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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 5
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0574

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CORRIERI

5i6

notizia da noi trovata nell’archivio della chiesa ci assi-
cura senz’altro di ciò. Sempre per cortesia del rev. Lauri,
esaminando i libri dei conti della chiesa (purtroppo
per un incendio essi cominciano solo verso il 1530)
abbiamo trovato un inventario degli oggetti sacri con-
servati nella chiesa, compilato nel 1534 dal camerlengo.
È contenuto nel II volume dei libri camerali (1535-
1536): comincia a carte 642:

Inventario della chiesa di s.lo Marco revisio et re-
consegnato per me Celso de bellini canonico et al pre-
sente camerlengo a Ms. Baccio fiorentino nro sacristano
adì x Novembre 1534.

E nella pagina seguente tra gli altri oggetti è se-
gnato :

Stendardo co’ un Santo Marco.

Questa menzione di uno stendardo col San Marco
non può farci supporre che originariamente le due tele
fossero cucite Luna nell’altra come facce anteriore e
posteriore di uno stendardo? L’assoluta mancanza di
notizie sulle due opere ci persuade della giustezza del-
l’ipòtesi: se esse fossero state esposte su altari nel
tempio, certo qualcuno ce ne avrebbe lasciato ricordo,
invece è assai legittimo ammettere che lo stendardo
conservato nella sacrestia ed esposto solo nei giorni
solenni, portato nelle processioni, sia rimasto scono-
sciuto.

Rinnovandosi in seguito la chiesa, si profittò delle
due figure e separatele si adoperarono come quadri
d’altare.

Oggi, dopo il restauro, i due dipinti sono stati col-
locati in condizioni di luce non troppo favorevoli nella
sala capitolare.

Frammento di musaico a San Bartolommeo al
l’Isola in Roma. — Eseguendo di recente la fotografia
di un affresco ritrovatosi nella chiesa di San Bartolom-
meo all’Isola Tiberina, per cortesia del Rev. Padre
guardiano dell’annesso convento, abbiamo potuto ri-
produrre anche il frammento di musaico che si vede nel
coro dei cappuccini sulla parete che oggi racchiusa
da moderne costruzioni formava già la facciata del-
l’antico tempio, superiormente al portico. La facciata
era tutta ornata di musaici e fu guasta dall’inonda-
zione del Tevere nell’anno 1557: è probabile che la
mezza figura del Cristo che oggi rimane sia ancora
al suo antico posto. Crediamo utile riprodurla perchè
la tavola a colori che ne dà il De-Rossi nei suoi
Musaici cristiani delle chiese di Roma, corrisponde al
solito cosi poco alla realtà che quasi non si ricono-
scerebbe confrontandola con l’originale.

Il frammento presenta molti restauri specialmente
nei margini: è probabile che il Cristo benedicente
fosse rappresentato seduto in trono circondato forse
da apostoli.

Il De-Rossi lo attribuisce alla fine del secolo xii,
verso il 1180 circa, anno in cui Alessandro III fece
fare importanti restauri al tempio: nessuna notizia
storica abbiamo però che ricordi l’esecuzione del mu-
saico. Il frammento che ci rimane non si può dire
che presenti forme corrette, ma ha quella vivacità di
colorito che è propria dei musaici romani cristiani da
quelli di Santa Maria Maggiore in poi carattere questo,
che è un altro segno oltre quelli iconografici rilevati
dall’Ajnalov e da altri, dell’influsso orientale a Roma.

Antonio Munoz.

Musaico del xii secolo. Roma, San Bartolomeo all’ Isola
 
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