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PIETRO D’A CITI ARDI
Fra i prodotti di un’arte più progredita, già prossima al
limitare del secolo XV, devono essere collocate due statue
in legno del Museo di Berlino, considerate dallo Schubring
come manifestazioni di un’arte nordica, forse piemontese,
e rivendicate recentemente dallo Justi alla scuola pisana 1
(fig. 11* e 12”'). • ,
Questo gruppo dell’Annunziazione si distingue da tutti
gli altri di simil genere per la disposizione insolita delle
due figure, che ci riporta piuttosto al modo col quale lo
stesso motivo veniva trattato dai pittori trecentisti. Maria
sta seduta quasi di pieno prospetto ; tiene sul ginocchio
sinistro un libro aperto, .sul quale poggia la palma della
mano, e porta la destra umilmente al petto, inclinando
lievemente la testa verso la parte donde giunge l’Angelo.
Gabriele, che si vede di profilo, mezzo inginocchiato,
porta sopra il ginocchio ripiegato la mano sinistra, nella
quale originariamente doveva tenere il ramo d’ulivo, e alza
la destra verso la vergine in atto di benedire. Le vesti
della Vergine presentano la consueta unione del bleu e del
rosso ; la veste dell’Angelo è dorata, il manto di un deli-
cato rosso pallido, gli ornati delle stoffe rossi e oro, in
parte impressi nel legno, le carnagioni chiare. Nell’insieme,
questo gruppo mostra evidentemente che l’artista si è ispi-
rato alle opere della pittura contemporanea, ed in certo
modo anche a quella della scultura in rilievo, nelle quali
incontriamo più di frequente una disposizione del tutto
simile a questa.
Se dovessimo assegnare una data precisa a quest’opera
leggiadra, sarammo indotti a prima vista, come giusta-
mente osserva lo Justi, a collocarla nel secolo XV, tanto le
forme appariscono emancipate e libere in ogni loro movi-
mento. Però lo Justi stesso aggiunge che quest’influsso
della pittura trecentistica nel nostro intagliatore, e certe
analogie che questo gruppo, per la sua disposizione, pre-
senta con numerose opere del secolo XIV (cfr. l’Annun-
ciazione nel tabernacolo dell’Orcagna, nell’altare di Tom-
maso Pisano in San Francesco di Pisa, nella facciata del
duomo di Orvieto, nel Dossale di Pistoia, nell’altar mag-
giore del duomo di Arezzo) inducono a dissipare l’inganno
di quella prima impressione e a far rientrare l’opera in
quel secolo medesimo. Ma sia che questo fine intaglio po-
Pisa, Museo Civico - (Fot. Min. P. I.) licromo debba riferirsi alla fine del secolo XIV o al prin-
Fig. io — L’Angelo Gabriele
Scuola Pisana, xiv sec.
soggolo bianco, dalle forme molto piatte e schiacciate
(sala XII, n. 14, propr. dell’Opera delle primiziale),
quella di una santa in atteggiamento estatico (sala XII,
n. 17, prov. dal monastero di San Domenico), ed
un’altra, pure di santa, di epoca un po’ più tarda, e
che per la mancanza degli attributi, essendo priva
delle braccia, non siamo in grado di caratterizzare
(sala XII, n. 5, stessa provenienza). Nei capelli si
scorgono ancora tracce abbondanti dell’antica doratura ;
la veste bianca, cinta in alto ci riporta verso i primi
anni del secolo xv, e così pure il modellato del volto,
dalle fattezze piene e rotonde. Non è da escludersi
che potesse rappresentare una Vergine Annunciata,
tenendo conto specialmente di alcune relazioni che
essa presenta con le altre statue che abbiamo ricol-
legato più direttamente con la scuola di Nino pisano.
1 P. Schubring, Pisa, Leipzig, 1902, pag. 146 ;
L. Justi, Giovanni Pisano und die toskanischen Skul-
PIETRO D’A CITI ARDI
Fra i prodotti di un’arte più progredita, già prossima al
limitare del secolo XV, devono essere collocate due statue
in legno del Museo di Berlino, considerate dallo Schubring
come manifestazioni di un’arte nordica, forse piemontese,
e rivendicate recentemente dallo Justi alla scuola pisana 1
(fig. 11* e 12”'). • ,
Questo gruppo dell’Annunziazione si distingue da tutti
gli altri di simil genere per la disposizione insolita delle
due figure, che ci riporta piuttosto al modo col quale lo
stesso motivo veniva trattato dai pittori trecentisti. Maria
sta seduta quasi di pieno prospetto ; tiene sul ginocchio
sinistro un libro aperto, .sul quale poggia la palma della
mano, e porta la destra umilmente al petto, inclinando
lievemente la testa verso la parte donde giunge l’Angelo.
Gabriele, che si vede di profilo, mezzo inginocchiato,
porta sopra il ginocchio ripiegato la mano sinistra, nella
quale originariamente doveva tenere il ramo d’ulivo, e alza
la destra verso la vergine in atto di benedire. Le vesti
della Vergine presentano la consueta unione del bleu e del
rosso ; la veste dell’Angelo è dorata, il manto di un deli-
cato rosso pallido, gli ornati delle stoffe rossi e oro, in
parte impressi nel legno, le carnagioni chiare. Nell’insieme,
questo gruppo mostra evidentemente che l’artista si è ispi-
rato alle opere della pittura contemporanea, ed in certo
modo anche a quella della scultura in rilievo, nelle quali
incontriamo più di frequente una disposizione del tutto
simile a questa.
Se dovessimo assegnare una data precisa a quest’opera
leggiadra, sarammo indotti a prima vista, come giusta-
mente osserva lo Justi, a collocarla nel secolo XV, tanto le
forme appariscono emancipate e libere in ogni loro movi-
mento. Però lo Justi stesso aggiunge che quest’influsso
della pittura trecentistica nel nostro intagliatore, e certe
analogie che questo gruppo, per la sua disposizione, pre-
senta con numerose opere del secolo XIV (cfr. l’Annun-
ciazione nel tabernacolo dell’Orcagna, nell’altare di Tom-
maso Pisano in San Francesco di Pisa, nella facciata del
duomo di Orvieto, nel Dossale di Pistoia, nell’altar mag-
giore del duomo di Arezzo) inducono a dissipare l’inganno
di quella prima impressione e a far rientrare l’opera in
quel secolo medesimo. Ma sia che questo fine intaglio po-
Pisa, Museo Civico - (Fot. Min. P. I.) licromo debba riferirsi alla fine del secolo XIV o al prin-
Fig. io — L’Angelo Gabriele
Scuola Pisana, xiv sec.
soggolo bianco, dalle forme molto piatte e schiacciate
(sala XII, n. 14, propr. dell’Opera delle primiziale),
quella di una santa in atteggiamento estatico (sala XII,
n. 17, prov. dal monastero di San Domenico), ed
un’altra, pure di santa, di epoca un po’ più tarda, e
che per la mancanza degli attributi, essendo priva
delle braccia, non siamo in grado di caratterizzare
(sala XII, n. 5, stessa provenienza). Nei capelli si
scorgono ancora tracce abbondanti dell’antica doratura ;
la veste bianca, cinta in alto ci riporta verso i primi
anni del secolo xv, e così pure il modellato del volto,
dalle fattezze piene e rotonde. Non è da escludersi
che potesse rappresentare una Vergine Annunciata,
tenendo conto specialmente di alcune relazioni che
essa presenta con le altre statue che abbiamo ricol-
legato più direttamente con la scuola di Nino pisano.
1 P. Schubring, Pisa, Leipzig, 1902, pag. 146 ;
L. Justi, Giovanni Pisano und die toskanischen Skul-