Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

DOI Heft:
Fasc. 1
DOI Artikel:
Rossi, Attilio: Opere d'arte à Tivoli, [1]
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0053

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
IO

ATTILIO ROSSI

l’esecuzione della pittura e fa del pontefice San Simplicio, tiburtino di nascita, il donatore
di essa alla chiesa di Tivoli.

Anche il giudizio tratto dall’esame della tavola è reso difficile dai restauri, dalle trasfor-
mazioni, dagli arricchimenti che ha subito e per i quali oggi si scorge solo il volto della
figura, coperto da un cristallo. Tuttavia è possibile riconoscere in essa un’opera eseguita tra il
cadere del secolo xn e la prima metà del seguente, distinta dai caratteri stilistici familiari
ad altri monumenti della pittura romana contemporanea.

Gli affreschi della cappella di San Silvestro, nella chiesa dei Ss. Quattro Coronati a
Roma, dipinti nel tempo di Innocenzo III, le contemporanee pitture del Sacro Speco di Su-
biaco, dovute alla mano del maestro Consolo, quelle del portico di San Lorenzo fuori le
mura, eseguite sotto il pontificato di Onorio III, mostrano comuni con la tavola della chiesa
di Tivoli, lo stile e la tecnica, ancora penetrati di caratteri bizantini. Le due figure del Sal-
vatore rappresentate nei mosaici dell’abside di San Paolo e nella cappella del Sancta San-
ctorum, presso San Giovanni in Laterano, eseguite anche esse durante il pontificato di
Onorio III, manifestano una così stretta corrispondenza iconografica con la nostra figura da
assicurarci anche della unità cronologica dell’esecuzione. Il volto del Salvatore nella tavola
tiburtina mostra tuttavia una rimarchevole armonia di forme, l’espressione ieratica temperata
da un vivo sentimento di dolcezza, l’accurata esecuzione di alcuni particolari, come la bocca.
Intorno ad essa sappiamo inoltre1 che nell’anno 1234 il pontefice Gregorio IX, scacciato da
Roma da una fra le innumerevoli rivolte con le quali il popolo romano tentò invano di
abbattere la potestà temporale del suo vescovo, si trovava a Tivoli e nella cattedrale consa-
crava al culto del Salvatore una cappella, nella quale già la nostra immagine veneravasi,
arricchendola di speciali privilegi. Ci pare dunque molto probabile che la consacrazione
della cappella seguisse di poco l’esecuzione dell’immagine, alla quale veniva essa dedi-
cata, se pure non debba ritenersi l’esecuzione della pittura come l’occasione immediata di
questo fatto.

Comunque, ciò che maggiormente attira oggi l’attenzione dello studioso è il nobile reli-
quiario argenteo (m. 2.30 X m. 1.00) entro il quale, nella prima metà del quattrocento, si
volle racchiudere il prezioso dipinto.

Ha la forma di un grande trittico (Tav. I), di cui il pannello centrale, costituito da
una lamina di argento, riproduce in rilievo a sbalzo le forme dell’immagine dipinta sulla
tavola. La figura del Cristo benedicente, vestito di tunica e di pallio, finamente rabescato,
a larghe pieghe, è seduta su di una piccola cattedra e si distacca sul fondo, diviso in un
minuto reticolato ed ornato di piccole stelle e di rose.

Nelle valve laterali del trittico (fig. 1, 2), parimenti ricoperte di lamina argentea, sono rap-
presentate figure di santi, ornati architettonici e vegetali, (m. 1.46 X 0.57). Rei due scompar-
timenti superiori, sotto arcate circolari, sorrette da esili pilastrini, gli evangelisti, avvolti in
ampi panneggiamenti, .dalle barbe e dai cappelli prolissi, l’espressione grave e pensosa,
seggono allo scrittoio leggendo, scrivendo, meditando. Sopra gli archi, entro tondi separati
da piccoli rami di lauro, sono iscritte le loro immagini apocalittiche. Nei due riquadri inferiori,
un angelo, fiorente di giovanile bellezza, porge divotamente, la celeste salutazione alla Vergine
che lo ascolta, sorpresa nella stanza familiare, ornata di ricche tende, illuminata da grandi
arcate e da eleganti bifore.

Negli ultimi scompartimenti, sopra i fondi divisi in reticolato regolare, ornato di rose,
le quattro nobili figure di San Pietro, San Paolo, San Lorenzo e San Simplicio papa, rap-
presentano i patroni di Tivoli. Un grande semicatino, dal fondo ornato con la rappresentazione
del sole, della luna e delle stelle, e dalla volta divisa in lacunari dorati, a forti sagome,
sovrasta il trittico, che infine una larga cornice corona fastosamente (fig. 3). A questa si
attaccano cinque tabernacoli ogivali. Ciascuno di essi racchiude le piccole statue argentee

Ughelli, Italia sacra, T. 1, pag. 1303; Ansaloni, op. cit, Sec. xm ; Viola op. cit.. Voi. II, pag. 177
 
Annotationen