Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 27.1924

DOI Heft:
Fasc. 1
DOI Artikel:
Recensioni
DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.17344#0070

DWork-Logo
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
44

RECENSIONI

Senza dubbio l'importanza di questi presunti cicli viene
esagerata ad arte dall'autore. Manca una seria conclusione
a questo lavoro ricostruttivo, le cui parti sono troppo stac-
cate tra loro. Il nucleo centrale, la parte veramente nuova
e interessante, per quanto discutibile, si riduce alle due
ipotesi dei dipinti risalenti al v secolo e delle due diverse
epoche in cui il Cavallini lavorò a S. Paolo.

Diamo quindi lode allo studioso che ebbe il merito d'aver
posto in piena luce il codice barberiniano, portando un
nuovo contributo, sia pure modesto, alle importantissime
pazienti indagini ricostruttive delle prime fonti artistiche
italiane.

Anna Maria Oddi.

Giulio Mancini: Viaggio di Roma per vedere le pitture
Her\usgegeben von L. Schudt. Verlag von Klinkhardt
e Biermann in Liepzig, 1923.

11 dottor Schudt in un volume pubblicato a cura della
benemerita biblioteca Hertziana di Roma presenta l'inte-
ressantissimo scritto del Mancini, in una veste e con un
corredo di dati e di notizie veramente eccezionali. La cura,
la serietà, la minuzia della ricerca sono superiori ad ogni
elogio.

Con metodo semplice e piano lo Schudt inquadra non
solo questo Viaggio ma, in breve sintesi, tutta l'opera del
Mancini. Dividendo in brevi capitoli il suo lavoro, lo stu-
dioso tedesco tratta esaurientemente della vita e degli scritti
del Mancini, esamina il Viaggio, ne riproduce il testo (R. Bi-
blioteca Marciana, Venezia Ms. it. 5571) e diffusamente lo
commenta e lo annota.

Allo scritto Manciniano lo Schudt ha fatto seguire non
solo una completa bibliografia dei codici dello scrittore ma,
ciò che maggiormente può essere utile a tutti, un completo
indice delle guide di Roma scritte fra 1541 ed il 1674.

La pubblicazione che vede oggi la luce oltre che colmare
una lacuna significabile negli scritti di antichi storici, per
il modo con cui viene presentata, può esser presa ad esempio
da quanti riesumano o pubblicano testi.

E. L.

Ferdinand de Navenne, Rome et le palais Farnese pendant
les trois derniers siécles. Paris, Librarie Ancienne Honorè
Champion F.douard Champion, 1923.

11 libro, una bella edizione molto accurata e corretta,
consta di due volumi di circa seicento pagine, tratta della
vita romana e particolarmente di quella svoltasi nel palazzo
dei Farnese, durante gli ultimi tre secoli.

Il De Navenne ha già pubblicato fin dal 1914 un altro vo-
lume sui Farnese e sul loro palazzo in Roma, e questo nuovo
lavoro che ne segue le tracce, come l'altro, pur non essendo
uno di quei libri che possono considerarsi opere scientifiche
di storia dell'Arte, può esser letto e considerato con
profitto anche dagli studiosi di tale disciplina.

Che l'A. descrivendo appartamenti, feste, conviti, abitu-
dini, costumi, ci porta col suo stile piano e tranquillo nel-
l'ambiente in cui vivono i personaggi delle sue narrazioni,

semplicemente senza lenocini; ciascun fatto, nel racconto,
assume il suo giusto valore.

Ricco di materiale in gran parte utilizzato ma ancora sfrut-
tabilissimi), il libro s'impone alla considerazione di quanti
intraprendono lo studio dell'evoluzione artistica negli ulti-
mi tre secoli. Sono sprazzi di luce che si riflettono qua e ià
nel buio del tempo. E le belle donne della corte pontificia,
e il popolo di Roma dei secoli passati ci rivivono dinanzi
in una visione chiara — forse un po' omogenea; qualche
colore si è abbassato di tono: ma il complesso della scena
non perde di verità e di vita.

11 libro ha principio con la narrazione della giovinezza di
Ranucio I duca di Parma e di suo fratello il cardinale
Odoardo Farnese; continua quindi trattando del cardinale,
della sua collezione d'oggetti d'arte, di quel P'ulvio Orsini
ch'è una delle più tipiche figure di archeologi dell'ultimo
Rinascimento; di Odoardo primo, dei cardinali Richelieu
e Francesco Maria Farnese, della regina Cristina di Svezia,
dei primi grandi ambasciatori di Francia e di tutti i princi-
pali personaggi che s'aggirarono per le sale del magnifico
edificio fino all'anno 1870.

11 De Navenne ha voluto altresì intercalare qua e là nel
volume notizie preziosissime riguardanti oggetti d'arte ed ha
reso, con opportune citazioni ed abbondante bibliografia, più
agevoli molte ricerche nei riguardi dell'antica collezione del
cardinale Odoardo. Tuttavia quando a proposito dei grandi
lavori decorativi fatti dai Carracci l'A. viene a parlare del
movimento pittorico del primo seicento romano, non pesa
sufficientemente le parole e fa osservazioni e detta frasi
non sempre sostenibili di fronte ad un accurato esame cri-
tico. Ma di questo, dato il carattere del libro, non gli fac-
ciamo un carico eccessivo, anche perché il De Navenne con-
tinua in questi stessi capitoli, a parlare con quella sincerità
e semplicità che sono le sue doti preclare. Noi siamo grati
allo studioso francese di questo nuovo lavoro che non solo
riesce interessante per i dotti, ma anche per tutte quelle
persone colte che amano Roma e le sue glorie.

E. L.

Ernest M. Busciibeck, Der Pòrtico de la gloria von San-
tiago de Compostela. Verlag von Julius Bard (Berlin
und Wien), anno 1919.

Il portico della Gloria ha uno stile che sorge dall'arte
della Linguadoca sotto il doppio influsso di Bisanzio e del-
l'Ile De France. Da questa premessa, confortata da esempi
numerosi e, veramente, di grande importanza, l'autore
scende allo studio stilistico della stupenda fioritura fanta-
stica che attirò pellegrini ed esteti, in tutti i tempi. La sin-
golarità del portico che si isola nella sua bellezza dalle molte
forme analoghe, ma non certo vicine, rintracciate dall'au-
tore in gran parte della Francia meridionale, impedì per
molto tempo una giusta valutazione dell'opera stessa nella
quale non sempre si seppero separare le varie fasi di lavoro
senza giungere ad una soddisfacente conclusione sullo stile
(pag. 22) e sulle relazioni di quest'opera con le migliori della
F'rancia stessa (p. 24).
 
Annotationen