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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 5
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Ciaccio, Lisetta: Gian Martino Spanzotti da Casale, pittore, fiorito fra il 1481 ed il 1524
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0506

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GIAN MARTINO SPANTO TU DA CASALE, PITTORE

45i

fluenza sia di questi modelli francesi che a quella degli artisti della vicina Lombardia, nume-
rosissimi allora specialmente a Vercelli, 1 accettassero forme da una parte e dall’altra, fon-
dendole insieme in un tutto caratteristico dell’arte piemontese del Rinascimento, che in nessun
altro è così evidente come nello Spanzotti. In lui infatti si hanno forme che richiamano
direttamente l’arte francese, come la figura della Madonna stessa della Pinacoteca (fig. 1),
col capo scoperto, i capelli biondi sciolti, il manto e la veste formanti scollatura quadrata;
alcuni tipi di composizione dei suoi affreschi d’Ivrea, come VAnnunciazione (fig. 4) e la
Crocifissione (fig. 15); l’uso d’introdurre nelle rappresentazioni sacre laidi volti di mani-
goldi, deformi, quasi caricaturati (nella Crocifissione l’uomo gozzuto con la spugna, situato
dietro la croce di Cristo) ; nonché l’abitudine di dipingere le figure delle sue tavole su fondo
d’oro a disegni e di ornare i lembi dei manti con fregi costituiti da una striscia d’oro
tutta tempestata di gemme e perle ; ed
anche la forma delle ali degli angioli,
molto appuntite nella parte alta. Ma
queste forme di ispirazione francese ven-
gono poi a trovarsi a contatto nello
Spanzotti con altre spiccatamente lom-
barde, le quali finiscono per prevalere :
tali sono lo stile costantemente classico
delle [architetture e dei mobili, l’uso di
festoni di frutta e foglie, di angioletti mu-
sicanti, non rigidamente ieratici, ma vez-
zosamente seduti o posti a cavalcioni sulle
spalliere dei troni ; l’acconciatura del capo
della Vergine nella tavola dell’Albertina,
tante volte ripetuta ad Ivrea, e soprat-
tutto la fisonomia generale delle figure :
il tutto rivelante un’influenza foppiana o
mantegnesca.

Più facile forse che non il vedere che
cosa lo Spanzotti abbia potuto prendere
dai suoi maestri o modelli, è lo studiare
quale possa essere stato il suo influsso
negli scolari suoi. Di questi uno ci è noto
esplicitamente; ed a tutti è possibile, ora
che è conosciuta un’opera un po’ com-
plessa del maestro, vedere che cosa di lui
sia passato nel suo grande scolaro: io non posso nè voglio occuparmene per ora, desiderando
invece cercare di porre in luce quali altre fila possano essere partite dal maestro del Sodoma.

Ho già accennato alla furia di distruzione che tanto ha disperso dei prodotti dell’antica
scuola piemontese : tuttavia di due buoni rappresentanti di essa del principio del Cinquecento
ci rimangono tante e tali opere da poterci noi fare un chiaro concetto dell’arte loro: si tratta
di Gerolamo Giovenone da Vercelli e Defendente Ferrari da Chivasso. Ora, confrontando
le opere giovanili del primo e tutta la produzione del secondo con quanto conosciamo dello
Spanzotti, è evidente l’influenza diretta di quest’ultimo sui due artisti di lui più giovani, sì
da render giustificata la supposizione che egli fosse maestro loro, specialmente di Defendente.
Infatti in tutte le pitture di costui si hanno tante forme comuni co„n lo Spanzotti da poterle
difficilmente spiegare in altro modo: così la composizione delle sue numerosissime Natività,
con la Madonna inginocchiata a mani giunte, adorante il Bambino, steso ignudo su un lembo

Fig. n — G. M. Spanzotti: Ultima cena
Ivrea (dintorni). Chiesa dell’ex-convento di S. Bernardino
(Fotografia dello Studio di ripr. artistiche)

Colombo, Documenti e notizie intorno gli artisti vercellesi, Vercelli 1883, pag. 85.
 
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