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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 5
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Ciaccio, Lisetta: Gian Martino Spanzotti da Casale, pittore, fiorito fra il 1481 ed il 1524
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0511

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456

LISETTA CI ACCIO

Ammettendo tale derivazione di Gaudenzio dallo Spanzotti, ci spiegheremmo perfetta-
mente la curiosa arte sua che costituisce un fenomeno isolato nell’arte lombarda del Cinque-
cento, essendo ben diversa, nell’essenza sua, sia dall’arte locale preleonardesca, sia da quella
degli scolari ed imitatori di Leonardo. Egli avrebbe cioè serbata sempre viva la memoria
delle forme del suo primo maestro, accettando dai Milanesi, fra i quali si era trasferito, alcune
altre forme e tutti quei miglioramenti di tecnica e quella maggior accuratezza del disegno
che egli prima ignorava, aggiungendo poi di suo quel certo che di fastoso e di esuberante
che è tutto proprio dell’indole sua, nonché, ben s’intende, il suggello del suo genio par-
ticolare.

E così la modesta personalità di Gian Martino Spanzotti acquista ben altra importanza
di quanta non eravamo disposti ad accordargli : egli non ci appare più, quale ce lo potevamo
immaginare, un mediocre maestro a cui sia toccata la fortuna immeritata di aver dato i primi
ammaestramenti dell’arte ad un grandissimo artista, senza aver merito alcuno del genio del
suo illustre scolaro ; ma ci si rivela come uno stimato e meritevole caposcuola da cui furon
nutriti tutti i maggiori artisti suoi corregionali della generazione successiva alla sua: i quali
non a caso salirono tanto alto uscendo dalla sua bottega; ma degli insegnamenti avuti da
lui mostrarono di far sempre tesoro, perpetuando e raffinando tutti, almeno quelli che ne
erano capaci, il maggior pregio del comune maestro: l’infusione dell’anima e della vita nelle
figure umane, l’espressione artistica delle passioni e dei movimenti.

Io credo quindi che possano non riuscir vani due voti eh’ io faccio ardentemente : che
altri mi aiuti a trarre maggiormente in luce questa simpatica figura di artista, finora troppo
ingiustamente sepolta nell’oblio ; e d’altra parte che chi può e deve voglia estendere la propria
protezione agli affreschi esistenti in San Bernardino d’Ivrea, onde salvarli dalla precipitosa
rovina da cui sono minacciati per l’incredibile incuria di chi ne è proprietario.

Torino, 12 novembre 1904.

Lisetta C[accio.
 
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