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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 5
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Jubaru, Florian: La decorazione bacchica del mausoleo cristiano di Santa Costanza
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0514

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LA DECORAZIONE BACCHICA DEL MAUSOLEO DI SANTA COSTANZA 459

nicchia del fondo. Evidentemente la costruzione di una lanterna è stata resa necessaria dallo
stabilirsi dell’altare e dalla traslazione del sarcofago in un luogo poco rischiarato, perchè la
rotonda con le sue dodici finestre, munite allora, è vero, di transenne
e con le aperture della nave anulare, non ne aveva alcun bisogno.

L’interno del monumento ha dunque subito molto anticamente
una importante modificazione e secondo ogni apparenza ciò fu per
sbarazzare il centro della rotonda occupato dal sarcofago. Non basta
perciò aver constatato nel centro dell’edifizio le tracce di una piscina
battesimale per essere in diritto di concludere che Santa Costanza fu
in origine costruita per uso di battisterio.1 Passiamo a esaminare gli
attacchi della rotonda con il circuito grandioso su cui si apriva il suo
vestibolo. Il suolo di questa cinta è stato scavato dal Fea, ed è riem-
pito di casse mortuarie in marmo formanti degli strati sovrapposti, la
tegulata o portico che correva tutt’attorno riparava dei ricchi sarco-
fagi cristiani.

Le medaglie di Costantino trovate nelle tombe mostrano che
questo cimitero cristiano era costituito dall’epoca di questo impera-
tore. D’altronde la muratura dei muri dalla maniera detta massenziana
è del IV secolo. La cinta si presenta come una dipendenza della basi-
lica di Sant’Agnese che è d’origine costantiniana.

La rotonda fu addossata al muro di cinta già esistente. Davanti
al monumento la costruzione di questo muro è stata conservata e
raddoppiata da un altro muro per servire di sostegno alle colonne
oggi scomparse del vestibolo. Sotto il vestibolo stesso sussistono le
vestigia a, b, c, d’una costruzione distrutta per far posto alla rotonda,
e che s’apriva sulla cinta. Queste vestigia hanno la forma di sale a
tre absidiole, cellae trichoroe che al cimitero a cielo scoperto di Cal-
listo, servivano per i banchetti funebri celebrati in memoria dei defunti.

La rotonda di Santa Costanza è dunque di qualche tempo poste-
riore allo stabilirsi della cinta cimiteriale cristiana, a cui è annessa; essa
fu in origine un monumento del coemeterium Sanctae Agnetis.

Si vede per conseguenza come è poco fondata l’ipotesi degli

antichi archeologi che consideravano questo monumento come un

tempio di Bacco. Tuttavia quest’appellativo, per erroneo che sia, ha Elevazione della cupola

di Scintici Costanza

qualche valore: esso mostra come ha giustamente notato il Venturi, (Disegno di San Gallo)
che al tempo in cui i musaici sussistevano nel loro insieme i vecchi

artisti si rendevan conto che essi erano composti di motivi bacchici. E infatti qual motivo
più nettamente bacchico del disegno del musaico nero e bianco del pavimento oggi distrutto?

Questo disegno segnalato dal Muntz 2 e che noi pubblichiamo per la prima volta mostra

1 Questa modificazione s’è fatta con sontuosità. La
lanterna della cupola avventizia fu decorata d’un mu-
saico. Cristo in mezzo agli apostoli offre grandi ana-
logie con quella di Santa Pudenziana. (Cfr. Muntz,
Revue archéol., 1878, p. 362). Questo musaico aveva
rapporto con i musaici a soggetto cristiano che si
vedono ancora nella conca delle absidiole laterali d.d.;
musaici antichissimi che nessuno, nemmeno il De

Rossi, riguarda come facenti parte della decorazione
primitiva della rotonda. Questi due musaici sono ispi-
rati all’iniziazione battesimale. (Cfr. Duchesne, Lib.
Ponti/. Sylvester, n. 81); essi raffigurano il Dono della

legge divina. Cosi appariva ancor meglio, che l’ere-
zione di un battistero nella rotonda aveva portato con
sé un rifacimento e una decorazione nuova dell’edi-
ficio. Si può dimostrare che la rotonda fu così tras-
formata verso la fine del tv secolo e che divenne la
prima succursale del battistero del Laterano troppo
stretto per la folla dei neofiti al tempo di Teodosio.

2 Revue archéol., décembre 1876, pag. 406. Il di-
segno fu compreso in una raccolta di opere di P. Sante
Bartoli offerto al re di Francia, ma invece è della
mano del figlio di P. Bartoli.
 
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