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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 1
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Rossi, Attilio: Opere d'arte à Tivoli, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0065

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ATTILIO ROSSI

manifesta il rapporto di diretta ispirazione, se non pure d’imitazione, che lo unisce a quello,
pieno di purezza e di soavità, rappresentato da Duccio nella tavola del duomo; così dicasi
del tipo del santo, quale è rappresentato dal nostro Bartolomeo in confronto di quello tanto

affine per il tondeggiare delle forme, la perfetta
regolarità dei tratti del volto e la sua espressione
di calma che ammiriamo in quella stessa pittura,
e così lontano da quello grave, accigliato, dram-
matico, proprio dell’arte di Pietro Lorenzetti. Una
migliore e più diretta affinità è invece fra il tipo
della Vergine trattato dal maestro e quello del suo
discepolo e, malgrado che questa figura sia dan-
neggiatissima nella tavola tiburtina, tuttavia si può
riconoscere la sua derivazione dal modello reali-
stico, vibrante di tenerezza e di passione, propria
del Lorenzetti.

Conviene dunque accogliere la notizia del bio-
grafo aretino, relativa al rapporto di discepolato
per il quale Bartolomeo Bulgarini si strinse a
Pietro Lorenzetti, con qualche larghezza d’inter-
pretazione, senza di che certi suoi caratteri e le
tracce sensibili che egli manifesta dell’influsso
esercitato su di lui dall’arte di Duccio, potrebbero
apparire come un elemento d’incertezza e di dub-
bio nella determinazione della sua personalità
artistica.

Le scarsissime notizie biografiche che abbiamo
intorno a questo maestro ci informano tuttavia che
egli nel 1369 trovavasi a Roma frà i pittori chia-
mati a dipingere nel palazzo Vaticano. Ci pare
quindi verosimile riportare a questo tempo della
sua vita l’esecuzione della pittura tiburtina. La for-
tuna avversa alle sue opere così da disperderle
tutte, non fu neppure molto clemente verso quella
che egli dipinse per la chiesa di Santa Maria
Maggiore a Tivoli. Tuttavia anche i mutili fram-
menti che ancora sopravvivono hanno un valore
storico molto rimarchevole, poiché solo per essi è
possibile ormai avere una nozione abbastanza pre-
cisa intorno alla personalità artistica di un valente
pittore, che fino ad oggi pareva condannato ad
un oblio irreparabile.

Nello scarso numero di opere che oggi rappre-
sentano a Tivoli la pittura del Quattrocento, è
particolarmente degna di nota, per il suo rimar-
chevole pregio artistico, una tavola a tempera
(m. 1.65 X 0-56), rappresentante San Bernardino,
che trovasi in una delle sale del palazzo comunale (fig. io).

Il taumaturgo senese è rappresentato in grandezza quasi naturale, vestito del rozzo abito
francescano, in atto di accennare con la destra al monogramma di Cristo e di reggere con

Fig. io — Sano di Pietro: San Bernardino
Tivoli, Palazzo comunale
 
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