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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

DOI issue:
Fasc. 1
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Rossi, Attilio: Opere d'arte à Tivoli, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0056

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OPERE D'ARTE A TIVOLI

13

Tuttavia il difetto quasi assoluto di notizie scritte intorno al monumento è compensato
dalle indicazioni epigrafiche che esso reca, dal risultato di qualche nostra ricerca artistica e
soprattutto dalle sue particolarità stilistiche.

Una prima iscrizione in bei caratteri umanistici, apposta sulla cornice delle valve, dice:
HOS DOMINA FIERI FECIT CATERINA RICCIARDI. In un’altra, ricorrente nella base del semi-
catino a grandi lettere capitali, si legge: REFORMATIO . HUIUS
IMAGINIS . FULT . TER . PORATUS . DNI . ANTONI . SCESTS . CAN.CI
tiburtiNI . a. D. 1449. Una terza infine, riferentesi a restauri di
lievissimo momento ed apposta sopra una targhetta della base,
reca: restauratio facta FTJIT amore dei anno D. MDLTIir.

Apprendiamo così dalle due più antiche iscrizioni, che una re-
forma/io dell’immagine venne eseguita nel 1449, mentre era
priore della confraternita il canonico tiburtino Antonio Scénsi,
e che la decorazione delle due valve del trittico si deve alla
munificenza di una oscura Caterina Ricciardi. Parrebbe ovvio,
dunque, ascrivere a quell’anno l’esecuzione del reliquiario. Se-
nonchè un attento esame delle sue parti induce tosto ad esclu-
dere la contemporaneità di esse, nonché la comunanza di scuola
fra gli artefici che vi collaborarono.

Nel reliquiario appariscono infatti due parti notevoli e di-
stinte. L’una è quella costituita dal trittico, l’altra dal grande
archivolto e dalla cornice che lo sovrasta. Ora, nella relazione
di queste due parti si osserva una manifesta discordanza stili-
stica ed architettonica, Un notevole squilibrio di rapporto nel
modo tenuto per unirle, sufficiente per escludere che l’una e
l’altra siano opera sincrona e riferibile ad un artefice solo. Il
trittico rivela il gusto decorativo di un orafo, già penetrato
del senso artistico del Rinascimento, che applica costantemente
l’arco rotondo, sorretto da esili pilastrini, che ama i piani lisci,
tranquilli, ornati con grande sobrietà, i profili architettonici
rettilinei, il rilievo timido, la calma espressione dei volti. L’ar-
chivolto invece attesta predilezioni artistiche ancora decisamente
dominate dallo stile ogivale più ricco, che si tradisce nell’uso
dell’arco acuto o bulboso, nella foggia dei tabernacoletti, dagli
arditi pinnacoli, nelle sagome dal forte rilievo, nella brillante
decorazione a giorno dei peducci dell’arco e delle finestre, in
quella fantastica delle lastrelle che stanno ai fianchi di queste,
nei ricchi panneggiamenti, a pieghe forti e profonde, un po’
faragginose dei personaggi, nelle movenze accentuate di essi.

A questi rilievi puramente stilistici, si aggiungono quelli
risultanti dall’esame dell’insieme: il fastigio più largo del reliquiario stesso, allorché è chiuso,
la corda dell’archivolto più lunga del pannello centrale del trittico, la base dell’opera piccola,
stretta e sproporzionata al suo coronamento, infine la superflua ripetizione nella cornice
degli stessi personaggi già rappresentati negli sportelli. Tutto ciò palesa un difetto di unità
organica nella struttura del monumento e fa fede della collaborazione di due artisti, che non
ebbero soverchia cura di accordare il disegno delle parti a ciascuno assegnate.

Conferma questo giudizio il risultato di qualche indagine da noi fatta nel piccolo archivio
della confraternita del Salvatore.

In un antico elenco dei membri di questa associazione, redatto sotto il priorato di certo
Stefano Maoli, abbiamo ritrovato anche il nome di Caterina Ricciardi, la pia committente
degli sportelli del trittico; la quale figura come morta già nel 1435. Conviene quindi ripor-

Fig. 5 — Tivoli, Cattedrale
S. Paolo

statuetta nel reliquiario argenteo
(sec. xv)
 
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