no ANTONIO MUNOZ
deve riferirsi a qualche idea di tempo. Ricordiamo che la figura della Verità scoperta dal
Tempo, scolpita dal Bernini, che vedesi nell'atrio del Palazzo Bernini al Corso poggia un
piede su un globo; e che la Verità del mausoleo di Alessandro VII, pure del Bernini, ha
un identico motivo, e nel globo è figurata in rilievo la carta geografica dell'Europa.
Il Fraschetti, sulla fede del documento, attribuisce senz'altro la bella targa a Gian-
lorenzo Bernini, senza però chiamare alcuna opera del maestro a riscontro; più recente-
mente il Reymond ha esaltato, com'è giusto, le due meravigliose figure muliebri.1 In verità,
Fig. 12 — Bernini: Targa del Generale Barberini. — Roma, Santa Maria in Aracoeli.
oltre il peso che ha il documento, non può negarsi il chiaro accento di arte berniniana
che spira nella targa di Aracoeli, ma al Fraschetti e al Reymond è sfuggita la notizia
che della bell'opera si ha in molti scrittori contemporanei. Sia il Baglione2 che il Titi
ricordano la lapide di Carlo Barberini, e ci dànno anche il nome dello scultore che la
eseguì, Stefano Speranza, romano.
Lasciamo parlare il Baglione: « Fu in questi medesimi tempi un giovane chiamato
Stefano Speranza da un honorato falegname in Roma nato. Questi da piccolo diedesi a dise-
gnare sotto l'indirizzo di Francesco Albano bolognese, e vago di sculture Jacea modelli, dalle
belle opere di Roma ritratti. Da genio a tali opere portato riuscì valente ingegno, e dal cav.
1 M. Reymond, Le Bernin, pag. 47. 2 G. Baglione, Vite dei pittori, scultori, architetti, ed. 1642
deve riferirsi a qualche idea di tempo. Ricordiamo che la figura della Verità scoperta dal
Tempo, scolpita dal Bernini, che vedesi nell'atrio del Palazzo Bernini al Corso poggia un
piede su un globo; e che la Verità del mausoleo di Alessandro VII, pure del Bernini, ha
un identico motivo, e nel globo è figurata in rilievo la carta geografica dell'Europa.
Il Fraschetti, sulla fede del documento, attribuisce senz'altro la bella targa a Gian-
lorenzo Bernini, senza però chiamare alcuna opera del maestro a riscontro; più recente-
mente il Reymond ha esaltato, com'è giusto, le due meravigliose figure muliebri.1 In verità,
Fig. 12 — Bernini: Targa del Generale Barberini. — Roma, Santa Maria in Aracoeli.
oltre il peso che ha il documento, non può negarsi il chiaro accento di arte berniniana
che spira nella targa di Aracoeli, ma al Fraschetti e al Reymond è sfuggita la notizia
che della bell'opera si ha in molti scrittori contemporanei. Sia il Baglione2 che il Titi
ricordano la lapide di Carlo Barberini, e ci dànno anche il nome dello scultore che la
eseguì, Stefano Speranza, romano.
Lasciamo parlare il Baglione: « Fu in questi medesimi tempi un giovane chiamato
Stefano Speranza da un honorato falegname in Roma nato. Questi da piccolo diedesi a dise-
gnare sotto l'indirizzo di Francesco Albano bolognese, e vago di sculture Jacea modelli, dalle
belle opere di Roma ritratti. Da genio a tali opere portato riuscì valente ingegno, e dal cav.
1 M. Reymond, Le Bernin, pag. 47. 2 G. Baglione, Vite dei pittori, scultori, architetti, ed. 1642