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ANTONIO MUNOZ
sibile sul piano; i contorni non sono rotondi ma hanno spigoli acuti, i capelli son segnati
a lunghi cordoni, solo pio? per la ragione speciale di sfuggire agli inseguitori, li ha rivolti
sulla fronte e ricciuti alla ma-
niera degli angeli bizantini sui
piloni della navata mediana di
San Marco : l’occhio ha tagliato
a mandorla e disposto come se
la figura stesse di faccia. La
tendenza spiccatissima nei due
plutei a distender in piano e a
schiacciar le sporgenze e le ro-
tondità, come nei rilievi ellenici
antichi ci conforta nell’ ipotesi
che lo scultore fosse familiare
con modelli classici.
Accanto ai maestri greci, la-
vorarono a Torcello degli artisti
indigeni che si sforzarono di imi-
tarli. Esaminando i quattro plu-
tei della fronte del cancello del
coro, si vedrà chiara la diffe-
renza, fin qui non avvertita tra
l’opera degli scultori bizantini e
quella degli imitatori paesani.
Ognuno dei plutei si compone
di due formelle: l’una ha due
leoni ai lati di un albero tra i cui rami intrecciati stanno uccelli e conigli, l’altra presenta
due pavoni che si arrampicano a beccare il grano posto in un piccolo vaso retto da una lunga
colonnina.
Ma quelli di sinistra hanno una correttezza e una nettezza di linee che manca agli altri
di destra: i primi son lavorati da un artista padrone del marmo, che lo sa tagliare netta-
mente segnando i contorni ben decisi come se incidesse su una lastra di metallo, (fig. 5) ;
gli altri sembran gessi calcati su quelli di sinistra, rozze imitazioni non condotte a pulimento
e non rifinite. 1
Studiando la scultura veneta del secolo XII, è possibile rintracciar qua e là le opere di
questi scultori indigeni educati nelle botteghe dei maestri greci ; ci limitiamo a ricordare tra
le altre, come esempi più evidenti, una formella con pavoni sulla facciata di una casa nel Rio
dell’Olio a Venezia, ed un’altra nel Museo civico di Treviso, (in uno dei corridoi del piano
terreno, senza numero) in cui è figurata una donna con coda e zampe caprine a cui un ser-
pente morde il viso : proviene dai dintorni della città ed è opera di un rozzo tagliapietra
che ha appreso l’arte dai bizantini e fa i capelli a cordoni e i contorni a spigoli quadrati
senza rotondità.
Ad Atene sulla facciata della chiesa della Vergine Gorgopico costruzione del secolo xii,
vi sono cinque lastre marmoree che si possono bene mettere a riscontro con le torcellane:
vi sono rappresentati grifi che beccano una pigna, uccelli lottanti con serpi, un leone che
sbrana un agnello, leoni che si mordono il dorso, sfingi alate. Il Rivoira che ne riproduce
quattro2, le crede antiche, provenienti da un attiguo tempio greco-egizio, mentre è evidente
' Basta osservare le fotografie delle formelle (Ali- Venturi, Storia, II, pag. 133.
nari 13046, formella di destra; 17980 formella di sini- 2 G. T. Rivoira, Le origini dell architettura lom-
stra) per notare la differenza; finora però si è sempre barda, Roma, 1901, fig. 278-281.
riprodotto il pluteo imitato: Cattaneo, op. cit. fig. 164;
Fig. 5 — Formella dei cancelli del coro (sec. xii) - Torcello, Duomo
ANTONIO MUNOZ
sibile sul piano; i contorni non sono rotondi ma hanno spigoli acuti, i capelli son segnati
a lunghi cordoni, solo pio? per la ragione speciale di sfuggire agli inseguitori, li ha rivolti
sulla fronte e ricciuti alla ma-
niera degli angeli bizantini sui
piloni della navata mediana di
San Marco : l’occhio ha tagliato
a mandorla e disposto come se
la figura stesse di faccia. La
tendenza spiccatissima nei due
plutei a distender in piano e a
schiacciar le sporgenze e le ro-
tondità, come nei rilievi ellenici
antichi ci conforta nell’ ipotesi
che lo scultore fosse familiare
con modelli classici.
Accanto ai maestri greci, la-
vorarono a Torcello degli artisti
indigeni che si sforzarono di imi-
tarli. Esaminando i quattro plu-
tei della fronte del cancello del
coro, si vedrà chiara la diffe-
renza, fin qui non avvertita tra
l’opera degli scultori bizantini e
quella degli imitatori paesani.
Ognuno dei plutei si compone
di due formelle: l’una ha due
leoni ai lati di un albero tra i cui rami intrecciati stanno uccelli e conigli, l’altra presenta
due pavoni che si arrampicano a beccare il grano posto in un piccolo vaso retto da una lunga
colonnina.
Ma quelli di sinistra hanno una correttezza e una nettezza di linee che manca agli altri
di destra: i primi son lavorati da un artista padrone del marmo, che lo sa tagliare netta-
mente segnando i contorni ben decisi come se incidesse su una lastra di metallo, (fig. 5) ;
gli altri sembran gessi calcati su quelli di sinistra, rozze imitazioni non condotte a pulimento
e non rifinite. 1
Studiando la scultura veneta del secolo XII, è possibile rintracciar qua e là le opere di
questi scultori indigeni educati nelle botteghe dei maestri greci ; ci limitiamo a ricordare tra
le altre, come esempi più evidenti, una formella con pavoni sulla facciata di una casa nel Rio
dell’Olio a Venezia, ed un’altra nel Museo civico di Treviso, (in uno dei corridoi del piano
terreno, senza numero) in cui è figurata una donna con coda e zampe caprine a cui un ser-
pente morde il viso : proviene dai dintorni della città ed è opera di un rozzo tagliapietra
che ha appreso l’arte dai bizantini e fa i capelli a cordoni e i contorni a spigoli quadrati
senza rotondità.
Ad Atene sulla facciata della chiesa della Vergine Gorgopico costruzione del secolo xii,
vi sono cinque lastre marmoree che si possono bene mettere a riscontro con le torcellane:
vi sono rappresentati grifi che beccano una pigna, uccelli lottanti con serpi, un leone che
sbrana un agnello, leoni che si mordono il dorso, sfingi alate. Il Rivoira che ne riproduce
quattro2, le crede antiche, provenienti da un attiguo tempio greco-egizio, mentre è evidente
' Basta osservare le fotografie delle formelle (Ali- Venturi, Storia, II, pag. 133.
nari 13046, formella di destra; 17980 formella di sini- 2 G. T. Rivoira, Le origini dell architettura lom-
stra) per notare la differenza; finora però si è sempre barda, Roma, 1901, fig. 278-281.
riprodotto il pluteo imitato: Cattaneo, op. cit. fig. 164;
Fig. 5 — Formella dei cancelli del coro (sec. xii) - Torcello, Duomo