io8
LAUDEDEO TESTI
Cambrai i quali consacrarono la chiesa (« in basibus columnarum quis, quam partem dedi-
caverit, in promptu est cernere », loc. cit.). La chiesa nel 940 c. fu dipinta anche nel tetto di
legname (« et laqueae ipsìus optime pinxit »,
Fulcuinus, op. cit., cap. XXIX. Il Quicherat
ci narra (Revue archéologique, Xe année, 1853,
pag. 70) le vicende della cattedrale di Auxerre
incendiata e distrutta da capo a fondo durante
l’episcopato di Guido (933-961). Il vescovo la
rifece « più bella di prima », ma un nuovo
incendio nel 1024 la ridusse al nulla. Il vescovo
Ugo (1000-1039), si badi bene alle date, fece
costruire una terza' chiesa, però non più in mi-
nuto apparecchio « minimisque lapillis et delicatiore materia», ma a volta e a grande appa-
recchio. « Quam protinus idem praesul coepit majore ambitu ac cryptarum curvaturis quadris
lapidibus raedificare » (Historia episcop.
Antissiodor., ap. Labbe. Biblioth., nov.
mss. tom. I, pag. 450). Uguali vicende
ebbe a soffrire la cattedrale di Sens, co-
strutta nel 968 su altra precedentemente
incendiata. Subì la medesima sorte du-
rante il vescovato di Sevinus (977-999) il
quale fece innalzare la terza chiesa. E
l’uso delle colonne anche nelle chiese più
importanti, continua nel secolo xr. La cat-
tedrale di Cambrai fu costruita dal 1023
al 1030, malconcia da un incendio fu riparata dal vescovo Gerardo II (1076-1092), che fra
l’altro raccordò alle colonne i capitelli che si erano spostati (« . . . Ipsa enim laquearia, plastrum
brevesque fenestras longiores renovavit, capita columnarum in utroque latere turpiter fìxa
et corrupta decenter decoravit », Gesta episcop. Camerac. Gerardi II, cap. IX).
D’altronde a me sembra che il veder raggruppati nel decorso di un secolo circa, e solo
in quello e per le prime volte, i diversi tipi di pilastro crociato, dovrebbe far riflettere molti.
Dopo Vicenza, Bologna con San Pietro e Paolo in Santo Stefano, chiesa devastata1 nel 902
dagli Ungheri e rifatta nei primi dell’ XI secolo, presenta grosse colonne con pilastri; nel 1099
Santa Maria d’Aurona, nel 1099 il duomo di Modena con pilastri a nervature e colonne
alternate ; nel 1113 San Miniato di Firenze, alternato di pilastri e colonne. Il tipo dei capi-
San Miniato, Firenze
telli, un po’ più classico, s’intende, con due ordini di foglie ed alto abbaco, arieggia quello
di Aurona, come il pilastro della chiesa toscana è identico nella pianta crociato-curvilinea
a quello della cappella di Rolinda. Non corrono che quattordici anni di differenza tra San
Miniato, gentile fioritura dell’arte nuova, e Santa Maria d’Aurona. Nel 1138 nella basilica
di San Zeno a Verona persiste tuttora l’ordinanza alternata, ma pilastri e colonne assumono
già un carattere decisamente romanico più tozzo e grave. Ci sembra di aver raccolto un
sufficiente numero d’esempi storico-costruttivi tuttora esistenti, a conforto della nostra tesi.2
Altri ne riporteremo quando faremo il confronto stilistico dei capitelli.
1 Gozzadini, Del restauro di due chiese monumen- 2 I pilastri della cappella palatina ad Aquisgrana
tali nella basilica Stephaniana di Bologna. Modena, (a. 796-804) non hanno che semplici modanature liscie ;
1878. hanno perduto nella copia, anche la semplice deco-
Pilastri curvilinei di Santa Maria d’Aurona
e faccia superiore dell’abaco dei capitelli
LAUDEDEO TESTI
Cambrai i quali consacrarono la chiesa (« in basibus columnarum quis, quam partem dedi-
caverit, in promptu est cernere », loc. cit.). La chiesa nel 940 c. fu dipinta anche nel tetto di
legname (« et laqueae ipsìus optime pinxit »,
Fulcuinus, op. cit., cap. XXIX. Il Quicherat
ci narra (Revue archéologique, Xe année, 1853,
pag. 70) le vicende della cattedrale di Auxerre
incendiata e distrutta da capo a fondo durante
l’episcopato di Guido (933-961). Il vescovo la
rifece « più bella di prima », ma un nuovo
incendio nel 1024 la ridusse al nulla. Il vescovo
Ugo (1000-1039), si badi bene alle date, fece
costruire una terza' chiesa, però non più in mi-
nuto apparecchio « minimisque lapillis et delicatiore materia», ma a volta e a grande appa-
recchio. « Quam protinus idem praesul coepit majore ambitu ac cryptarum curvaturis quadris
lapidibus raedificare » (Historia episcop.
Antissiodor., ap. Labbe. Biblioth., nov.
mss. tom. I, pag. 450). Uguali vicende
ebbe a soffrire la cattedrale di Sens, co-
strutta nel 968 su altra precedentemente
incendiata. Subì la medesima sorte du-
rante il vescovato di Sevinus (977-999) il
quale fece innalzare la terza chiesa. E
l’uso delle colonne anche nelle chiese più
importanti, continua nel secolo xr. La cat-
tedrale di Cambrai fu costruita dal 1023
al 1030, malconcia da un incendio fu riparata dal vescovo Gerardo II (1076-1092), che fra
l’altro raccordò alle colonne i capitelli che si erano spostati (« . . . Ipsa enim laquearia, plastrum
brevesque fenestras longiores renovavit, capita columnarum in utroque latere turpiter fìxa
et corrupta decenter decoravit », Gesta episcop. Camerac. Gerardi II, cap. IX).
D’altronde a me sembra che il veder raggruppati nel decorso di un secolo circa, e solo
in quello e per le prime volte, i diversi tipi di pilastro crociato, dovrebbe far riflettere molti.
Dopo Vicenza, Bologna con San Pietro e Paolo in Santo Stefano, chiesa devastata1 nel 902
dagli Ungheri e rifatta nei primi dell’ XI secolo, presenta grosse colonne con pilastri; nel 1099
Santa Maria d’Aurona, nel 1099 il duomo di Modena con pilastri a nervature e colonne
alternate ; nel 1113 San Miniato di Firenze, alternato di pilastri e colonne. Il tipo dei capi-
San Miniato, Firenze
telli, un po’ più classico, s’intende, con due ordini di foglie ed alto abbaco, arieggia quello
di Aurona, come il pilastro della chiesa toscana è identico nella pianta crociato-curvilinea
a quello della cappella di Rolinda. Non corrono che quattordici anni di differenza tra San
Miniato, gentile fioritura dell’arte nuova, e Santa Maria d’Aurona. Nel 1138 nella basilica
di San Zeno a Verona persiste tuttora l’ordinanza alternata, ma pilastri e colonne assumono
già un carattere decisamente romanico più tozzo e grave. Ci sembra di aver raccolto un
sufficiente numero d’esempi storico-costruttivi tuttora esistenti, a conforto della nostra tesi.2
Altri ne riporteremo quando faremo il confronto stilistico dei capitelli.
1 Gozzadini, Del restauro di due chiese monumen- 2 I pilastri della cappella palatina ad Aquisgrana
tali nella basilica Stephaniana di Bologna. Modena, (a. 796-804) non hanno che semplici modanature liscie ;
1878. hanno perduto nella copia, anche la semplice deco-
Pilastri curvilinei di Santa Maria d’Aurona
e faccia superiore dell’abaco dei capitelli