semitico non era per anco opera compiuta ; per l'età
cui spettano essi voglionsi considerare come una
traccia ultima ed un indizio tardo del dominio ampio
dai Fenici esercitato precedentemente su tutte le
coste dell'isola, cioè prima della migrazione dorica.

P. Orsi.

merciavano su larga scala di smalti e porcellane egizie
genuine, e ne sono prova lo scarabeo del XXI secolo
a. C. trovato in una tomba a pozzo di Tarquinia (Ballet-
tino dell'Istituto 1885, p. 115) ed alcuni oggettini della
necropoli albana di Monte Cavo (Bullettino 1882, p. 182).
Già Scillace (Periplos 112) ricorda come i Fenici trasmet-
tessero agli africani delle coste settentrionali queste por-
cellane note sotto il titolo di M&os Alyvnxla. In Italia le
terrecotte pseudoegizie, a giudicare dai depositi archeo-
logici nei quali si trovano, risalgono al VII-VI secolo (Bui-
lettino 1886, p. 31, Annali 1876, p. 240-245). Non è im-
probabile che in Creta sieno state già introdotte nei
secoli IX-VII in coincidenza colla più antica ed intensa
azione dei Fenici nell'isola.

Fenici pare si abbiano pure a credere i molti botton-
cini d'oro raccolti nell'antro per la perfetta loro identità
con quelli indubbiamente fenici della necropoli di Cami-
ros (Perrot et Chipiez, Histoire, voi. II, fig. 606).

*) Milchoefer, Die Anfaenge der Kunst in Griech. p. 201.
 
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