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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
piche e veramente notevoli dell'architettura quattro-
centesca abruzzese: la chiesa di S. Maria di Collemaggio
in Aquila e il palazzo dell'Annunziata a Sulmona. Anche
nelle Puglie continuò la tradizione gotica: ricordiamo la
mirabile guglia della Cattedrale di Soleto, armoniosa opera
in un fantastico addobbo di gotiche trine. A Napoli do-
minarono nel primo Quattrocento le forme angioine poi
quelle catalano-aragonesi, particolarmente affermandosi
in Castelnuovo; mentre nel palazzo Cuomo si può notare
un esempio di contaminazione delle forme toscane e
delle meridionali.
Mirabili esempi della decorazione tardo-gotica d'origine
spagnola vediamo nella « Pompei quattrocentesca » Carinola
e in forme analoghe anche nel Palazzo del Principe a Fondi.
Anche in Sicilia e in Sardegna ebbero vasta diffusione le
forme gotiche spagnole e più particolarmente catalane.
In Sicilia l'architettura del Quattrocento ebbe ricche ma-
nifestazioni nei vari centri e specie in Palermo, ove alla
fine del secolo s'affermò l'arte vigorosa di Matteo Carne-
livari.
Non meno che nel mezzogiorno il tardo gotico si diffuse
nell'Italia settentrionale, per quanto con peculiari carat-
teri e con influssi specie d'oltralpe. Al principio de] se
colo xv la costruzione del duomo di Milano fu veramente
di grandissima importanza per tutta l'arte lombarda: ven-
nero architetti da ogni parte e si formò un centro artistico
nel quale si trasformarono maestri locali come i Campionesi
ed ebbe incremento quella corrente goticizzante che con-
tinuò con Giovanni, Guiniforte e Pietro Solari.
Nel Piemonte l'influsso francese s'unì variamente a
quello lombardo; in Liguria affluirono i maestri di Lugano
e i Gaggini importando le forme lombarde.
11 gotico tardo ebbe, com'è noto, una manifestazione
vivacissima a Venezia, allorché, nell'ambiente preparato
dall'arte dei maestri dalle Mascgne, sopravvennero maestri
d'altre regioni e specie lombardi. Allora Venezia prese un
aspetto tutto nuovo e le forme gotiche si fusero a volte
coi ricordi della tradizione bizantina. Fu rinnovato il Pa-
lazzo Ducale e sorse la Ca' d'Oro, per le quali costruzioni
lavorarono i Bon, che con la loro numerosa bottega contri-
buirono alla diffusione delle forme gotiche in tutto il Ve-
neto. Con i Bon lavorò in un primo tempo Giorgio da Se-
benico che poi lasciò in Dalmazia e nelle Marche le sue
mirabili opere e raggiungendo una sua forma originale creò
un capolavoro: la Loggia dei Mercanti in Ancona.
Anche nell'Emilia il gotico si affermò ampiamente nel
Quattrocento, sia in forme derivate da Venezia che in aspetti
particolari a quella regione e consistenti specie nell'uso
del cotto, scalpellato in forme squadrate e vigorose, delle
terrecotte decorative che adornano le cornici, gli archi
delle porte e delle finestre.
Dal ricco colorismo del gotico tardo passiamo (e il pas-
saggio è a volte assai tenue) all'architettura rinascimentale
nell'Emilia, nel Veneto, in Lombardia.
Ecco che a Ferrara la Rinascenza s'esprime con grande
sfoggio d'ornati nelle decorazioni derivate da Cosmè Tura,
da Francesco del Cossa (l'architetto del mirabile portale di
Schifanoia), da Ercole Grandi che fornì pure molti disegni
per i rinnovamenti architettonici della città degli Estensi.
Ivi ammiriamo particolarmente le opere di Biagio Rossetti,
così ampie di forme e chiaramente composte, specie l'abside
del Duomo, il Palazzo dei Diamanti e quello di Ludovico
il Moro.
Sperandio da Mantova cercò di ottenere specialmente
ricchi effetti decorativi valendosi di terrecotte.
Bologna, ove ebbe tanta importanza l'arte di Niccolò
dall'Arca, s'adornò di palazzi sontuosi per quanto non
sempre costruiti con rigore di disegno. Si notano ivi anche
iullussi esterni: forme mantovane nel Palazzo del Podestà
e in S. Michele in Bosco, veneziane in S. Giovanni in Monte,
toscane nella cappella di S. Cecilia in questa stessa chiesa.
Vediamo la piena manifestazione de la Rinascenza a Parma
nelle opere di Bernardo taccagni, a Piacenza in quelle di
Alessio Tramello, che saranno maggiormente studiate trat-
tando dell'arte del Cinquecento.
La Rinascita, che nel Veneto si affermò assai diffusamente
nelle costruzioni essenzialmente decorative dei Lombardo,
troppe volte di scarso valore in quanto ad architettura,
trovò in Antonio Rizzo un forte e possente maestro ed in
Mauro Coducci un costruttore rigoroso, di ampie idee, ve-
ramente originale. L'architetto della nitida Chiesa di San
Michele, della grandiosa Torre dell'Orologio, del palazzo
Corner Spinelli è infatti degno d'esser posto in primo piami
tra gli artisti maggiori della nostra Rinascenza: il suo valore
è ora pienamente inteso.
In Lombardia si possono distinguere due momenti della
Rinascenza che corrispondono a ricerche stilistiche essen-
zialmente diverse: colorismo, composizione,
Il colorismo decorativo è il risultato al quale mira l'arte
del caposcuola lombardo Giovanni Antonio Omodeo e dei
suoi continuatori, valendosi d'esuberanze d'ornati, d'in-
tagli ricchissimi, di lustri e policromi specchi marmorei,
d'intarsi, di metalli. La Certosa di Pavia e la Cappella
Colleoni a Bergamo sono i capolavori di quest'arte, che -i
manifestò altresì a Lodi nell'Incoronata, nella chiesa di
Santa Maria della Croce presso Crema ed in altre numerose
opere.
Quando ecco che in quell'ambiente di decoratori giunge a
Milano Donato Bramante educato ad un'arte di geometrico
rigor di stile nella sua terra illustre per le opere di Luciano
Laurana, di Piero, di Melozzo. Non più puramente ricerca
di fastose ricchezze cromatiche, ma eroica grandiosità di
costruzioni, dominio dello spazio, visione di un mondo
nuovo che s'impronta nella serrata struttura delle fab-
briche anche se si addobba a volte della ricca decorazione
lombarda in un effetto complesso nel quale il colore stesso
è distribuito con perfetto senso compositivo. Da San Sa-
tiro al duomo di Pavia, da S. Maria delle Grazie all'arcone
del duomo di Abbiategrasso, ci appaiono gli aspetti del
periodo lombardo di Bramante, il suo frequente passaggio
da forme nitide d'astratta geometria ad altre calorose di
fervore fantastico.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
piche e veramente notevoli dell'architettura quattro-
centesca abruzzese: la chiesa di S. Maria di Collemaggio
in Aquila e il palazzo dell'Annunziata a Sulmona. Anche
nelle Puglie continuò la tradizione gotica: ricordiamo la
mirabile guglia della Cattedrale di Soleto, armoniosa opera
in un fantastico addobbo di gotiche trine. A Napoli do-
minarono nel primo Quattrocento le forme angioine poi
quelle catalano-aragonesi, particolarmente affermandosi
in Castelnuovo; mentre nel palazzo Cuomo si può notare
un esempio di contaminazione delle forme toscane e
delle meridionali.
Mirabili esempi della decorazione tardo-gotica d'origine
spagnola vediamo nella « Pompei quattrocentesca » Carinola
e in forme analoghe anche nel Palazzo del Principe a Fondi.
Anche in Sicilia e in Sardegna ebbero vasta diffusione le
forme gotiche spagnole e più particolarmente catalane.
In Sicilia l'architettura del Quattrocento ebbe ricche ma-
nifestazioni nei vari centri e specie in Palermo, ove alla
fine del secolo s'affermò l'arte vigorosa di Matteo Carne-
livari.
Non meno che nel mezzogiorno il tardo gotico si diffuse
nell'Italia settentrionale, per quanto con peculiari carat-
teri e con influssi specie d'oltralpe. Al principio de] se
colo xv la costruzione del duomo di Milano fu veramente
di grandissima importanza per tutta l'arte lombarda: ven-
nero architetti da ogni parte e si formò un centro artistico
nel quale si trasformarono maestri locali come i Campionesi
ed ebbe incremento quella corrente goticizzante che con-
tinuò con Giovanni, Guiniforte e Pietro Solari.
Nel Piemonte l'influsso francese s'unì variamente a
quello lombardo; in Liguria affluirono i maestri di Lugano
e i Gaggini importando le forme lombarde.
11 gotico tardo ebbe, com'è noto, una manifestazione
vivacissima a Venezia, allorché, nell'ambiente preparato
dall'arte dei maestri dalle Mascgne, sopravvennero maestri
d'altre regioni e specie lombardi. Allora Venezia prese un
aspetto tutto nuovo e le forme gotiche si fusero a volte
coi ricordi della tradizione bizantina. Fu rinnovato il Pa-
lazzo Ducale e sorse la Ca' d'Oro, per le quali costruzioni
lavorarono i Bon, che con la loro numerosa bottega contri-
buirono alla diffusione delle forme gotiche in tutto il Ve-
neto. Con i Bon lavorò in un primo tempo Giorgio da Se-
benico che poi lasciò in Dalmazia e nelle Marche le sue
mirabili opere e raggiungendo una sua forma originale creò
un capolavoro: la Loggia dei Mercanti in Ancona.
Anche nell'Emilia il gotico si affermò ampiamente nel
Quattrocento, sia in forme derivate da Venezia che in aspetti
particolari a quella regione e consistenti specie nell'uso
del cotto, scalpellato in forme squadrate e vigorose, delle
terrecotte decorative che adornano le cornici, gli archi
delle porte e delle finestre.
Dal ricco colorismo del gotico tardo passiamo (e il pas-
saggio è a volte assai tenue) all'architettura rinascimentale
nell'Emilia, nel Veneto, in Lombardia.
Ecco che a Ferrara la Rinascenza s'esprime con grande
sfoggio d'ornati nelle decorazioni derivate da Cosmè Tura,
da Francesco del Cossa (l'architetto del mirabile portale di
Schifanoia), da Ercole Grandi che fornì pure molti disegni
per i rinnovamenti architettonici della città degli Estensi.
Ivi ammiriamo particolarmente le opere di Biagio Rossetti,
così ampie di forme e chiaramente composte, specie l'abside
del Duomo, il Palazzo dei Diamanti e quello di Ludovico
il Moro.
Sperandio da Mantova cercò di ottenere specialmente
ricchi effetti decorativi valendosi di terrecotte.
Bologna, ove ebbe tanta importanza l'arte di Niccolò
dall'Arca, s'adornò di palazzi sontuosi per quanto non
sempre costruiti con rigore di disegno. Si notano ivi anche
iullussi esterni: forme mantovane nel Palazzo del Podestà
e in S. Michele in Bosco, veneziane in S. Giovanni in Monte,
toscane nella cappella di S. Cecilia in questa stessa chiesa.
Vediamo la piena manifestazione de la Rinascenza a Parma
nelle opere di Bernardo taccagni, a Piacenza in quelle di
Alessio Tramello, che saranno maggiormente studiate trat-
tando dell'arte del Cinquecento.
La Rinascita, che nel Veneto si affermò assai diffusamente
nelle costruzioni essenzialmente decorative dei Lombardo,
troppe volte di scarso valore in quanto ad architettura,
trovò in Antonio Rizzo un forte e possente maestro ed in
Mauro Coducci un costruttore rigoroso, di ampie idee, ve-
ramente originale. L'architetto della nitida Chiesa di San
Michele, della grandiosa Torre dell'Orologio, del palazzo
Corner Spinelli è infatti degno d'esser posto in primo piami
tra gli artisti maggiori della nostra Rinascenza: il suo valore
è ora pienamente inteso.
In Lombardia si possono distinguere due momenti della
Rinascenza che corrispondono a ricerche stilistiche essen-
zialmente diverse: colorismo, composizione,
Il colorismo decorativo è il risultato al quale mira l'arte
del caposcuola lombardo Giovanni Antonio Omodeo e dei
suoi continuatori, valendosi d'esuberanze d'ornati, d'in-
tagli ricchissimi, di lustri e policromi specchi marmorei,
d'intarsi, di metalli. La Certosa di Pavia e la Cappella
Colleoni a Bergamo sono i capolavori di quest'arte, che -i
manifestò altresì a Lodi nell'Incoronata, nella chiesa di
Santa Maria della Croce presso Crema ed in altre numerose
opere.
Quando ecco che in quell'ambiente di decoratori giunge a
Milano Donato Bramante educato ad un'arte di geometrico
rigor di stile nella sua terra illustre per le opere di Luciano
Laurana, di Piero, di Melozzo. Non più puramente ricerca
di fastose ricchezze cromatiche, ma eroica grandiosità di
costruzioni, dominio dello spazio, visione di un mondo
nuovo che s'impronta nella serrata struttura delle fab-
briche anche se si addobba a volte della ricca decorazione
lombarda in un effetto complesso nel quale il colore stesso
è distribuito con perfetto senso compositivo. Da San Sa-
tiro al duomo di Pavia, da S. Maria delle Grazie all'arcone
del duomo di Abbiategrasso, ci appaiono gli aspetti del
periodo lombardo di Bramante, il suo frequente passaggio
da forme nitide d'astratta geometria ad altre calorose di
fervore fantastico.