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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 3
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Nicco Fasola, Giusta: Ravenna e i principi compositivi dell'arte bizantina, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0223

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RAVENNA E I PRINCIPI COMPOSITIVI
DELL'ARTE BIZANTINA

Esame critico della letteratura sull'arte bizantina - Il formalismo
religioso ed artistico dei bizantini - l'arte bizantina in genere come
composizione sul piano - costruzione e decorazione - i monumenti

di Ravenna.

È cessato intorno all'arte bizantina, soprattutto
alla pittura, il coro di riprovazione levato dagli
intenditori d'arte, che s'eran fatta la cultura e fog-
giato il gusto sui modelli classici, arrivando fino
alla vacuità delle copie romane e da queste sal-
tando al Rinascimento col suo seguito di accademie;
e da coloro che cercano nelle opere figurate un pez-
zetto di natura imprigionata ed inoff ensiva, esposta
per mostrare la bravura dell'autore, e dar a chi
guarda il piacere d'immaginare che potrebbe par-
teciparvi in qualche maniera: o per mangiare, o
per passeggiare, o per conversare col rappresen-
tato. 1

In fondo le due posizioni, una dotta ed una vol-
gare, per un certo aspetto s'identificavano; perchè
i classicisti che facevan tutt'uno d'Atene e di Roma,
perdendo la capacità d'intendere l'arte, la forma,
erano anch'essi naturalisti, che della realtà vole-
vano riprodotta una sola piccola parte: quella delle
figure statuarie antiche.

Nella riabilitazione del Medio Evo e del Cristia-
nesimo, anche l'arte bizantina ha trovato grazia;
e presso i più intelligenti questo ritorno s'è accom-
pagnato al riconoscimento che ogni popolo, ogni
età ha diritto di vagheggiar la bellezza a suo modo,
e che la dottrina — archeologica o naturalistica —
non è interprete di opere d'arte. All'orgoglio giu-
dicante succedette l'umiltà di riconoscere come
la scienza, accumulatasi nei secoli interposti tra

1 In un libro che fu famoso, e non molto antico, così è
trattata l'arte di Ravenna. M. Cochin, Voyage d'Italie. Paris,
A. Jompert, 1769, pag. 85-86:

S. Vitale: Ci sono alcuni marmi rari. Non c'è niente di molto
interessante per il gusto, tranne alcuni musaici di quella
epoca, foit mauvaises (nella sacrestia c'è un bel quadro
del Barocci).

S. Apollinare: C'è abbondanza di vecchi musaici cattivi.

noi e i primi tempi cristiani, non sia in grado di ri-
velare l'animo di quegli antichi disprezzati; e si
ebbe interesse a quel che essi stessi avevano pen-
sato dell'arte loro.

Si cercarono perciò per l'arte bizantina le testi-
monianze dei contemporanei; si rilessero le esta-
tiche parole di Paolo Silenziario, che s'entusiasma
fanciullescamente a ogni bell'oggetto, alle ricche
lampade di strane foggie, ed arriva al sommo della
sua capacità umana d'ammirazione quando la
grande chiesa, Santa Sofia, esprime ad una voce
la sua paradisiaca bellezza, nelle illuminazioni so-
lenni, con miriadi di lumi; quando si incrociano i
raggi delle lampade e i raggi colorati rimbalzanti
dai musaici e pare che una sostanziale atmosfera
colorata occupi la sala.1 Procopio, nel suo rapi-
mento, si trova nella chiesa come in un prato ameno
di fiori, e ne ammira i colori: qua rosso, là verde e
bianco splendente, variati dalla natura e dal pit-
tore.2 Evagrio è rapito ad estasi teologiche.

Persuasi che non ci sono parole bastanti per quel
che provano, pervasi dallo stesso sentimento che
animò gli artisti, essi non tentano nemmeno di esa-
minare la loro impressione, tanto sono certi che è
una partecipazione delle gioie celesti; dovel'uomo
non può che inginocchiarsi, e quasi empio sarebbe
portare una mente freddamente discernitrice.

Gli storici d'arte accolsero finalmente queste
testimonianze; l'ammirazione per il colore bizan-
tino è entrato nella tradizione critica, e non si ar-
direbbe più condannare in massa l'arte bizantina,
opponendo che fallisce il rilievo, e che mancano

1 Pauli Silentiarii, Descriptio Sanrtae Sophiae, ex re-
cognitione Immauuelis BekUeri, 1837.

2 Procopii, De Justiniani Cacsaris acdificiis'libcr I: De
Sacra Sophia, pubbl. in Justiniani Augusti Historia. Lug-
duni, 1594, pag. 669.
 
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