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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0473

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BIBLIOGRAFIA

418

Pittura.

E. Bernich, La chiesa dell’Incoronata [a Napoli],
(•Napoli nobilissima, voi. XIII, pag. 100-103, con fig. ;
Napoli, 1904).

Dà conto di un affresco della cappella del Crocefisso
nella detta chiesa, ove è ritratto il prospetto della chiesa e
dell’ospedale della Corona di spine, edificio fondato da Gio-
vanna I nel secolo xiv e oggi scomparso.

G. Cagnola, Un affresco inedito di Masolino da
Panicale. (Rassegna d’arte, anno IV, pag. 75-76, fig).

E il fregio nel palazzo Castiglioni a Castiglion d’Olona,
già citato dal Berenson, e che l'A. riproduce per la prima
volta ed illustra brevemente.

E. Calzini, Per Melozzo da Forlì. (Rivista d'arte,
1904, II, pag. 109-119).

L’A. sostiene che la pala dell’Annunciazione dipinta in-
torno al 1490 per la chiesa del Carmine di Forlì, ed ora
conservata nella civica pinacoteca forlivese, è opera nelle
parti principali non del Paimezzano, cui ora è attribuita,
ma di Melozzo ; ipotesi che appare assurda a chi abbia anche
minima conoscienza dello stile del maestro e del discepolo.

A. Chiappelli, In quale anno e in quale luogo morì
Benozzo Gozzoli? E dove ebbe la sua sepoltura? (Ar-
chivio stor. ital., t. XXXIV, pag. 146-158; Firenze,
1904).

Da una nota manoscritta trovata nella Biblioteca Forte-
guerri di Pistoia, il C. rileva che il Gozzoli morì in quella
città il 4 ottobre 1497 invece che nel 1478, come si era
finora ritenuto in base all’,iscrizione sepolcrale del camposanto
di Pisa, la quale non doveva riferirsi alla data della morte.
Così il C. opina anche che la salma del pittore sia rimasta
a Pistoia.

F. Gabotto, La pittura ad olio in Piemonte nella
prima metà del secolo XIV. (Boll. storico-bibliografico
subalpino, anno Vili, pag. 179-186;.

E un interessante contributo non tanto alla storia pitto-
rica piemontese, quanto alla questione dell’origine della pit-
tura ad olio. Dai documenti che il G. ha trovati e che ri-
ferisce, appare come fin dal primo quarto del Trecento in
Piemonte si facesse uso dell’olio per stemperare i colori.

L. Greder, Un peintre parisien dìi XVII siècle :
Jacques Rousseau (1631-1693). (Bull, de la Société de
ly histoire de Paris et de VIle-de-Fr., 31° année, pag. 108-
115; Paris, 1904).

Cenno della vita e delle opere del Rousseau, che fu ri-
nomato paesista e prospettivista, e i cui lavori si veggono
ancora a Parigi nel palazzo Lambert, a Versailles nella sala di
Venere, ed a Londra nel palazzo del British Museum, ecc.

L. Greder, Un peintre parisien, membre de l’Aca-
démie Royale de peinture au XVII siècle: Louis de
Nameur (1625-1693). (Bull, de la Soc. de l'histoire de
Paris, 3ie année, pag. 39-45; Paris, 1904).

Notizie biografiche col cenno dei due quadri che di lui
si conoscono.

A. De Carlo, Scoperta di affreschi giotteschi nel-
l’Abbazia di Sesto. (Illustr. italiana, anno XXXI, pa-
gina 334-336).

L’abbazia di Sesto, nel Friuli inferiore, fondata nel 762, era
già nota pel suo valore architettonico; ora poi, nel restaurare
la chiesa, si è scoperto che era intieramente decorata d’affre-
schi, che furono poi coperti d’intonaco. Da quel tratto che
si è cominciato adesso a rimettere in luce, gli affreschi si
manifestano giotteschi e forse da attribuirsi addirittura al
Maestro.

G. Di Marzo, Di Antonello d’Antonio da Messina:
primi documenti messinesi. (Arch. stor. messili., a. Ili,
pag. 169-186, Messina, 1903).

Pubblica ed illustra quattro documenti del 1473, appar-
tenenti al momento del primo ritorno del pittore in patria,
ed un altro del 1478, quando egli era ritornato da Ve-
nezia.

A. Gottscheyvshi, Die Fresken des Antoniazzo Ro-
mano im Sterbezimmer der heil. Catarina von Siena
zu S. Maria sopra Minerva in Rom. (Zur Kunstgesch.
des Auslandes, XXII), Strassburg, 1904. pp. 24.

L’A. attribuisce ad Antoniazzo gli affreschi della cappella
di Santa Caterina e quelli del ciborio di San Giovanni in
Laterano.

N. Kondaicov, Le iniziali zoomorfiche dei mano-
scritti greci e glagolitici del X-XI secolo nella biblio-
teca del monastero del Sinai. Pietroburgo, 1903, in-40,
pag. 8, tav. colorate.

L’A. studia l’origine dell’ornamento animale, ossia dello
stile dei manoscritti detto romanzo, e rigettando assolutamente
le teorie della provenienza scandinava, irlandese, movendo o
nord-germanica, mostra la via per venirne a capo, dall’or-
namento gallo-merovingico e goto, messo a confronto con
le antichità della Siberia e dell’Asia centrale, al sassanido e
siro-arabico, e poi passo passo al bisantino del periodo ico-
noclastico (vii-ix secoli).

Gli esemplari delle iniziali son tratti da due manoscritti
greci: un Vangelo del 967 e i « Sermoni » di Teodoro Stri-
dito del 1086, e da un Messale slavo-glagolitico.

G. La Corte Cailler, Per il presunto Tommaso
dyArzo pittore messinese dai principii del Cinquecento.
(Arch. stor. mess., anno IV, pag. 227-228; Messina,

*903)-

Dimostra insussistente il nome di quel pittore, creato dal
Grosso-Cacopardo per la errata lettura della scritta di un
quadro conservato a Messina. Il quadro è d’un ignoto, se-
guace di Antonello.

M., La « Resurrezione » gip in casa Roncalli a Ber-
gamo. (Rivista d’arte, 1904, II, 5, pag. 105-107).

L’A. osserva che da una figura della Resurrezione il Mo-
ceto trasse una sua stampa di Bacco seduto.

G. Mancini, Il pittore don Bartolomeo della Gatta.
(Rivista d'arte, 1904, II, 5; pag. 87-92).

Mediante ricerche archivistiche viene stabilito che il pit-
tore nacque nel 1448.
 
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