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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 2
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Testi, Laudedeo: Il monastero e la chiesa di Santa Maria d'Aurona in Milano secoli VIII - XI - XVIII, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0167

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I 20

LAUDEDEO TESTI

zontale, etc. ». Se il B. avesse ricordate queste linee, sono certo che avrebbe scritto diver
samente, tanto più che le iscrizioni da lui allegate noti sono uniformi, ma di ciò più tardi.1
Intanto farò io quei confronti che il Beltrami non ha creduto utile di fare, e riporterò parecchie
iscrizioni autentiche dell’vni secolo, una dello stesso anno 1099 c., come quelle di Santa Maria
d’Aurona e due infine citate dal Beltrami in suo favore.2

* * *

Esaminiamo brevemente le caratteristiche della paleografia nel secolo vnr. Paragonando
le modificazioni subite nei secoli dalla calligrafia dei codici e dei documenti con quelle del
carattere epigrafico, vedremo fra di loro una stretta conformità, con questo, che il carattere
epigrafico si modifica un poco più lentamente. La forma pura, severa, impeccabile del carattere
romano si adombra e guasta sempre più fino alla metà circa del secolo Vili.3 Da quel momento,

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Iscrizioni di Valpolicella. Museo di Verona

o meglio più tardi con la ritorma carolina (a. 789), il tipo calligrafico antico ritorna in vigore.
Dunque il massimo decadimento calligrafico cade nei secoli VII e vili, e corrisponde alla
decadenza generale della cultura. Si evitano le curve, perciò non di rado la D è convertita
in A, certo per evitare la difficoltà d’incidere linee curvilinee.4 Il Cipolla osservò che tale

1 Carlo Cipolla, 11 velo di Classe, in Gallerie na-
zionali italiane, anno III, pag. 241. «Nella paleografia
epigrafica possiamo assistere anche a quella ulteriore

trasformazione che ci presentano le carte. Come nelle
carte è ben deciso il passaggio tra le forme consen-
tanee al secolo xi e quelle convenienti al secolo se-
guente, così pure nelle epigrafi avvertesi il continuo
processo verso quella elaborazione finale cui diamo il

nome di carattere gotico» », e a pag. 239 « le trasforma-
zioni non sono continue, oggi subiscono un ritardo,
domani un ritorno indietro », è quel che vedremo in
certe iscrizioni di Porta Romana. Il Cipolla, pag. 219,

fissa giustamente fra il 1130-1143 durante il pontificato

d’Innocenzo II, il momento di trasformazione del neo-
carolino in gotico.

2 Gloria, Paleografìa e diplomatica, pag. 79, Pa-
dova, 1870: La scrittura gotica maiuscola ebbe origine
nel secolo xii dalla smania fattasi ben presto univer-
sale di voler rendere più ornate le lettere, ma ne risultò,
anziché un ornamento, un’intricata complicazione.

5 C. Cipolla, loc. cit., pag. 218.

4 Vedi in proposito i Maurini, in Nouveau traile’
de diplomatique, voi. II, pag. 579. Chi voglia approfon-
dire l’argomento della paleografia consulti E. Le Blant,
Paléographie des inscriptions latines, iir Renne archéol.,
voi. XXIX, pag. 190 e seg. Arriva sino al vii secolo.
 
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