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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 4
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Venturi, Adolfo: Un primitivo ignoto Lorenzo di Credi
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0297

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UN PRIMITIVO IGNOTO LORENZO DI CREDI

Nella Galleria dell'Accademia fiorentina, sperduta in una sala fra tanti quadroni
di scadente maniera, è ima minuscola tavoletta, un frammento di predella che subito
affascina chi vi si fermi dinanzi, con i suoi fievoli verdi ulivo e azzurri inceneriti. La
tavoletta rappresenta VAnnunciazione e si rivela, nel taglio nitido delle pietre, nella quiete
del vasto paese, nei lineamenti rotondi e piccini della Madonna, opera di Lorenzo di
Credi. Ma le piccole proporzioni giovano al pittore: la figurina di Maria ne trae una
grazia fragile e timida che non si ritroverà mai nelle gravi immagini divote dei quadri;
il paese, sempre determinato da Lorenzo in ogni minuto particolare, forbito perchè le
piante meglio rilucano intagliandosi in un'aria cristallina, curato da giardiniere meti-
coloso nel dar ordine ai suoi viali, regolarità di forma ai suoi alberi, qui è segnato rapi-

Lorenzo di Credi : L'Annunciazione. Firenze, Accademia.

damente nei piani deserti, nelle strade che si smarriscon fra l'erba, serpeggiando verso
le acque smorte di un lago: impressione dal vero spontanea e delicata, fissa dal pittore
sulla tavola in un momento di abbandono.

Evidentemente il compagno di Leonardo alla scuola del Verrocchio ha avuto negli
occhi, dipingendo VAnnunciazione, i quadretti del grande Fiorentino nelle Gallerie di
Firenze e del Louvre. Dietro la Vergine seduta si vede la casa come nel quadro Uffizi,
tagliata sotto la cornice della porta; un bancale di pietra gira intorno al recinto che ospita
le sacre immagini: l'angelo di lontano benedice alla Vergine che siede davanti al leggìo
Dal basso parapetto, seggio a Maria, lo sguardo spazia nel divino paese. Le mani sottili^
i panneggi vellutati, con pieghe morbide, soprattutto il manto dell'angelo, rimboccato
sul fianco per cader a terra, in un fremito d'increspature venate di luce, dimostrano, più
di qualunque altra opera di Lorenzo, quale fascino il genio del compagno esercitasse sulla
mente calma e poco immaginosa del verrocchiesco pittore. Anche le pieghe della manica
dell'angelo, si ristampano, di convenzione, sui modelli a noi ben noti di disegni vinciani,
la chioma di Gabriele si arriccia sulla nuca a somiglianza di quella, ben più ariosa e sfa-
villante, dell'angelo nella tavoletta Uffizi; scintillano acciaiette luci sui mobili nastrini
delle ciocche di Maria.

Nè mai vedremo nell'arte di Lorenzo posa più morbida e lieve di quella della Vergine
che, trepidante, si pone una mano sul cuore come a trattenerne i battiti e non osa sollevar
 
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