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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 1
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Toesca, Pietro: Umili pittori fiorentini del principio del quattrocento
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0093

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UMILI PITTORI FIORENTINI

DEL PRINCIPIO DEL QUATTROCENTO

ER giungere alla intera comprensione dell’ambiente artistico nel
quale campeggiarono i maggiori pittori fiorentini della prima
metà del Quattrocento, non a fine d’illuminare bruscamente
figure rimaste sinora in una giusta penombra, giova determi-
nare anche la personalità degli artefici minori che soddisfecero
in parte le aspirazioni estetiche del medesimo popolo dal quale
sorgevano i grandi maestri. Tra il rapido apparire di Masolino,
di Masaccio, dell’Angelico, non senza curiosità si potrà investigare
fino a qual segno forme ormai antiquate, o rispecchianti soltanto
debolmente le nuove tendenze, fossero ancora gradite: nel 1438, Cosimo de’Medici
inviava ai monaci di San Domenico a Cortona, fra i quali l’Angelico aveva pur già
trascorso la sua giovinezza, una tavola di Lorenzo di Niccolò Gerini! 1 Tale ricerca
degli artisti più umili non condurrà a ritrovare in essi i germi dell’avvenire ma
almeno potrà esimerci, per esempio, dall’ammettere l’opera dello stesso Domenico
Veneziano in parte dei deboli affreschi della cappella delì’Assunta nella Pieve di Prato! E
se anche alla seconda metà del Trecento, ancora tanto inesplorata nella storia della pittura,
si estenderanno simili studi, varranno forse a farci esattamente valutare tutte le forze che
prepararono il Quattrocento.

Tra i pittori fiorentini riunitisi, a mezzo il secolo XIV, in una confraternita propria, è
menzionato come consigliere della nuova Compagnia un Iacopo di Casentino 2 che, si narra,
Taddeo Gaddi aveva seco condotto a Firenze dalle alture della Verna.

Ora, benché il Vasari siasi soffermato ad illustrare l’attività del proprio conterraneo,
quali opere si possono assegnare con sicurezza a questo pittore, il quale, almeno socialmente,
dovette avere, al tempo suo, qualche importanza? A Firenze le due sole tavole (una predella
ed un grande trittico della Galleria degli Uffizi) recanti il nome di Iacopo del Casentino, il
quale morì forse intorno al 1390, sono opera d’un pittore che viveva nel quarto decennio
del secolo xv !

La predella è divisa in cinque parti: nei riquadri estremi sono dipinte otto figurine di
apostoli (fig. 1-2); nelle parti di mezzo si vedono tre storie della vita di San Pietro, la libe-
razione dal carcere (fig. 3), una cerimonia ecclesiastica (fig. 4), il martirio del Santo (fig. 5).
Attrae lo sguardo il colore smagliante con una strana intensità luminosa ottenuta per mezzo
di tinte pure, sull’alto delle luci: nei gruppi degli apostoli, passa sopra le vesti tutta l’iride,
dal verde, dall’aranciato all’ultimo violaceo, ed i visi sono anch’essi velati con iridescenze

1 Gaye, Carteggio inedito; I, 140.

IniD. ; II, 31.

L’Arte. VII, 7.
 
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