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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 4
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D'Achiardi, Pietro: Alcune opere di Sculptura in Legno dei secoli XIV e XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0415

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3Óo

PIETRO D’ACH[ARDI

la statua fosse destinata non ad essere rivestita con un abito completo, ma con un sem-
plice manto, che lasciava scoperta in parte la veste sottostante, dipinta e scolpita nel
legno, nonché, naturalmente, ambedue le mani. Essa è stata attribuita alla scuola fioren-
tina del secolo XV, e considerata come l’imagine di una santa.1 Si tratta invece, senza
dubbio, di una Vergine Annunziata, ed a provare ciò basta il confronto colla figura, in
tutto simile, del Museo di Lione. Inoltre, pur riconoscendo in questa statua un’opera molto
progredita, siamo propensi tuttavia a farla rientrare nel secolo XIV, ed a collegarla diret-
tamente colle più belle creazioni uscite dalla scuola pisana negli ultimi anni di quel secolo,
sotto l’influsso immediato dell’arte di Nino. Il tipo fiorentino si va certamente accentuando
e comincia ad acquistare la sua prevalenza su quello pisano.

Questa nobilissima Vergine del Museo civico di Pisa è la sorella gentile delle figure
di Solome e della Fede, scolpite da Andrea nella porta del battistero fiorentino. Il tratta-
mento delle vesti, aderenti ai corpi nella parte superiore ed allargantisi inferiormente in
sobri partiti di pieghe, l’acconciatura dei capelli elegantemente discriminati, rigonfi intorno
alla testa e tenuti all’ingiro da un sottil nastro che passa sulla fronte, la faccia piuttosta
piena, dalla bocca piccola e carnosa, dal mento rotondeggiante, tutto questo è già patrimonio
dell’arte di Andrea che si è trasmesso al giovane Nino durante la loro collaborazione nelle
porte stesse del battistero.

La Madonna in legno del Museo civico di Pisa, derivata senza dubbio dalla scuola di
Nino, appartiene a quello stesso tipo iconografico di cui uno dei più belli esemplari ci è
dato dalla Madonna col Bambino, in marmo, esistente nel Museo dell’ Opera di Orvieto, ed
attribuita da molti a Nino stesso. La loro origine è comune. Si confrontino le due teste,
il modo di trattare i capelli, identico nelle due statue, il bell’ovale della faccia, la purezza
dei lineamenti caratterizzati dalle stesse particolarità cui abbiamo di sopra accennato, e non
si potrà disconoscere che le analogie di stile sono tanto strette da far quasi supporre le
due opere uscite da una stessa mano. A queste due sculture dobbiamo infine ravvicinare
anche la Madonna in marmo, presso il signor James Simon, a Berlino, attribuita pure a
Nino Pisano. 2 *

A Nino vengono di solito assegnate due altre statue dell’Angelo e della Vergine
Annunziata, dello stesso Museo civico di Pisa, le quali, insieme con quelle di Lione, occu-
pano un posto eminentissimo fra le sculture in legno più conosciute (fig. 4 e 5). L’Jacobsen
anzi, preso da entusiasmo dinanzi a questo gruppo di straordinaria bellezza, non solo con-
fermò l’ipotesi che esse fossero di mano di Nino, ma giunse ad esclamare che sarebbero
degne di un artista più grande di lui !3

Tanto la statua della Vergine che quella dell’Angelo sono attualmente ricoperte da una
monotona tinta giallastra che nasconde sotto la sua scialba veste l’antica policromia, e dà
alle figure un aspetto più molle, un’espressione più slavata. Sotto questa tinta, che in parte
è venuta distaccandosi, appariscono tracce del primitivo colore, in un’elegante decorazione
a fiorami ed a motivi geometrici sul petto dell’Angelo e della Vergine, nei capelli tutti in
oro, secondo il costume consueto, nelle pupille scure, nelle labbra rosee. 4 5

Quantunque anche i lineamenti del volto abbiano perduto, sotto quella patina spessa,
la freschezza del loro modellato, tuttavia è possibile ancora apprezzare i pregi eccezionali
di queste due statue nella tenera e giovanile bellezza delle teste, animate da un sentimento

1 I. B. Supino, Catalogo del Museo cìvico di Pisa.

2 Vedi R. Stettiner, Austellung von Kunstwerken

des Mittelalters und der Renaissance, Berlin, 1899,

pag. 75, tav. XV.

5 E. Jacobsen, Das neue Museo civico zu Pisa, in
Repert. fìir Kunstw., 1895, XVIII Band, pag. 104.
Vedi anche Schubring, Pisa, Leipzig, 1902, pag. 143;

Supino, Arte pisana, Firenze, Alinari, 1904, pag. 223.

4 Vano è riuscito il tentativo di liberare le due belle
statue da questa patina che le deturpa, perchè esse
furono molto danneggiate in passato, di modo che
alcune parti dei corpi dovettero essere risaldati con
pezzi di tela incollata. La nuova tinta fu data appunto
per ricoprire questi guai sofferti, questi rattoppamenti.
 
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