DOI Heft:
Fasc. 1
DOI Artikel:Mariotti, Lancillotto: Cenni su Scipione Pulzone detto Gaetano: ritrattista
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LANCILLOTTO MARIOTTI
giore compenetrazione del carattere umano. E si spiega agevolmente il crescere rapido
della sua fama nell'ambiente romano, povero di illustri ritrattisti, perchè, anche senza esser
geniale, portava, nell'opera sua, una semplicità di concezione e un brio coloristico inu-
sitato ai suoi tempi.
In un'altra serie di ritratti, che egli dipinse intorno al 1577, avvertiamo una evi-
dente derivazione dai maestri veneti e una conseguente trasformazione del suo stile.
Egli abbandona definitivamente Jacopino del Conte, si discosta dal Bronzino e dallo
Zuccaro, e tenta di avvicinarsi a Tiziano e a Tintoretto. Nel Museo Condé, a Chantilly, esi-
Fig. 5. — Scipione Pulzone : Ritratto di gentiluomo.
Museo Nazionale di Napoli.
stono due ritratti di grande pregio. Il primo, un vecchio burbero e robusto con l'occhio
sinistro coperto da un impiastro e il destro iniettato di sangue, è stupefacente. L'altro
(fig. 4) venne per lunghi anni attribuito a Tintoretto stesso, finché fu possibile deci-
frare la firma e la data: 1578. Il personaggio ritratto è un vecchio gentiluomo molle-
mente adagiato in un'ampia poltrona. Qui, finalmente, è assente ogni rigidità di forma,
ogni crudezza di colorito, ogni stucchevole minuzia. L'occhio riposa nelle linee calme e
sciolte, nella plasticità di modellato e nella pennellata franca, come nella barba e nei
capelli d'una morbidezza di fattura mai raggiunta. La luce che penetra nella stanza,
illumina la bianca fronte, il bavero niveo tra le ombre calde, mentre il chiaroscuro
sfuma i contorni e li amplifica. Magnifico il contrasto tagliente fra i risvolti candidi
della camicia e le maniche scure. La falsa attribuzione, in questo caso, può anche dimo-
strarci quali sorprendenti, ma non imprevisti progressi facesse il Pulzone, sia nella tec-
nica che nella raffinata educazione delle sue qualità pittoriche.
LANCILLOTTO MARIOTTI
giore compenetrazione del carattere umano. E si spiega agevolmente il crescere rapido
della sua fama nell'ambiente romano, povero di illustri ritrattisti, perchè, anche senza esser
geniale, portava, nell'opera sua, una semplicità di concezione e un brio coloristico inu-
sitato ai suoi tempi.
In un'altra serie di ritratti, che egli dipinse intorno al 1577, avvertiamo una evi-
dente derivazione dai maestri veneti e una conseguente trasformazione del suo stile.
Egli abbandona definitivamente Jacopino del Conte, si discosta dal Bronzino e dallo
Zuccaro, e tenta di avvicinarsi a Tiziano e a Tintoretto. Nel Museo Condé, a Chantilly, esi-
Fig. 5. — Scipione Pulzone : Ritratto di gentiluomo.
Museo Nazionale di Napoli.
stono due ritratti di grande pregio. Il primo, un vecchio burbero e robusto con l'occhio
sinistro coperto da un impiastro e il destro iniettato di sangue, è stupefacente. L'altro
(fig. 4) venne per lunghi anni attribuito a Tintoretto stesso, finché fu possibile deci-
frare la firma e la data: 1578. Il personaggio ritratto è un vecchio gentiluomo molle-
mente adagiato in un'ampia poltrona. Qui, finalmente, è assente ogni rigidità di forma,
ogni crudezza di colorito, ogni stucchevole minuzia. L'occhio riposa nelle linee calme e
sciolte, nella plasticità di modellato e nella pennellata franca, come nella barba e nei
capelli d'una morbidezza di fattura mai raggiunta. La luce che penetra nella stanza,
illumina la bianca fronte, il bavero niveo tra le ombre calde, mentre il chiaroscuro
sfuma i contorni e li amplifica. Magnifico il contrasto tagliente fra i risvolti candidi
della camicia e le maniche scure. La falsa attribuzione, in questo caso, può anche dimo-
strarci quali sorprendenti, ma non imprevisti progressi facesse il Pulzone, sia nella tec-
nica che nella raffinata educazione delle sue qualità pittoriche.