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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 3
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Ortolani, Sergio: Di Gian Girolamo Savoldo
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0198

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I/O

SERGIO ORTOLANI

formale va ritenuta opera di sua mano, malgrado le temibili obbiezioni del Berenson,
ecco ora imporsi necessariamente il giorgionismo.

* * *

La prova più conclusiva della necessità di collegare le tre opere antecedentemente
illustrate a quelle più tarde e sicure di Gian Girolamo Savoldo, riposa nella loro evidente
unità e identità interiore, chiara a chiunque ricordi la Pala di S. Nicolò a Treviso, ese-
guita nel 1521 completando l'opera del belliniano Fra Marco Pensaben, o il Presepe di
S. Barnaba a Brescia, ora alla Pinacoteca Tosio-Martinengo, o la stessa Pala di Brera.
Continuità di atteggiamento, di problemi, di principi, di metodo, d'intenti, attraverso
una notevole Varietà di divagazioni colturali e di esperienze stilistiche: ecco ciò che ho
tentato di mostrare per vcrba in un completo studio che nemmeno m'attento di rias-
sumere nel breve limite di questo articolo.

Importa qui invece osservare che non è dato intendere il « giorgionismo di Sa-
voldo » senza toccare il più intricato e oscuro problema di « Savoldo giorgionesco ».
In altri termini la posizione del Savoldo nella storia della pittura veneta si può risol-
vere soltanto quando si risponda a questa domanda: — Il versatile bresciano fu dap-
principio un vero e proprio imitatore di Giorgione e ne ricavò poi quell'accento parti-
colare ch'è riconosciuto per suo; ovvero l'ostinato ricercatore, così pronto a racco-
gliere gli spunti plastici e disegnativi, ebbe una certa repulsione pel cromatismo puro
e se vi si ridusse in parte nelle opere più inoltrate, ciò avvenne perchè egli aveva
rigenerato e fatto sue quelle forze interiori che sono l'anima e la vita stessa del « giorgio-
nismo ? » Ogni domanda — anche un dilemma — pone la sua risposta nel modo stesso con
cui viene formulata. Ed è chiaro a che risposta, io credo tutti debbano giungere, come io
son giunto. Ma mi sia permesso di saltare oltre ogni argomento e dimostrazione e di
presentare in cambio una finissima tavoletta del maestro bresciano, fino ad oggi ine-
dita — il Riposo in Egitto (fig. 2) — esposta sotto il nome di Lorenzo Lotto nella col-
lezione Lotzbeck di Monaco. Sebbene guasta, non v'è chi non la riconosca per opera
del Savoldo e per uno dei suoi più timidi e primitivi assaggi di quella maniera che noi
chiamiamo il suo « giorgionismo ». Ma egli ha qui proprio ascoltato la voce di Giorgione?
Non si direbbe davvero; anzi vi punge piuttosto la dissimulata presenza di quell'incantato
mondo femminile e fiabesco caro a certi quattrocentisti veneti ed emiliani e ch'ebbe nel
Boccaccino uno dei suoi migliori poeti. Eppure, non v'è dubbio che una quantità di
particolari ricollegano la tavoletta Lotzbeck alla Natività Crespi, che di molto non le è
posteriore e ch'è il primo esemplare del notturno di Savoldo, certo direttamente inspirato
a Giorgione. Ciò per dare una delle molte prove che affermano come il bresciano scoperse
da sè quella « lirica naturale » ch'è l'autentica vena del suo « giorgionismo »; poi trovò in
un particolare atteggiamento del maestro da Castelfranco alcune indicazioni d'una
visione tutta tonale, e preziosamente le raccolse; infine, si educò alle rarità e gentilezze
cromatiche della Maddalena di Londra e d'alcune altre tarde pitture.

Tornando alla tavoletta Lotzbeck, notiamo che una grazia fatta di « sensibilità » e
di finezza vi ripara abbastanza la magrezza e l'ingenuità della pittura, e che l'aria as-
sente ed elusiva dei personaggi le rende il valore d'una « pausa musicale ». A chia-
rire criticamente questo senso tutto sospeso e interrotto dell'azione, ma denso dell'eco
d'una universale realtà ulteriore, qui espressa dal singolare paesaggio, ci porge il de-
stro il quadro pesarese, pubblicato or non è molto, 1 (fig. 3), e di cui la tavoletta è
come il lontano prodromo.

1 I.. Serra, Un dipinto del Savoldo, in Galleria, 1924; v. Rassegna Marchigiana, a. II, pag. 266.
V. anche L, Venturi, ne L'Arte, 1915, pag. 206.
 
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