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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 5.1902

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Fasc. 1
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Bibliografia artistica
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https://doi.org/10.11588/diglit.24147#0074

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36

BIBLIOGRAFIA ARTISTICA

lavoro denso di contenuto l’A. ha fissato certamente
un nuovo punto di partenza per più esaurienti studi
sull’arte degli Ottoni.

In ogni pagina di quest’opera si sente una forza
indomabile di volontà, si vede quanto la conoscenza
dei monumenti si sia infinitamente accresciuta nei due
ultimi decenni, quanta sicurezza abbia acquistato il me-
todo critico del confronto e ben si valuta tutto quello
che la critica tedesca ha operato ài nostri giorni per
versar luce sopra le età medioevali finóra conosciute
tanto imperfettamente.

Elsingfos. J. J. TlKKANEN.

Alessandro Baudi di Vesme. Di alcune
monete, medaglie e pietre dure intagliate
per Emanuele Filiberto Duca di Savoia.
Torino, Paravia, 1901.

In questa edizione di soli 12 esemplari dedicata a
Sua Maestà il Re, l’A. dà novelle prove del favore
accordato alle arti belle da Emanuel Filiberto, e dà la
notizia che Alessandro Cesati, detto il Greco o il Gre-
chetto, ben noto coniatore di monete e incisore di
medaglie, dimorò a lungo sul suolo subalpino, dove
eseguì due belle medaglie, dall’Armand date e poi
tolte dall’elenco delle sue opere. L’A. con salde ra-
gioni le rivendica al Cesati, a cui attribuisce ad un
tempo un medaglione da lui scoperto, composto di
tre pezzi ovali di cristallo di rocca, in uno de’ quali è
inciso in cavo il ritratto in busto di Emanuele Fili-
berto. Un altro artefice, intorno al quale l’A. dà pre-
ziose notizie, è Mario d’Aluigi, o de Luigi, o di Lu-
dovico, da Perugia, orefice, medaglista e zecchiere,
che fu orefice di Emanuele Filiberto nel 1562 e guardia
della zecca di Torino nel 1567. Infine l’A. accenna a
un terzo artefice, di nome Arsenio, medaglista, che
potrebbe aver coniato in Piemonte alcune medaglie
aventi le iniziali A R, classificate dall’Armand tra quelle
di Alfonso Ruspagiari. Insomma queste poche pagine
erudite dànno agli studiosi nuovi mezzi e nuovi im-
pulsi alla ricerca della verità storica intorno a tante
medaglie del Cinquecento, di cui è stata appena aboz-
zata sin qui la classificazione.

A. V.

Gr. Swarzenskl : Die Regensburger Buchma-
lerei des X und XII, Jahrhunderts. Con
101 fototipie. Karl W. Hiersemann, Leipsig,
1901.

In un bel volume di grande formato, in più di due-
cento pagine a due colonne, il dottor Swarzenski studia
con infaticabile cura lè miniature dei non molti codici
che egli attribuisce ai monasteri di Ratisbona, cercando
di esaurire ogni questione, di non tralasciar nulla pur
di rendere la sua opera completa e definitiva.

Il lettore si può stancare di un metodo così lento
che tien conto, si può dire, di ogni segno, di ogni
tratto di pennello, di ogni piega di veste, ma si
deve in fine compiacere della serietà e dello scru-
polo coi quali l’autore lo porta alle sue conclusioni,
non trascurando di mettergli sott’occhio alcun dato,
rendendogli continuamente possibile di seguire ogni
passo, di controllare ogni deduzione. Nè l’autore si è
messo a trattare il limitato argomento senza avere delle
idee proprie e ben decise intorno a tutta l’arte me-
dioevale tedesca e alla miniatura in ispecie ; anzi egli
comincia con una critica piuttosto severa degli studi
già esistenti intorno alle scuole di miniatura carolingia,
la conoscenza delle quali è necessario fondamento alla
sua trattazione. Discute il concetto di scuola troppo
teorico del Vòge che non considera i diversi centri
come aperti a tutte le influenze delle altre scuole, ma
chiusi nel loro svolgimento, che troppo astrae dai
codici e non li apprezza convenientemente come indi-
vidui, riducendo la scuola ad un corpo morto nei suoi
organi. Con brevi osservazioni l’A. studia la parteci-
pazione della Germania alla rinascenza carolingia, Fin-
flussi della quale si risentano a Trier fino al x secolo.

Poca importanza artistica hanno i monasteri di Ra-
tisbona durante il periodo carolingio ; solo cominciano
a fiorire quando Lodovico il tedesco pone in quella
città la sua Corte, e salgono a diventare centri im-
portantissimi per la coltura quando, nel grande mo-
vimento religioso del secolo x, santi uomini come i
vescovi Volfango e Romualdo, infiammati dalla idea
della santità dell’Impero, ridanno rigore alla regola
benedettina ed impongono una grande attività di studi
alla vita conventuale. Nel monastero di Sant’ Emmeram
s-’ispirò Ottone III al suo viaggio in Italia e a quel
focolare di coltura s’accese l’ardore mistico dei prin-
cipali promotori del movimento religioso della Ger-
mania fino ad Enrico IL

Il primo codice del quale l’autore tratta particolar-
mente è il codex aurens di Sant’ Emmeram, ora, come
la maggior parte dei codici di Ratisbona, alla Biblio-
teca di Monaco. Il codice, che nella prima tavola con-
tiene entro la sontuosa cornice la figura in piedi del-
l’abate Romualdo, entra nei domini della scuola che
produsse il sacramentario della biblioteca universitaria
di Friburgo, cioè della scuola di Trier. Dalla festa di
Sant’ Emmeram, segnata in modo particolare, e dalla
preghiera per il defunto Volfango e per Ottone III,
gloriosissimo re, si deduce che il sacramentario di
San Volfango della biblioteca capitolare del Duomo
di Verona (cod. LXXXVII) appartiene a Ratisbona e
che fu miniato probabilmente fra l’anno 993 e il 994.

Le miniature della regola di Niedermùnster, ora
nella biblioteca di Bamberga, con la figura di Enrico
il litigioso e di una badessa, hanno nei tipi e nella
tecnica un carattere d’indipendenza primitiva e certo
interesse artistico in opposizione al carattere preva-
 
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