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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 4
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Sirén, Osvald: Di alcuni pittori Fiorentini: che subirono l'influenza di Lorenzo Monaco
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0407

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352

OSVALD SIjRÉJV

fu attribuito a Lorenzo Monaco: mostra infatti evidente l’influenza di questo maestro, ma
a mio parere è una delle migliori opere del « maestro dal vispo bambino » la cui già notata
maniera senese del drappeggiare si mostra qui in forma particolarmente bella.

Non conosco la storia di questa tavola ma posso proporre un’ipotesi. Nelle note alla
vita di Lorenzo Monaco, il Milanesi (Vasari, II, 35) osserva che il 3 marzo del 1422 fu fatto
un contratto fra i consoli dell’Arte della Lana e gli eredi del cardinale Pietro Corsini per
la costruzione della « cappella di San Lorenzo, che si doveva fare in Santa Maria del Fiore,
secondo il lascito del cardinale Pietro Corsini e che gli eredi, Gherardo e Amerigo Corsini,
si obbligano di far dipingere la tavola, che doveva andare nell’altare della suddetta Cappella,
dal Frate degli Angeli (Don Lorenzo) o dal altro pittore sufficiente o migliore ».

Per quale motivo il Milanesi accennò fra parentesi a Lorenzo Monaco? Questo nome
non appare nel documento originale nè conosco alcun dipinto di Lorenzo cui quel documento
si possa riferire. Forse eravi nel Chiostro degli Angeli un qualche altro buon monaco pittore,
uno scolaro di Lorenzo. Non si potrebbe questo minore artista camaldolese identificarlo col
« maestro dal vispo bambino » ? La tavola suindicata sembra veramente eseguita per un
cardinale e per una cappella di San Lorenzo.

“ Compagno di Bicci. ,,

Per il secondo pittore del quale ho fatto cenno scelgo la designazione di « Compagno
di Bicci », poiché probabilmente egli per alcun tempo collaborò con Bicci di Lorenzo e
senza dubbio ne risentì l’influenza. Lorenzo Monaco fu tuttavia il suo vero maestro. E carat-
tere di questo artista di non essere, al paro della maggior parte degli altri, un distinto
anello nello sviluppo della pittura, col procedere verso nuovi ideali, ma di mantenersi,
per così dire, da lato, pago di quanto ha appreso un giorno, non rivolgendosi nè all’av-
venire nè al passato. Per lo meno io non l’ho conosciuto che come pittore assai timido,
accurato e un po’ monotono. Le sue opere si possono classificare in un ordine cronolo-
gico approssimativo, ma basandosi su criteri affatto generici poiché non si può parlare
di un vero evolversi della sua arte. Peculiarità saliente del pittore è la forma dei visi delle
figure con la fronte ampia e alta, gli occhi assai allungati, il naso dritto, la bocca piccola.
Anche più caratteristica è la sua gamma dei colori. I dipinti di questo maestro sono luminosi
e vivaci ma non per colori chiari e distinti quali nelle opere di fra Angelico, bensì per
certe singolari spezzature di toni che talvolta male si accordano insieme. Il pittore predilige
il rosso di pallido cinabro unito a toni di azzurro profondo, il verde chiaro, l’arancione,
l’ametistino ed altre simili tinte : sovente il rosa è assai pallido, quasi bianco. Tali colori mi
avevano sempre fatto pensare all’opera di un miniatore, ed infatti trovai alfine nella Biblioteca
di San Marco (n. 36 « Ignoto miniatore ») un messale miniato dal nostro maestro.

Crowe e Cavalcasene diedero a due riprese due diversi giudizi sul pittore del quale
parliamo. Dapprima 1 essi indicano rapporti tra una sua Incoronazione, conservata nell’Acca-
demia di Firenze, e certi affreschi, in assai cattivo stato, della chiesa di San Lorenzo a
San Gemignano, suggerendo che forse il pittore si potrebbe identificare con Cenni di Fran-
cesco di ser Cenni. Tali rapporti, a mio parere, non esistono: così gli affreschi di San Gemi-
gnano come le opere di Cenni di Francesco a Volterra sono affatto dissimili dal dipinto
dell’Accademia.

In altro luogo poi della loro opera,2 i prefati autori inclinano ad attribuireXIncoronazione
dell’Accademia ad un certo Rosselli di Iacopo Franchi del quale un’opera firmata, che poi
passò in proprietà di C. F. Murray, trovavasi nella collezione Toscanelli. Non mi fu possibile

1 Cavalcaselle e Crowe, Storia, voi. II, 207.

Ibidem, III, appendice.
 
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