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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 5
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Ciaccio, Lisetta: Gian Martino Spanzotti da Casale, pittore, fiorito fra il 1481 ed il 1524
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0501

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LISETTA GIACCIO

Ed anche fuori dalla forma umana, infinite particolarità appaiono eguali nei due quadri; così
la forma del trono con spalliera quadrata a cimasa terminante alle estremità con due piccoli
rosoni, e bracciuoli che si attaccano alla spalliera con le stesse semplici volute e sono ornati
sul davanti di palle posate su una specie di corolla di fiore quadripetalo ; e così pure è ripe-
tuta la fronte del sedile, liscia, ornata soltanto tutt’attorno da una semplice cornice. E le
aureole sono sempre eguali, costituite d’un disco d’oro un po’ spesso, con i raggi segnati da
linee nere : e la Madonna è vestita della stessa veste di un identico rosso scarlatto, con
pieghe povere, diritte, un poco ingenue, stretta alla cintura da un egual cordoncino rosso
scuro, allacciato con lo stesso nodo, ed ornata attorno alla scollatura da una lista d’oro che
scende per un poco sul davanti terminando a punta. Perfino nell’uno e nell’altro quadro si
hanno le medesime scarpe nere con punta rotonda e larga che esce fuori di sotto ai ripie-
gamenti dell’ampio manto della Madonna.

Ma nemmeno questa seconda tavola doveva essere l’ultima nostra conoscenza a propo-
sito di (prian Martino Spanzotti : e questa volta il caso favorì me, conducendomi a posare

Fig. 3 — G. M. Spanzotti: Ciclo di affreschi. Ivrea (dintorni), Chiesa dell’ex-convento di San Bernardino
(Fotografia dello Studio di riproduzioni artistiche)

gli occhi su un’altra opera del maestro del Sodoma; e opera colossale questa, tale da rive-
larci in ogni suo lato l’ingegno e l’anima del suo autore. Si tratta cioè del ciclo di affreschi,
abbastanza ben conservati sino ad ora, esistenti nella chiesa dell’ex-convento di San Bernar-
dino presso Ivrea (fig. 3), conosciuti e tenuti già in bastante considerazione, benché anonimi,
dagli amatori piemontesi; il che peraltro non impedisce che il locale in cui si trovano sia
adibito presentemente ad uso di fienile e legnaia, senza che s’abbia nemmeno il riguardo
di non accatastare fasci di legna contro il muro affrescato, con quale beneficio delle pitture
è inutile dire.

Gli affreschi, rappresentanti scene della vita e passione di Cristo, sono distribuiti in
numero di ventuno su una stessa parete, in guisa identica ai noti affreschi di Gaudenzio
Ferrari in Santa Maria delle Grazie in Varallo: essendo anche la parete su cui sono dipinti
sorretta da tre arcate, per mezzo delle quali si doveva accedere alla parte posteriore della
chiesa, precisamente come a Varallo, quantunque ora il piano attuale del fienile giunga
vicino al livello inferiore degli affreschi, lasciandosi sotto quasi completamente i tre archi
a sesto acuto.

Ora, conoscendo il quadro dello Spanzotti alla Pinacoteca e vedendo queste pitture, non
è possibile non riconoscervi la mano dello stesso artista, e non accertarsi sempre più della
attribuzione di esse allo Spanzotti, dopo averle minutamente esaminate: onde io credo che
 
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