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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 27.1924

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Fasc. 3
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Venturi, Adolfo: Per Sandro Botticelli
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https://doi.org/10.11588/diglit.17344#0190

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ADOLFO VENTURI

getto, uno dei più incantevoli sogni di linee creati dal pittore poeta di Firenze polizia-
nesca. Nodi di nastro le bianche mani in croce, raggi le esili dita: mai la forma di Sandro
fu più eterea e sottile.

* * *

Poche settimane or sono, proprio appena riconosciute a Firenze, nella Galleria cor-
siniana, due pitture di Sandro: il ritratto mediceo e gli ammirabili medaglioncini del-
l'Annunciazione, ebbi la fortuna d'incontrare ancora l'opera del Fiorentino nell'ufficio
di restauro annesso alle stanze vaticane, in un grande San Sebastiano (fig. 4), purtroppo
incrudito dalla perdita della velatura, specialmente sul volto e sul collo, ma prezioso anche
traverso i guasti quale espressione dell'ultima maniera del Botticelli. Solo un'altra volta
il pittore ci presentò la figura del Santo, nel quadro del Friedrich Museum: e il confronto
tra le due opere, ugualmente allungate di taglio, uguali di soggetto, mette in singolare
evidenza l'evoluzione dell'arte botticelliana: fra questi due estremi si svolge la traiettoria
del meraviglioso cammino che dalle cadenze melodiche e fievoli della Giuditta, traverso
i ritmi scattanti della danza delle Grazie nella Primavera, i languori del Magnificat, le
sottigliezze lineari dei disegni danteschi e della Calunnia, giunge ai vortici di curve, alle
esacerbate rigidezze delle predelle di San Zenobi.

A Berlino, nella tela che aggiunge, col suo oblungo taglio, fascino alla arcuata linea
del nudo e accorda la curva della centina con la melodiosa cadenza della testa giovanile,
la figura del Santo, sollevata da terra sul piedistallo di due mozzi rami, traversa in lun-
ghezza, con dolce ritmo di ondulazioni, il raso cilestrino del cielo, solcato in alto da due
tenui strisce di nuvole, solchi di velo bianco, diafane strie di ghiaccio, che avvalorano,
col suggerimento di una replicata orizzontale, per quanto idealmente vaporosa e lieve, il
dominio delle verticali nel quadro. Le braccia del giovane sono avvinte, dietro il dorso,
al tronco argentino dell'albero, serico e liscio, ma non si avvertono i legami, così mera-
vigliosamente librato nel vuoto è il corpo snello, china la testa pensosa, arcuate con ripo-
sante abbandono le membra, in un'atmosfera di sogno, fra terra e cielo. Il Pollajolo (di
cui pure sin dalle prime opere Sandro Botticelli eredita la vitalità della forma e del segno),
dipingendo, nel quadro di Londra, il Martirio di San Sebastiano, rappresenta la scena in
azione, il santo sollevato sul tronco d'albero nella cerchia degli aguzzini, sullo sfondo di un
paese minuto, complesso di linee e di piani spezzati, aspro e torturato. Degli aguzzini,
chi prende la mira e chi incocca la freccia: i contrasti fra le pose angolari o verticali
variano i piani del gruppo: costruzione e movimento, violenza di gesti e complessità di
rilievi e di linee, metalliche asprezze, espressioni di dolore, di ferocia, di fisica tortura o
energia violenta, ci fanno conoscere il Pollajolo nel suo linguaggio pronto, crudo e vee-
mente, nel suo impeto di lottatore: gli arcieri mirano al bersaglio come in una gara di
destrezza e di forza: rappresentano di nuovo, nella tensione delle forme, nello slancio
delle elastiche membra, le perdute Fatiche d'Ercole. Da questa violenza ed evidenza
d'azione, dalla complessità costruttiva, dalla realtà della scena, rifugge il seguace di Antonio
Pollajolo: il paese, rimane, è vero, ma appiattito e piccolo sotto la cristallina parete del
cielo, con minuscola torre e alberetti nani, e frastagli d'acque azzurre. Anche gli arcieri,
si vedono, ma relegati in distanza, insignificanti e puerili, simili ai soldatini di latta che
caracollano nel piano tra i cespugli, nel quadro raffigurante il Ritorno di Giuditta, agli
Uffizi. La realtà, insomma, e i dati del racconto sono attenuati, diminuiti d'importanza,
relegati nel fondo del quadro per crear atmosfera adatta alla sognante malinconia dello
sguardo, alla profonda poesia dell'immagine, staccata dalla terra in un irreale fondo di
cielo. Ed ecco subito, in questa interpretazione del soggetto, rivelarsi l'anima lirica di
Sandro Botticelli.

Ogni membro dell'agile corpo esprime l'elasticità della giovinezza: i contorni angolosi
della spalla e del volto preannunciano l'energia delle tarde opere botticelliane: un ritmo
nervoso e soave ad un tempo regge gli archi elastici della posa noncurante e leggiera. E
 
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