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ADOLFO VENTURI
quello sul diritto, è alquanto più tardo del Battesimo, prossimo alle forme della Madonna
del Fiore, sulla fine del periodo verrocchiesco di Leonardo. Dobbiamo, dunque, pen-
sare che il grande scolaro, trovato nello studio del Maestro il disegno, si deliziasse, in
un momento di ozio, a trasformare in un suo sogno pittorico la testa studiata dallo
scultore con intenti plastici, con ombre intense per afforzare il rilievo delle masse arroton-
date. Gli scuri, e con essi il risalto vivido dei bianchi, quasi scompaiono, invece, dallo studio
di Leonardo, riducendosi a tenui sfumature grige, a mezze luci: traduzione pittorica.
Al prototipo del Verroccliio i bianchi lucidi, le ombre intense, il massiccio volume dei
Fig. i. — Andrea Verroccliio: Disegno per una testa d'angelo
nella Galleria degli Uffizi.
lineamenti, delle guance, delle palpebre, dei riccioli densi attorti, danno apparenza di
statua bronzea, a tutto tondo; il disegno di Leonardo attenua il rilievo, con la mobile pe-
nombra che avvolge d'aria la testa e imprime spiritualità profonda allo sguardo: le
palpebre lievi, la cute sottile, trasformano la superficie bronzea in superficie di seta; i
riccioli, non aggroppati in nodi serpentini, ma liberi nell'aria, ora attorti a chiocciola,
ora sparsi e radi, compongono al volto una cornice di vita fantastica. La rotondità
greve del disegno è sostituita da una forma lunghetta, di aristocratica finezza, non più
turbata dall'accento dello zigomo; l'arco che abbraccia la curva del sopracciglio e del
naso, tracciato da un segno lieve, interrotto, accorda la sinuosità del profilo alle volute
profonde dei riccioli: appena un tocco di matita sulle nari dilatate dal respiro, sul vel-
luto delle labbra, sull'iride, mette un accento nella gradazione soavissima dall'ombra
alla luce. La testa è la stessa, eppure il tocco delicato, un aliar di ombre trasparenti
ADOLFO VENTURI
quello sul diritto, è alquanto più tardo del Battesimo, prossimo alle forme della Madonna
del Fiore, sulla fine del periodo verrocchiesco di Leonardo. Dobbiamo, dunque, pen-
sare che il grande scolaro, trovato nello studio del Maestro il disegno, si deliziasse, in
un momento di ozio, a trasformare in un suo sogno pittorico la testa studiata dallo
scultore con intenti plastici, con ombre intense per afforzare il rilievo delle masse arroton-
date. Gli scuri, e con essi il risalto vivido dei bianchi, quasi scompaiono, invece, dallo studio
di Leonardo, riducendosi a tenui sfumature grige, a mezze luci: traduzione pittorica.
Al prototipo del Verroccliio i bianchi lucidi, le ombre intense, il massiccio volume dei
Fig. i. — Andrea Verroccliio: Disegno per una testa d'angelo
nella Galleria degli Uffizi.
lineamenti, delle guance, delle palpebre, dei riccioli densi attorti, danno apparenza di
statua bronzea, a tutto tondo; il disegno di Leonardo attenua il rilievo, con la mobile pe-
nombra che avvolge d'aria la testa e imprime spiritualità profonda allo sguardo: le
palpebre lievi, la cute sottile, trasformano la superficie bronzea in superficie di seta; i
riccioli, non aggroppati in nodi serpentini, ma liberi nell'aria, ora attorti a chiocciola,
ora sparsi e radi, compongono al volto una cornice di vita fantastica. La rotondità
greve del disegno è sostituita da una forma lunghetta, di aristocratica finezza, non più
turbata dall'accento dello zigomo; l'arco che abbraccia la curva del sopracciglio e del
naso, tracciato da un segno lieve, interrotto, accorda la sinuosità del profilo alle volute
profonde dei riccioli: appena un tocco di matita sulle nari dilatate dal respiro, sul vel-
luto delle labbra, sull'iride, mette un accento nella gradazione soavissima dall'ombra
alla luce. La testa è la stessa, eppure il tocco delicato, un aliar di ombre trasparenti