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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 19.1916

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Fasc. 1
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Venturi, Adolfo: Due statuette donatelliane nel Museo del Santo a Padova
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https://doi.org/10.11588/diglit.17336#0097

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DUE STATUETTE DONATELLI A NE

NEL MUSEO DEL SANTO A PADOVA

Nel Museo del Santo a Padova trovansi, inavvertite dagli studiosi, due statuette di ter-
racotta, un Sant'Antonio e un San Ludovico, che sembrano lo studio primo, rapido,
fresco, delle due grandi statue in bronzo gettate da Donatello per l'altare della Basilica.

Chi confronti il modelletto di Sant'Antonio (fig. 1-3) con il bronzo (fìg. 4) può notare
come lo scultore abbia cercato nell'opera compiuta con
insistenza l'effetto ; più eretto il capo del Santo, più rac-
colte le mani intorno al libro delle preghiere e al giglio,
più sciolte le pieghe, formate più a liste varie e larghe,
impostate sulle forme, terminate a campana. Nell'ab-
bozzo, il Santo china divoto, pensoso, assorto il capo ;
tiene sul cuore il libro sacro; abbandona lungo il fianco
la destra col giglio che si curva, s'addormc sul suo brac-
cio; e le pieghe si. allineano, corrono diritte, affusolate
lungo il macero corpo, che appunta acuto un ginocchio
contro la tonaca. La stecca ha finezze perdutesi nel
bronzo, sminuite in quel grandeggiare di proporzioni,
nascoste nell'effetto sonoro: l'espressione dell'ascetismo
segnato nel bozzetto da verticalità di linee, dai piani più
schiacciati a bassorilievo, dalla lunghezza della figura
anche più lunga in quella tisichezza delle forme filate,
non si manifesta più, col venir meno della stilizzazione,
nell'opera in bronzo, onde in essa il Santo pare più largo Kig. 4 — Donatello: Sant'Antonio

e breve di proporzioni, più composto, in positura più ri- Padova, Chiesa del Santo

cercata. Il giglio esile, che non poteva distaccarsi dalla (Fot Anderso")

molle creta con cui era formato il bozzetto, lancia nel-
l'aria i suoi steli, s'apre, s'inturgidisce, scoppia; e così lo stelo umano prende rigoglio,
s'espande. Tutta la leggerezza del chiaroscuro nella terracotta, con il trapasso lieve delle
ombre, svanisce, anche per necessità d'effetto, nella materia metallica scura, ove s'ac-
centua, si sforza il contrasto dei piani di luce e d'ombra. Nell'abozzo, i capelli frangiano
a ciocche la fronte, mentre nella statua bronzea, formano invece un anello, una corona,
striati, fitti fitti; nel modellino, il volto è più scarno e lungo, gli occhi sono come umidi
di pianto e le labbra sottili come le palpebre.

Si potrebbe pensare che mal convenga alla violenza donatelliana quella spiritualità,
quella stilizzazione, quella tenuità d'effetti; ma le trasformazioni del modelletto possono
 
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