LE RAPPRESENTAZIONI ALLEGORICHE DELLA VITA
i43
Una versione italiana della leggenda c’è nel codice chigiano da cui abbiamo riportato
la parabola, ma manca di questa l’illustrazione. 1 Del resto il codice Bresciano rappre-
senta una copia tarda del racconto che già molti secoli prima doveva esser diffuso in
Occidente, poiché Benedetto Antelami sul cadere del secolo XII rappresentò la scena del-
l’albero della Vita su una delle porte del Battistero di Parma. Il bassorilievo dell’Ante-
lami (fig. 1) è troppo noto perchè sia necessario fermarci a descriverlo, osserviamo soltanto
che in esso la rappresentazione è molto semplificata; mancano gli aspidi e perfino l’uni-
corno che è tanto importante nella parabola: l’uomo se ne sta tranquillamente sull’albero
cavando il miele da un alveare mentre in basso il dragone getta fiamme dalla bocca aperta
e i topi che sembran cani rodono le radici della pianta. Nei lati il Sole e la Luna, e il
Giorno e la Notte stanno a rafforzare il concetto del tempo espresso dai topi. Donde l’An-
imili mulinili • txvtir tugictuT nc tmomirt:
— — ..hi _P&slitèff*?.>#*•.
7 -vntwml
VKt Jitcma ;
"Wl miiAt.
-..urnocf'fCnKSJ
5%-Jrrt'frrìr li?
etowcnm-
ijwhjl «.filtrar !
f>«w Tfbmu0
Fig. 9 — Allegoria della Vita (Storia di Barlaam e Josafat, cod. ottob. lat. 269)
Roma, Biblioteca vaticana
telami abbia tratto la sua rappresentazione non sappiam dire con certezza; ci basti esprimer
l’ipotesi che essa sta forse a testimoniare di un altro dei numerosi influssi francesi sull’arte
emiliana di quel periodo messi in luce con tanta chiarezza da Wilhelm Vòge, 2 ricordando
che il romanzo di Barlaam fu in Francia molto più diffuso che in Italia.
A Venezia in San Marco si vede ancora unaltro esempio dell’albero della Vita in un
piccolo bassorilievo di marmo bianco posto alla base di uno degli stipiti della cappella di
Sant’Isidoro a sinistra della navata mediana (fig. io). Qui la scena è ridotta ai minimi ele-
1 È evidente che il miniatore non ebbe presenti
altri codici della leggenda, ma scelse da sè le illu-
strazioni, omettendo quella della Vita che era supe-
riore alle sue forze. La scena che ricorre più frequen-
temente in questo interessante codice che ci si presenta
tanto per lo stile del testo quanto per le miniature
che lo ornano, come uno schietto prodotto dell’arte
popolare toscana del principio del xv secolo, è quella
del santo Barlaam che predica al suo discepolo : i
due stanno in piccole stanze dai pavimenti a musaici
variopinti, l’uno di fronte all’altro, seduti, e certo il
miniatore s’ispirò alle rappresentazioni dell’Annuncia-
zione collocando Iosafat col capo piegato sull’omero
e le mani giunte come la timida verginella di Betlem,
e Barlaam di contro con l’indice appuntato come
Gabriele, mentre dall’alto assiste lo Spirito Santo in
forma di colomba. Di questo codice ci riserbiamo di
dare altrove la illustrazione.
2 W. Vòge, Der proven^alische Eìnfluss in Italien
und das Datimi des Arler Portìcus, in Reperlorium fiir
Kunstwìssenschafl, 1902.
i43
Una versione italiana della leggenda c’è nel codice chigiano da cui abbiamo riportato
la parabola, ma manca di questa l’illustrazione. 1 Del resto il codice Bresciano rappre-
senta una copia tarda del racconto che già molti secoli prima doveva esser diffuso in
Occidente, poiché Benedetto Antelami sul cadere del secolo XII rappresentò la scena del-
l’albero della Vita su una delle porte del Battistero di Parma. Il bassorilievo dell’Ante-
lami (fig. 1) è troppo noto perchè sia necessario fermarci a descriverlo, osserviamo soltanto
che in esso la rappresentazione è molto semplificata; mancano gli aspidi e perfino l’uni-
corno che è tanto importante nella parabola: l’uomo se ne sta tranquillamente sull’albero
cavando il miele da un alveare mentre in basso il dragone getta fiamme dalla bocca aperta
e i topi che sembran cani rodono le radici della pianta. Nei lati il Sole e la Luna, e il
Giorno e la Notte stanno a rafforzare il concetto del tempo espresso dai topi. Donde l’An-
imili mulinili • txvtir tugictuT nc tmomirt:
— — ..hi _P&slitèff*?.>#*•.
7 -vntwml
VKt Jitcma ;
"Wl miiAt.
-..urnocf'fCnKSJ
5%-Jrrt'frrìr li?
etowcnm-
ijwhjl «.filtrar !
f>«w Tfbmu0
Fig. 9 — Allegoria della Vita (Storia di Barlaam e Josafat, cod. ottob. lat. 269)
Roma, Biblioteca vaticana
telami abbia tratto la sua rappresentazione non sappiam dire con certezza; ci basti esprimer
l’ipotesi che essa sta forse a testimoniare di un altro dei numerosi influssi francesi sull’arte
emiliana di quel periodo messi in luce con tanta chiarezza da Wilhelm Vòge, 2 ricordando
che il romanzo di Barlaam fu in Francia molto più diffuso che in Italia.
A Venezia in San Marco si vede ancora unaltro esempio dell’albero della Vita in un
piccolo bassorilievo di marmo bianco posto alla base di uno degli stipiti della cappella di
Sant’Isidoro a sinistra della navata mediana (fig. io). Qui la scena è ridotta ai minimi ele-
1 È evidente che il miniatore non ebbe presenti
altri codici della leggenda, ma scelse da sè le illu-
strazioni, omettendo quella della Vita che era supe-
riore alle sue forze. La scena che ricorre più frequen-
temente in questo interessante codice che ci si presenta
tanto per lo stile del testo quanto per le miniature
che lo ornano, come uno schietto prodotto dell’arte
popolare toscana del principio del xv secolo, è quella
del santo Barlaam che predica al suo discepolo : i
due stanno in piccole stanze dai pavimenti a musaici
variopinti, l’uno di fronte all’altro, seduti, e certo il
miniatore s’ispirò alle rappresentazioni dell’Annuncia-
zione collocando Iosafat col capo piegato sull’omero
e le mani giunte come la timida verginella di Betlem,
e Barlaam di contro con l’indice appuntato come
Gabriele, mentre dall’alto assiste lo Spirito Santo in
forma di colomba. Di questo codice ci riserbiamo di
dare altrove la illustrazione.
2 W. Vòge, Der proven^alische Eìnfluss in Italien
und das Datimi des Arler Portìcus, in Reperlorium fiir
Kunstwìssenschafl, 1902.