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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 1
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Venturi, Adolfo: La scuola di Nicola d'Apulia: impressioni e note
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0043

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LA SCUOLA DI NICOLA D’APULIA

IMPRESSIONI E NOTE.

wfflÈÉàkt'' Fra Guglielmo, che aveva veduto nel suo convento Tom-

. maso d’Aquino, non s’innalzò all’altezza di pensiero
de’suoi fratelli. Egli aveva sentito i racconti di Jordanus e
di Humbert de Saint-Thomas sulla vita del fondatore del suo ordine, ma non seppe

lla egemonia dell’arte pisana, nella seconda metà del se-
colo XIII e' nella prima del secolo XIV, non si è ancora
dedicato lungo studio.

La scuola si determina nel pulpito di Siena, dove Nicola
d’Apulia ebbe a cooperatori Giovanni suo figlio, Arnolfo,
Lapo, Donato e Goro. Dalla fine del 1266 in poi, il per-
gamo magnifico fu lavorato da Nicola d’Apulia e dai suoi
cooperatori, mentre fra Guglielmo dell’Agnolo di Pisa scol-
piva l’arca di San Domenico a Bologna,

renderne l’eloquenza. Si contentò di rubare uno stinco di San Domenico, quando si fece
la traslazione delle ossa del Santo a Bologna, e di lasciarlo poi, giunto agli estremi, in eredità
al suo convento: visse nella luce dell’arte di Nicola, e non la seppe riflettere; visse nell’en-
tusiasmo dei conventi domenicani, e non vi scaldò l’arte sua. Vedasi l’arca di San Domenico
a Bologna, con le figure uscite da una stessa stampa: tutte coi capelli ricciuti, i volti tondi
e gonfi, i corpi grossi, l’espressione molle, poco animata, lenta. Fra Guglielmo sottopone
a un logorìo i modelli di Nicola per ridurli in veste conventuale; sotto la sua pomice vien
meno la ricerca della verità e della vita. Così, nel pulpito di San Giovanni fuori civitas a
Pistoia; i modelli di Nicola si fanno rotondeggianti, e le figure dagli occhi grossi, dalle
fronti bombate, dal mento fuggente, insaccano nelle vesti il corpo pesante. Sotto la cocolla
di frate, non c’era posto più per la passione che agita le forme del suo prototipo.

Di fra Guglielmo si conservano tracce a Orvieto, non nei bassorilievi della facciata della
cattedrale, come alcuno ha creduto, ma nel Museo dell’ Opera, in una Madonna col Bambino
acefalo e in una statua, alquanto guasta di un papa, vuoisi Bonifacio Vili. La Madonna
porta una corona a punte, ha i capelli in una retina ricamata e le vesti frangiate e a ricami:
è una delle solite figure del frate grosse e piene, la quale non ha nulla a che fare coi nudi
trasparènti, evanescenti della facciata della cattedrale di Orvieto.

11 Museo Nazionale di Firenze ha acquistato recentemente una delle migliori opere del
frate: anch’essa tuttavia rappresenta la decadenza della forte maniera di Nicola, la trasfor-
mazione in istucco delle sue figure vive.

Ben differente fu Arnolfo, cooperatore di Nicola nel pulpito di Siena. Qui par di vederlo
nella rappresentazione degli eletti che assorgono verso Dio, di tanto fine e intimo sentimento,

L’Arte. VII, i.
 
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