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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 27.1924

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Fasc. 3
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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.17344#0205

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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

m

dere la conoscenza di questa che è una delle più interessanti
scuole d'incisione del mondo.

La collezione del British è fra le piii ricche, offrendo co-
spicui esemplari della scuola fiorentina, ferrarese e milanese,
e di vari altri maestri, e un considerevole numero di nielli, a
proposito dei quali l'A. prende il pretesto per fare una chiara
e accessibile descrizione del processo tecnico da cui, secondo
il Vasari, sarebbe derivata la stampa. Notando le differenze
delle varie scuole e le loro particolari qualità e importanza,

10 Hint ci ricorda che nella scuola milanese, rappresentata
da poche incisioni attribuite a Leonardo da Vinci, e tratte
invece da opere del maestro, c'è un busto di profilo di giovane
donna, delicato lavoro che, per la sensitiva finezza del segno
e la caratteristica ombreggiatura trattata da destra a si-
nistra, si presenta come una prova eseguita da Leonardo
stesso: osservazione interessante n a senza dubbio discutibile.

Non possiamo, però, convenire con l'Hint nell'importanza
data a un libro padovano di disegni, già creduto del Mante-
gna, e dai moderni critici attribuito a vari artisti, e da noi
invece creduto semplicemente opera di un dilettante, stu-
dioso del Mantegna e dei maestri ferraresi (v. l'Arte, luglio-
agosto 1923: Recensioni). B. S.

Osvald Sirén. UtsldllningeM ar Italienstra Renàs
sansmàlningar i Nationalmuseum. Stockholm,
B. Lagerstròm, 1920.

Per l'interessamento personale del signor O. Sirén molte
opere d'arte di gran pregio possono ora ammirarsi nel Museo
N'azionale di Stocolma, recentemente arricchitosi di impor-
tanti opere delle quali, fino a qualche tempo fa, non s'aveva
notizia, giacché, emigrate in America in collezioni private,
poco potevano essere esaminate dagli studiosi.

Molte di queste, per opera del Sirén, vengono pubblicate
in questo catalogo che si limita ad illustrare i dipinti di scuo-
la italiana dal Trecento fino a tutto il Cinquecento, alcuni
sparsi in collezioni private, altri nelle gallerie di Stato.

Fra le migliori pitture, dopo alcune opere primitive inte-
ressanti, come la tavoletta di Nardo di Lione e una Madonna
di scuola giottesca (d'altronde molto incerta), il Sirén pub-
blica una deliziosa Madonna di Piero di Cosimo (pag. 88-89),
delicata composizione di grande suggestione: le due figure
della madre e del bimbo s'abbracciano in un paesaggio roc-
cioso e desolato: in basso, un agnello bianco si stacca dal
fondo cupo della roccia. Il fine, originale « tondo » ricorda
solo lontanamente quello della collezione A. E. Streets a
Londra, giacché è molto più intimamente composto, e le
figure appaiono di gran lunga più eleganti e aggraziate.

Bello e nobilmente composto è il Ritratto di donna, dipinto
dal Pontormo probabilmente negli stessi anni in cui dipinse

11 Ritratto dì Cardinale alla Galleria Borghese. In questa fi-
gura di donna, seduta a leggere un volumetto, avanti al
tavolo coperto dal bel tappeto arabo, c'è la stessa leviga-
tezza di superfici e, come nota il Sirén, lo stesso colore sma-
gliante (pag. 92-93). I manieristi fiorentini sono poi rappre-
sentati da una Madonna del Salviati e da un quadretto del
Rosso, con il Martirio di S. Giovanni Evangelista.

Ma tra i migliori dipinti pubblicati dal Sirén, figura cer-
tamente il .S'. Girolamo del Moretto: potente, suggestivo
quadro, tagliato nella composizione con grande novità; esso
arieggia il S. Girolamo della Collezione Liechtenstein a Vienna,
ma è di molto più fine e profondo.

Bellissimo, poi, il Paesaggio di Dosso, tutto luminoso e
scintillante di piccole luci tra gli alberi a pennacchio. Giusta-
mente vien posto a confronto con questo spigliato, colorito
parse, il secondo piano della Maga della Galleria Borghese:
come in quest'opera, i tratti sapienti del lussuoso colorista
v'appaiono evidentissimi.

Chiude la serie dei nuovi e importanti dipinti un bel Ri-
tratto del Catena ed uno magnifico di Lorenzo Lotto. Que-
st'uomo, che emerge con il pallido viso dal fondo bruno,
s'aggiunge alla serie già conosciuta dei meravigliosi ritratti
di Lotto, come uno dei più suggestivi dipinti del maestro.

V. M.

Der literarische Nachlass Giorgio Vasaris, herausg.
von Karl Frey, Miinchen, Georg Miiller, 1923,
pag. 798.

11 compianto Karl Frey aveva preparato un'edizione cri-
tica completa del carteggio vasariano, della quale è ora
uscito, a cura del figlio Hermann Walter, questo primo volu-
me, che contiene la corrispondenza del Vasari fino al 22 mag-
gio 1563. A questo volume seguirà tra breve un altro
con la restante parte del carteggio e il libro delle ricordanze.

11 Frey, cosi benemerito degli studi vasariani, ha vera-
mente fatto opera di eccezionale importanza, sia per il rigore
di metodo col quale ha curato questa edizione, arricchendola
di copiosissime note erudite, sia per la sistematica ricerca
delle carte vasariane negli archivi italiani, ricerca che, ap-
punto per la precisione dello studioso, ha dato frutti vera
mente insperati e ci ha messo in grado di conoscere docu-
menti inediti di primaria importanza. Ci riferiamo con ciò
specie alle molte lettere che il Frey ha tratto dall'archivio
Rasponi-Spinellt di Arezzo.

In questa copiosa corrispondenza del Vasari, ai suoi amici
e protettori e di questi a lui, possiamo seguire passo passo
l'attività artistica dell'aretino; troviamo latta menzione di
moltissimi suoi quadri e pale, affreschi decorativi (specie vi
si parla delle pitture della Cancelleria e di Palazzo Vecchio),
apparati per feste e per rappresentazioni teatrali, ad esem-
pio, per la prima della Talanta di Pietro Aretino in Venezia,
sulla quale rileggiamo sempre con grande interesse quella
nota lettera diretta dal Vasari ad Ottaviano dei Medici
(1542). Ma pur insieme a tante pitture, architetture e deco-
razioni, l'opera d'arte vera del Vasari restano, nonostante
tutto; le Viti. Perciò leggiamo con particolare attenzione
tutto quello che nel carteggio ora pubblicato si riferisce a
quell'opera. Il primo accenno si legge in una lettera di Paolo
Giovio al Vasari, del 27 novembre 1546: « Voi attenderete
al vostro libro et io mi offerisco revisore... ». Quindi gli ac-
cenni alle Vite divengono sempre più frequenti. L'8 luglio
1547 il Giovio scriveva al Vasari congratulandosi per il
compimento dell'opera e poco tempo dopo raccomandandogli
 
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