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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 4
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0447

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392

CORRIERI

Ricostruzioni in Germania. — Ai restauri delle
pitture corrispondono le ricostruzioni degli edifici mo-
numentali. Il castello romano di Saalburg è stato ri-
fatto d’ordine dell’imperatore ; un altro a Hochkoni-
sburg, presso Strasburgo, si rifa compiutamente dagli
alsaziani che l’offrono in dono al sovrano; il castello
di Heidelberg, si rinnova per opera dello Scjiaeffer,
nonostante le proteste del Thode, del Dehio e d’altri.
« Verschafern » qui significa rinnovare, rifare, imbrattare
l’antico. E purtroppo tutta la Germania sta verschà-
fernd. Acquisgrana ha rinnovata la sua vetusta catte-
drale cosi da far levare un grido di dolore dallo Strzy-
govvski. La modernità ammanta le vecchie cattedrali,
come le case antiche delle contrade di Norimberga;
e i grandi negozi d’antichità rigurgitano dei resti delie
vecchie dimore signorili, dai soffitti alle cassepanche,
dalle cappe di camino agli usci intagliati. È la ric-
chezza che fa gettar via come ciarpame i ricordi del-
l’antico, i segni della vita e dell’arte nazionale. E vanno
tutti quegli oggetti dispersi, si addensano nei musei,
con la loro bellezza scemata, con la loro luce offuscata,
col loro carattere menomato. Almeno in luogo delle
case abbattute si erigessero case belle, nelle cattedrali
rinnovate si scorgessero fiori d’arte nuova, alle cose
divelte si sostituissero nobili cose. Invece la modernità
è volgare, con le sue imitazioni forzate, con il suo
eccletismo insignificante, con i suoi capricci. Si sa ab-
battere, non costruire ; si fa opera vandalica da per
tutto. Solo la pietà, che muove gli studiosi dell'an-
tico, gli sturici dell’arte a protestare contro i vanda-
lismi, eccita pure a ricoverare nei musei le membra
disgregate dei monumenti, a ospitare gli oggetti d’arte
tolti dal loro luogo natio.

11 nuovo museo Federigo a Berlino. — Mentre
da tutte le parti della Germania fioriscono i musei me-
dioevali e moderni, Berlino ha voluto dare un esempio
solenne col nuovo museo Federigo. Le grandi inten-
zioni di Guglielmo Bode non furono però bene com-
prese, cosi che il nuovo museo sorto in una brutta
area, tra una strada ferrata e due canali, manca di
spazio per potere esporre degnamentè, modernamente,
tutto il ricco materiale che il Bode ha saputo racco-
gliere. Nessun museo in Europa conta più numerosi
esemplari dell’arte nostra del Quattrocento, si di scul-
ture , come di pitture. E tra pitture contatisi pa-
recchie non mai esposte nella galleria di Berlino,
tra le altre un bellissimo tondo di Botticelli, già nella
raccolta Rackinski, due quadretti piacevoli di Bernardo
Parenzano, ecc. Ma la grande novità del nuovo museo
sarà la parte medioevale, specialmente una grande de-
corazione di origine siriaca, un enorme monumento
del periodo di Giustiniano, trasportato dall’Oriente a
Berlino : tutto a traforo fantastico, con draghi e leoni
affrontati di qua e di là dai vasi, con palme e racemi.
E il segno delle idee ricostruttrici del direttore del mu-

seo si vedrà nella basilica costruita in mezzo al museo,
tutta adorna di antichi materiali, dalla pietra tombale
alla mensa d’altare. Il 18 d’ottobre avverrà l’inaugu-
razione del grande museo che reca in una facciata la
scritta : Kaiser Wilhelm II dein Andenken Kaiser Frie-
drichs. — Begonnen MDCCCC. Vollendet MDCCCCIV.

“ La Resurrezione „ di casa Roncalli di Ber-
gamo nel museo di Berlino. — Come ninno potrà
consentire col Bode a proposito della Resurrezione
supposta di Leonardo da Vinci, nè dell’Adorazione
de’ Magi attribuita a Vittor Pisano, nè delle allegorie
assegnate a Melozzo da Forlì, opera invece di Justus
van Ghent; così niuno potrà mai sottoscrivere l’attri-
buzione a Ciambellàio del quadro di casa Roncalli di
Bergamo, di recente entrato a far parte della galleria
di Berlino. Non ripeterò cose già dette in questo pe-
riodico a riguardo di quell’attribuzione. Rivedendo il
quadro, esso mi è parso così debole, così povero, così
brutto da non comprendere come sia stato fatto a pro-
posito di esso il grandissimo nome di Giovanni Bel-
lini. Tutto è piccolo in quel quadro: piccole, inespres-
sive le figure come sono piccole la lancia, la spada, la
scure, lo scudo, l’alabarda, la picca dentata degli ar-
migeri. Male si bilica nel cielo il Cristo senza la no-
biltà che Giambellino vi infuse; e il drappo che ne
avvolge il corpo, annodato a mezzo della persona,
forma pieghe acutissime, e si stende come tela me-
tallica in aria. A sinistra sta un armigero a gambe
aperte con certe brache di carta scompisciata, in un
atteggiamento comicissimo per difender la vista dalla
luce che dovrebbe colpire dall’alto gli occhi suoi :
porta come per salutare all'elmetto la grossa mano,
dal pollice che par gonfio per un patereccio. Nè mi-
gliore è la guardia stesa a terra, rossa di carni, con
la barba irta a setole strappate ; nè l’altra a sinistra
dagli occhi di vetro che sembra piantar sul suolo con
una gamba sola. Le estremità delle figure sono quasi
sempre deformi ; e bene doveva sapere l’artista della
sua pochezza a questo riguardo, perchè, dove gli fu
possibile, le nascose. Nè il paese, gli animali, il fondo
mostrano uno sprazzo d’arte di Giovanni Bellini: il
paese con radici d’albero come bianchi polipai: un
lepre, che è in esso, non può correre, tanta è la sua
grassezza ; la luce rosea orlata di giallo si la fumosa
allontanandosi daH’orizzonte.

Vendite di opere d’arte e i loro nomi. — Ad-
dirittura si vuole nobilitare le cose vendibili o ven-
dute coi più bei nomi dei nostri artisti. Se ne ha una
prova nel « Catalogue des objets d’art et de haute cu-
riosité composant la collection Bourgeois frères » (Co-
logne, 1904), dei quali si farà la vendita a Cologna,
nella gran sala del casino (Augustinerplatz, 7) dal
mercoledì 19 al giovedì 27 di ottobre, A Cologna, in
quella gran sala dove si fecero le vendite Parpart, Félix,
 
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