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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 19.1916

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Fasc. 1
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Venturi, Lionello: Opere di scultura nelle Marche
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42

LIONELLO VENTURI

tezza assicura ch'esso si trovava per terra, non appoggiato a mensoloni. Ma come era
disposto? La slegatura attuale non era certo possibile, e infatti le due colonne, che an-
cora rimangono, dovevano servire a sorreggere un piano: non il baldacchino nè i santi che
han le loro mensole, ma un piano che doveva coprire il sarcofago. Come il piano fosse for-
mato non è dato ora sapere; doveva in ogni modo costituire un parziale legame fra i due
corpi del monumento. Probabilmente il baldacchino sporgeva dal muro, assai più che
non ora, per raggiungere il piano frontale del sarcofago, e terminava con timpani e guglie,
così come il monumento di Mercatello suggerisce. Appunto tali affinità assicurano che il
motivo originale dell'opera di Filippo di Domenico, non fu un accordo fra un sarcofago
e la decorazione del muro, quale vediamo tipicamente rappresentato dal monumento di
Antonio Venier in SS. Giovanni e Paolo a Venezia,' ma fu un sistema chiuso in sè, con ap-
parenza costruttiva architettonica, anzi che appoggiato a un muro di sostegno.

A traverso la approssimativa ricostruzione del monumento fanese, è possibile di
meglio misurarne il valore, assai superiore, per esempio, a quello del tomba di Agnese Ve-
nier in SS. Giovanni e Paolo,2 sia per la monumentalità dell'insieme, sia per la vivacità
plastica delle singole figure.

Filippo di Domenico aveva lavorato, come si è detto, a S. Petronio in Bologna, in
mezzo a numerosi maestri toscani. Ma non mutò per questo affatto il suo stile veneziano.
Una conferma di questo fatto, già d'altronde noto, può fornire il confronto del Crocefisso
nel monumento fanese con quello, in legno, che Antonio di Bonvexin spedì da Venezia
a Castel di Mezzo, colorato da Jacobcllo del Fiore.3 Oscuratosi il colore, solo l'opera di
scultura può oggi essere apprezzata. L'abilità acquisita nell'intagliar la pietra o il legno
è concentrata a tormentare il corpo, a inorridire il volto del Cristo, con furore reli-
gioso stranamente possente. Con tale intento, con simili mezzi, in tempo alquanto più
tardo, con energia fors'anchc maggiore, certo con abilità più raffinata, fu scolpito in legno
il Crocefisso di S. Giorgio Maggiore a Venezia, già reputato opera di Michelozzo o di Bru-
ncllesco, c rivendicato dal Paoletti4 a maestro veneziano della seconda metà del sec. xv.

Con le opere ora ricordate s'inizia la diffusione della scultura veneziana nelle Marche,
che poi giungerà ai fasti di Giorgio da Sebenico, e alla prolifica attività di Marino Ce-
drini, anche nella valle del Metauro," cui Mercatello domina dall'alto.

La scultura toscana tarderà ad imporsi nell'Urbinate, per regnare poi sovrana. Sin dal
principio del Quattrocento, tuttavia, fu inviato a S. Angelo in Vado un gruppo in
legno dorato rappresentante l'Annunziazione, che fu certo un capolavoro d'arte toscana.
Ne rimane purtroppo soltanto la figura dell'Annunziata (fig. 16), venerata oggi nella
chiesa di S. Filippo della Confraternita di S. Giuseppe a S. Angelo in Vado come im-
magine della Concezione. Eppure il gesto della mano destra che si alza e indietreggia, ri-
vela la sorpresa di Maria all'apparir dell'arcangelo.

La costruzione del corpo, sicura, il movimento timido che accompagna con il corpo il
braccio alzato, senza toglier nulla alla statica della figura, il rapido eppur composto
cadere delle pieghe; il volto bene rotondeggiante, ricco d'oro, con lineamenti precisi
e vivaci, da cui si effonde una grazia tranquilla: tutto rivela un artista toscano la cui arte
è posteriore all'Orcagna e anteriore al Ghiberti, partecipe della grande tradizione, pi-
sana, per nulla tocca dal tormento del gotico fiorito.

1 A G. Meyer, in Jahvb. d. Pr. Ksts., X(i88r)),p. 85.

2 Cui è stato ravvicinato dal Paoletti, L'archi-
tettura e la scultura del Rinascimento in Venezia,
Venezia, 1803, P. I, p. 75.

3 La cartella a' piedi della croce reca l'epigrafe:
. ANTVONIO . DE . BONV | EXIN . INTA-
IATORE ST | O LAVORIO... VliNIEX | IA .
IACOMELO DE FIOR . P. | . Ove ho posto i

puntini s'intravvede F. IN. Quest'opera fu resa
nota agli studiosi dal Cot.asanti (Gentile da Fa-
briano, 1909, p. 23). Ma già la Guida di Pesaro
(Pesaro, 1864) scritta dal Vanzolini, la indicava
esistente nel luogo ove ora si trova.

4 Op. cit., P. I, p. 82-83.

5 C. Ricci, Marino Cedrini a S. Angelo in Vado,
in Bollettino d'Arte, Vili (1914), f. 8.
 
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