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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 19.1916

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Fasc. 3
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Muñoz, Antonio: La scultura barocca e l'antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.17336#0182

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ANTONIO MUNOZ

maggiore stima, de' quali modelli piccioli si sono veduti il Laocoonte, c'1 torso del-
l'Ercole di Belvedere ».'

Per il marchese Vincenzo Giustiniani, Francesco Duquesnoy «fece un Mercurio,
alto circa tre palmi, il quale si volge, e si piega indietro a riguardare un Amoretto, che
gli allaccia i talari al piede, in accompagnamento di un Ercole antico di metallo. Dopo
fece un Apolline compagnio al Mercurio, e fiancheggiato nell'atto dell'Antinoo di Bel-
vedere ».2 Il maestro fiammingo faceva anche copie di statue antiche, tra le quali per il
cardinale Cammillo Massimi « il bellissimo modello piccolo del Laocoonte di terra cotta
imitato da quello di Belvedere; e fo comperato da questo Signore a prezzo di quattro-
cento scudi; essendo stato perfezionato con lo studio di sei mesi, nei quali Francesco

Fig. 9 — Algardi: Busto di Urbano Millini.
Roma, S. Maria del Popolo.

s'affaticò, non potendosi saziare di ridurlo perfetto a quel segno d'eccellenza, che si
ammira nell'originale ».

Da tutte queste notizie ci appare il Duquesnoy, come forse nessun altro scultore
del Seicento, in stretto e continuo contatto con l'antico,3 eppure nelle sue opere, tranne

1 Bellori, Vite. A proposito dei rapporti del
Duquesnoy col Poussin, e dei loro studii sulle
cose antiche, si veda ciò che ne scrive il Félibif.n
(Entretiens sur les vies des peintres, t. IV, Londres,
MDCCV, pag. n): «Il logeoit avec cet excellent
seulpteur Francois du Gjuesnoy Flamand. Gomme
ils étudioient l'un et l'autre d'après les antiques,
cela donna lieu au Poussin de modeler, et de
taire quelques figurgs de relief; et ne contribua
pas peu à rendre Francois le Flamand plus savant
dans la sculpture, parce qu'ils mesuraient ensemble
toutes les statues antiques, et en observaient les
proportions. Il est vrai que dans un Mémoire que
j'ai eù du Sieur Jean Doughet touchant quelques
particularitez de la vie et des ouvreges du Poussin
son beaufrère, il écrit que ce fut avec Alexandre
Algarde, que le Poussin mesura la Statue d'An-
tinous, et non pas avec Francois le Flamand,
comme l'a écrit le Sieur Bellori ».

2 Da notizie d'archivio apprendiamo che il
12 giugno 1686 Mgr. Luigi Omodei portava da
Roma a Milano « due statue di bronzo alte palmi
2 e mezzo circa, rappresentanti il Mercurio e
Apollo, gettati da modelli di Francesco Fiamengo,
moderni ». Bertolotti, Artisti lombardi a Roma,
II, pag. 179. Nell'inventario dello studio di Er-
cole Ferrata, fatto nel 1686 dopo la sua morte,
e tuttora inedito, si registra « una copia del torzo
di Venere di gesso, del Fiammengo », e « la metà
d'un putto dì Cupido del Fiammingo ».

3 Le notizie del Bellori trovano conferma nella
biografia del Fiammingo scritta dal Passeri, il
quale dice che Francesco « si voleva dimostrare
rigoroso imitatore della maniera greca, la quale
chiamava la sua maestra del perfetto operare ».
G. B. Passeri, Vite de' pittori, scultori, ecc.,
Roma, MDCCLXXI1, pag. 02.
 
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