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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 3
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Venturi, Adolfo: Opere ignote del Perugino
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0187

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OPERE IGNOTE DEL PERUGINO

Nel Museo di Nantes porta il nome di Fiorenzo di Lorenzo un quadretto, parte di
polittico, raffigurante i Santi Antonio da Padova e Sebastiano (fìg. i). In posa d'indolente
grazia, che ci richiama il Pesellino nell'ancona della Galleria Nazionale di Londra, il
santo cavaliere s'inarca a sorregger con la sinistra sul fianco il lembo del manto di
velluto, mentre nella destra, con gesto prezioso, bilica una lunga freccia; Sant'Antonio
segue con lo sguardo il giovane compagno, quasi ammirando l'angelica dolcezza della
testa fiorita di riccioli.

Il quadro è indubbiamente opera di pittore educato a Firenze e tutto preso dalle
eleganze peselliniane, sebbene i solchi profondi e rigidi delle pieghe, lo studio d'incider
quasi duramente le linee del volto di Francesco, scalpellato nel legno, scavato da rughe, le
mani e i polsi con articolazioni marcate e nodose, rivelino l'intento di seguire le forme ad
articolazioni scattanti, a contorni angolari, del Pollajolo. Francesco Pesellino e Antonio
Pollajolo, il secondo seguito a fatica, il primo con abbandono, sono appunto i due elementi
dell'educazione avuta dal Perugino in Firenze, i due elementi che si rispecchiano nel
ciclo breve e prezioso delle sue pitture giovanili. Lo spirito dell'Umbro informa tutta
l'opera: l'inclinazione lenta del volto, lo sguardo soave bastano a nasconderci l'impronta
dura e tagliente dei contorni; la grazia dell'immagine di Sebastiano fa pensare ai giovani
dal volto femmineo che appaiono, senza più questa leggiadra snellezza d'atteggiamento,
questo slancio da terra dell'agile persona, nella Cappella Sistina, fra i cortei di Cristo e di
Pietro. Una pittura, già nella Collezione Volpi a Firenze, forma perfetto riscontro allo
sportello di Nantes, il Sani'Eustachio da me attribuito a Pietro Perugino. Sono gli stessi
contorni incisivi, lo stesso colore di carni oleose, i tratti di pennello nitidi e paralleli, carat-
teristici del Maestro umbro, evidenti nel capolavoro che inizia le opere della maturità: La
Consegna delle chiavi. Luci minute argentine, tipiche di Pier della Pieve, splendono sul-
l'orlo d'ermellino, nei lini delle maniche trinciate, sulla chioma di seta, e tutto ingioiellano:
gli occhi di Sebastiano, perle azzurrine, l'asta della freccia, la bianca fune di seta che pende
dalla tunica di Sant'Antonio. Conquiso dall'arte fiorita di Francesco Pesello, il delicato
pittore umbro sogna eleganze: ci presenta le due immagini sopra un regale fondo di broc-
cato d'oro a fiorami; muta il martire cristiano, che nell'affresco, ancor giovanile, della
chiesa di Cerqueto è un santo dagli occhi estatici, in un paggio dal volto femmineo, tutto
pago, come il San Marnante del Pesellino, di muover a ritmo leggiero e agile, appena illan-
guidito dall'Umbro, la bella persona, di mettere in valore, con la disposizione studiata delle
pieghe, il manto di velluto. Lumi di pallido oro delineano uno a uno fili serici delle chiome
agitate dalla carezza dell'aria, inanellate con cura perchè formin ghirlanda alla testina
sognante: tutto ciò che tocca la bella immagine diviene prezioso: l'asta della freccia tra le
sue dita è puro cristallo. Oggetto d'amore particolare per l'Umbro intento a sogni di grazia,
la giovinezza soave del paggio è l'anima del quadro, e a sè trascina ammaliato lo sguardo
del Santo francescano. Già in quest'opera primitiva l'arte è per Pietro Perugino espres-
sione di grazia.

Un'altra opera, non identificata sin qui, ci presenta l'arte di Pier della Pieve nel mo-
mento del suo pieno sviluppo, libera dalle incertezze delle opere giovanili e lontana ancora
dal convenzionalismo delle opere tarde. È un disegno ad acquerello e lumi bianchi, indi-
 
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