TAVOLETTA DI DOMENICO VENEZIANO
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In quel Museo, fra tanti tesori dell'arte italiana, dal trittichetto di Lippo Menimi,
attribuito a Simone Martini, ai quattro crepuscoli veneti di Francesco Guardi, tavolette
minime, chiudenti visioni di acque assopite, di nuvole che pesan calando sulla terra e sul
mare, tra pallori argentini di muraglie e di gondole, attrae, prima, lo sguardo una tavoletta,
in cui ride la primaverile freschezza delle tinte di Domenico Veneziano. La tradizionale
messa in scena dell' Annunciazione è rinnovata dal prezioso scomparto di predella.
Giotto aveva dato, negli affreschi di Padova, un prototipo all'arte fiorentina del Trecento,
rappresentando l'interno della casa di Maria; l'Angelico, sul limitare del Quattrocento
nel quadro di Cortona, chiude l'Angelo e la Vergine in una marmorea pergola sullo
sfondo di un prato fiorito; nella tavoletta di San Marco, si vale solo di un ricco tap-
peto e di un sotti! grata d'oro per crear una ambiente ideale prezioso alle sue esili
immagini; anche nella cella di San Marco, quando raggiunge il sublime, intonando la
Fig. 2 - Domenico Veneziano: L'Annunciazione nel Fitzwilliam Museum di Cambridge.
curva della raggiante immagine di Maria alla curva delle vele tese sopra il suo capo
e destando al richiamo d'una bianca luce le ombre del portico, stringe in un vano più
profondo che ampio la scena: le immagini si avvicinano silenziose nel silenzio del chiostro.
Domenico Veneziano compone uno scenario vasto e semplice, di suprema chiarezza, di
un equilibrio non superato mai nel Quattrocento. E può dirsi che non solo alle pitture
dell'Annunciazione egli abbia dato il prototipo, ma in generale agli sfondi architettonici
delle predelle del Quattrocento toscano ed umbro, dallo stesso Piero della Francesca
sino a Raffaello Sanzio. Come la bianca luce del mattino, che splende sui marmi e desta
le corolle dei gigli e delle rose, è limpida l'architettura intagliata in materiale prezioso.
La scena si svolge nell'atrio della casa di Maria ampio e simmetrico: due finestrelle
s'aprono a uguali intervalli, quadre e chiuse da inferriata, nella parte verso il giardino,
due colonne liancheggian la porta, di purissimo intaglio, di gotico sapore nello slancio
e nello sguscio nitido dell'arco, due brevi loggiati fiancheggiano l'atrio, e sebbene l'angelo
inoltri da uno di essi verso il limitare della porta, la vasta distanza tra il messo divino
e la N'ergine aumenta l'impressione di sacro timore, che scaturisce dai gesto raccolto
di Maria. Lo spazio è scandito con misura profonda: dall atrio ampio alla muraglia
lontana, in ombra di là dalla candida luce di un lastrico marmoreo: l'aria limpida dà
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In quel Museo, fra tanti tesori dell'arte italiana, dal trittichetto di Lippo Menimi,
attribuito a Simone Martini, ai quattro crepuscoli veneti di Francesco Guardi, tavolette
minime, chiudenti visioni di acque assopite, di nuvole che pesan calando sulla terra e sul
mare, tra pallori argentini di muraglie e di gondole, attrae, prima, lo sguardo una tavoletta,
in cui ride la primaverile freschezza delle tinte di Domenico Veneziano. La tradizionale
messa in scena dell' Annunciazione è rinnovata dal prezioso scomparto di predella.
Giotto aveva dato, negli affreschi di Padova, un prototipo all'arte fiorentina del Trecento,
rappresentando l'interno della casa di Maria; l'Angelico, sul limitare del Quattrocento
nel quadro di Cortona, chiude l'Angelo e la Vergine in una marmorea pergola sullo
sfondo di un prato fiorito; nella tavoletta di San Marco, si vale solo di un ricco tap-
peto e di un sotti! grata d'oro per crear una ambiente ideale prezioso alle sue esili
immagini; anche nella cella di San Marco, quando raggiunge il sublime, intonando la
Fig. 2 - Domenico Veneziano: L'Annunciazione nel Fitzwilliam Museum di Cambridge.
curva della raggiante immagine di Maria alla curva delle vele tese sopra il suo capo
e destando al richiamo d'una bianca luce le ombre del portico, stringe in un vano più
profondo che ampio la scena: le immagini si avvicinano silenziose nel silenzio del chiostro.
Domenico Veneziano compone uno scenario vasto e semplice, di suprema chiarezza, di
un equilibrio non superato mai nel Quattrocento. E può dirsi che non solo alle pitture
dell'Annunciazione egli abbia dato il prototipo, ma in generale agli sfondi architettonici
delle predelle del Quattrocento toscano ed umbro, dallo stesso Piero della Francesca
sino a Raffaello Sanzio. Come la bianca luce del mattino, che splende sui marmi e desta
le corolle dei gigli e delle rose, è limpida l'architettura intagliata in materiale prezioso.
La scena si svolge nell'atrio della casa di Maria ampio e simmetrico: due finestrelle
s'aprono a uguali intervalli, quadre e chiuse da inferriata, nella parte verso il giardino,
due colonne liancheggian la porta, di purissimo intaglio, di gotico sapore nello slancio
e nello sguscio nitido dell'arco, due brevi loggiati fiancheggiano l'atrio, e sebbene l'angelo
inoltri da uno di essi verso il limitare della porta, la vasta distanza tra il messo divino
e la N'ergine aumenta l'impressione di sacro timore, che scaturisce dai gesto raccolto
di Maria. Lo spazio è scandito con misura profonda: dall atrio ampio alla muraglia
lontana, in ombra di là dalla candida luce di un lastrico marmoreo: l'aria limpida dà