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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 5
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0575

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BIBLIOGRAFIA

L! Exposiiion des Primitifs Franfais, par
Georges Lafenestre, membre de l’Insti-
tut. Paris, Gazette des Beaux-Arts, 1904.

Mentre il favore degli amatori dell’arte si rivolge
oggidì ai primordi dell’arte della Rinascenza, con par-
zialità forse eccessiva, in Francia, un’accolta d’uomini
competenti, sotto l’impero di questa tendenza, si ac-
cinse con patriottico slancio, ad invitare il pubblico
colto ad una festa che avesse a farlo stupire nella
contemplazione di quanto la grande nazione avesse
saputo produrre nel campo accennato, contempora-
neamente ai grandi Fiamminghi e Italiani. Organiz-
zarono cioè una esposizione, denominata dei Primitifs
Francois, intesa, per quanto le circostanze lo permet-
tessero, a mettere in luce un quadro parlante dello
sviluppo dell’arte francese dalla metà del xm secolo
alla metà del xvi circa.

Il volume ora~pubblicato, nell’intento d’illustrare
la mostra, consistente in un testo di 116 pagine, in-
tercalate da gran numero di buone riproduzioni gra-
fiche, si raccomanda da sè, essendo compilato da
persona fra le più autorevoli, qual’è l’onorando di-
rettore della pinacoteca del Louvre, presidente ad un
tempo del Comitato ordinatore della mostra per la
sezione pitture e disegni. Il modo col quale l’autore
vi si è condotto, prendendo di mira essenzialmente
le opere esposte, aggiunge al libro il valore di una
rassegna storica delle vicende attraverso le quali è
venuta svolgendosi l'arte francese nel periodo indicato.

Seguendo l’ordine cronologico, egli rammenta in
primo luogo le glorie imperiture della scultura fran-
cese, alle quali nessuno vorrà contendere il primato.
È la scultura che si collega intimamente alla esistenza
delle celebri cattedrali innalzate in varie città, princi-
palmente nel secolo xm. L’esposizione naturalmente
non poteva offrirne che scarsi e frammentari esempi.

Fra questi avremmo desiderato vedere riprodotte
graficamente le due mirabili statuette in avorio, rap-
presentanti l'Annunciazione (n. 292 del cat.), impron-
tate della maestà delle statue monumentali decoranti
i portali delle surriferite cattedrali e atte nelle loro
piccole dimensioni a testimoniare della valentia dei

maestri di plastica francesi del 1200. Quanto alla pit-
tura contemporanea si dovette limitarsi a darne una
idea mediante una serie di copie desunte dagli avanzi
di pitture murali.

Viene segnalata di poi la formazione di tre scuole
distinte di pittura, v. a d. quella di Parigi, quella
che viene chiamata franco-fiamminga, che si stende a
mano a mano alle regioni della Loira, comprendenti
Bourges, Tours, Amboise, Blois e quella meridionale,
che ben si potrebbe chiamare franco-italiana per l’in-
fluenza esercitatavi dagli artisti italiani venuti ad Avi-
gnone.

Scarso assai tuttavia è il materiale artistico rima-
stoci in codesti primordi, e nella esposizione storica
che ne fa il nostro autore c’imbattiamo ad ogni piè
sospinto nei punti d’interrogazione, che gli s’impon-
gono inesorabilmente, tanto sono limitate le notizie
che pur si vorrebbero avere.

C’è da dubitare poi, che i conoscitori non francesi
siano convinti di dividere con lui l’entusiasmo per il
valore dei primitivi prodotti nel campo della pittura,
come pure a riconoscere l’originalità di quanto nel
medesimo campo ci si presenta nel secolo xv. Quando
egli, p. es., esalta i meriti di quell’interessante pit-
tore che fu il così detto maestro di Flémalle, chi di
noi osservando le sue opere non avrebbe a rimanere
colpito innanzi tutto della grande affinità col suo con-
discepolo Ruggiero van der Weyden e quindi del suo
carattere eminentemente fiammingo? Nelle tempere di
Jean Malouel e di Enguerrand Charonton invece chi
non avvertirebbe la sensibile influenza degli artisti
italiani, — dei senesi in ispecie ?

La grande tavola di quest’ultimo pittore, comunque
sia, era una delle cose più importanti da osservarsi
alla mostra. Intendesi quella del Trionfo, o per me-
glio dire, Incoronazione della Vergine, destinata ori-
ginariamente alla Certosa di Villeneuve les Avignon,
dove fu posta sull’altare nel 1454, ed ora ricoverata
nel piccolo museo del relativo ospizio. La sua veduta
di Avignone nella parte bassa, le infinite figure del
Paradiso in alto, nella severità del loro stile ne fanno
un’opera affatto eccezionale nel suo genere, che me-
riterebbe davvero di essere meglio conservata di quanto
 
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