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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 1
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Sinibaldi, Giulia: Le opere di Andrea del Sarto che si conservano a Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0027

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LE OPERE DI ANDREA DEL SARTO

CHE SI CONSERVANO A FIRENZE

Andrea del Sarto e fra Bartolomeo sono, come sanno tutti, i maggiori divulga-
tori della maniera nuova di Leonardo a Firenze. Per essi si cambia, a Firenze, la ve-
duta delle cose. Alle limpidità del quattrocento succede una visione meno chiara: l'atmo-
sfera s'ispessisce, le ombre ammorbidiscono e guadagnano le forme.

Nell'apparizione della Vergine a San Bernardo, di fra' Bartolomeo (Galleria del-
l'Academia, a Firenze), sul cielo chiaro, arioso, lontano, con leggere nuvole bianche
in alto e una bianca luce che sale dall'orizzonte, si ritagliano i due gruppi con le ombre
nere, senza nessuna fusione con l'ambiente. F molto interessante questa illogicità
di ombreggiatura nell'aria più limpida e più trasparente di cui si possa godere. Fra'
Bartolomeo non aveva, dunque, quando dipingeva questa tavola, tanto assorbito
dello sfumato di Leonardo, che non gli lucesse ancora nell'animo il chiarore del bel
quattrocento. E i volti di San Bernardo e della Vergine hanno una finezza e una deli-
cata sensibilità che fanno pensare a Filippino.

S'apre su un piccolo soave paese, tremulo giardinetto, anche l'arcata del giova-
nile affresco di Andrea con la guarigione dell'ossessa, nel chiostro piccolo dell'Annun-
ciata; spiraglio sul secolo della poesia. Ma voci possenti chiamano a nuove grandezze.
Michelangiolo impera a Firenze e la popola di giganti.

Se ci sono manieristi che non si potrebbero nè anche concepire senza il michelan-
giolismo, cioè che sono del tutto sue creature, altri ce ne sono i quali si può dire che
ne furono vittime. Fra' Bartolomeo e Andrea Del Sarto sono fra questi: i due profeti
Giobbe e Isaia di fra' Bartolomeo, agli Uffizi, il suo San Marco, a Pitti, basterebbero
da soli a testimoniare quali danni fece nell'arte del frate l'imitazione di Michelangiolo.

Ma pur tra mezzo ai traviamenti del michelangiolismo, Andrea del Sarto ascoltò
anche le quete e dolci voci di Rafaello, che ebbero eco anche nell'arte di fra' Bartolomeo.
Voci che cantano piano, ma intimamente. Mentre di Michelangiolo passano in lui sol-
tanto le qualità esterne, Rafaello è assorbito di più e più durevolmente. Certo a Fi-
renze lo dovevano sentire affine, più che non sentissero le violente irrealtà di Miche-
langiolo, che per ciò fecero tanta impressione. In vero questi crea una tradizione nuova,
mentre Rafaello continua e porta a perfezioni ignorate l'antica. Più si osserva Andrea
del Sarto e più Rafaello si sente in lui, per tutto.

Dal Vasari s'impara che Andrea del Sarto entrò nella bottega di Piero di Cosimo
fanciullo — forse di undici o di dodici anni —e che vi rimase lungamente. Egli abbandonò
Piero di Cosimo, quando fece amicizia col Franciabigio, e il Vasari narra che questo
avvenne nella sala del papa, dove erano i due cartoni famosi di Michelangiolo e di
Leonardo, a cui, per imparare, « terrazzani e forestieri quasi senza fine... concorrevano >;
e a cui Andrea consacrava tutte le sue ore di libertà e i giorni di festa. Questo rac-
conto ci dà una data approssimativa non anteriore al 1506.

Dunque Andrea fu scolaro di Piero di Cosimo fin dopo i vent'anni 1 ma serbò

1 II Vasari dice che Andrea nacque l'anno 1478, della peste, che seguì l'assedio di Firenze. Il Mila-
ma, poi, che morì di quarantadue anni, al tempo nesi determinò l'anno di nascita con sicurezza,
 
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