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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 4
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Venturi, Lionello: La critica d'arte alla fine del Trecento (Filippo Villani e Cennino Cennini)
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0261

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LA CRITICA D'ARTE ALLA FINE DEL TRECENTO

(FILIPPO VILLANI E CENNINO CENNINI)

Dalle brevi pagine di Filippo Villani e di Cennino Cennini si può ricavare una
idea chiara del modo come era intesa, l'arte della pittura alla line del Trecento, a con-
clusione di un complesso lavorìo svoltosi a traverso tutto il secolo e atto a preparare la
critica del Rinascimento. Gli scritti del Villani e del Cennini sono stati studiati, è vero,
as>ai bene dal Frey,' dal N'esco- e dallo Sohlosser,1 i quali tuttavia, per aver considerato
i due scritti separatamente e con intenti diversi, non hanno forse veduto tutta l'im-
portanza che deriva dalla loro vicendevole integrazione; e però sembra opportuno di
ritornare sull'argomento, anche a costo di dover ripetere alcune cose già dette, per
intendere il punto di convergenza del doppio lavorìo compiuto dai pittori che cerca-
vano di costituirsi una coscienza critica e dai letterati che, dopo un lungo periodo di
disattenzione, s'interessavano di nuovo al fenomeno pittorico. Il doppio processo mentale
e la sua relativa convergenza sono cornimi a tutti i tempi, ma sulla line del Trecento
posseggono un particolare fascino, ch'è il fascino dell'alba: e il giorno dura tuttora.

* * *

I.a civiltà antica era riuscita a costituire- una tradizione critica, capace di inter-
pretare e di giudicare le opere d'arte create dal v secolo avanti ( risto in poi, per uria fe-
lice fusione della intelligenza coltivata e della pratica tecnica, per un contributo con-
vergente dei pensatori e degli artisti. Ma quell'unità era stata distrutta nel Medio Evo:
coloro che rappresentavano la cultura continuavano a raccogliere nelle enciclopedie
principii artistici di una civiltà ormai sparita; e coloro che volevano trattare dell'arte
contemporanea facevano raccolte di « segreti », e cioè di ricette tecniche, non illuminate
dall'intelligenza, non elevate quindi al grado di critica. Ciò che il Medio Evo distrusse,
il Rinascimento ricostruì. Ma alla critica del Rinascimento non si giunse senza una
preparazione lunga e piena, pur nel deficente organismo, di lampi di genio.

A Firenze, infatti, durante il Trecento, s'interessarono alla pittura contemporanea
poeti, storici e novellieri, a cominciare da Dante.

Dante si gloria di Giotto: ecco i due uomini che impersonano l'inizio non solo
della poesia e della pittura italiana, ma anche della critica d'arte, perchè il primo ac-
cenna a criterii di giudizio artistico e l'altro è di quel giudizio occasione e incitamento.
Quelli che prima di Dante accennano ad arte italiana non hanno pensiero italiano,
non possono quindi fare critica d'arte italiana. Essi sono europei e cattolici, e scrivono
naturalmente in latino. La Grecia, la Toscana, l'Arabia, l'Italia, la Erancia, la Ger-
mania, sono tutti1 a un grado regioni dell'arte cristiana, di cui discorre Teofilo mo-
naco. 4

1 Carl Frey, // codice Magiiabechiano. Berlin, 3 Julius v. Schi.osskr, Die Katistliteratur,
i8y2, pag. xxxii-xxxvii. Wien, 1924, pag. 77 e seg.

2 Giacomo Vesco, L. li. .liberti e la critica * Schedala diversaram art inni. Prologo del libro I,
d'arte, ne L'Arte, XXII (i<)kj), fase. IV-VI.

L'Art». xxviii, 30.
 
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